Flavio Lucchini non è solo l'imprenditore illuminato che ha dato il via alla catena della creatività che si chiama Superstudio Group, Superstudio Events, Superstudio Più, Superstudio Maxi, Superstudio 13, Superstudio Village, Superstudio Set, Superstudio Cafè, Superstudio Academy, eccetera eccetera. Non è solo l'artista che negli ultimi trentacinque anni ha trasformato la moda in opere d'arte realizzandone centinaia e centinaia. Non è solo il Maestro di una generazione di creativi, fotografi, grafici, giornalisti, stilisti che ancora gli sono grati. Flavio Lucchini, nel suo cuore, è soprattutto il creatore di testate che hanno fatto epoca, a partire da Vogue in Italia. Che oggi, in un incontro con lui, lo ricorda.
Il quartiere milanese rinato a cavallo tra gli anni 80 e il 2000 intorno a Superstudio 13 e Superstudio Più come principale polo della moda e del design perde l'ultimo - in ordine di tempo- dei grandi imprenditori che aveva creduto nella zona...
Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica e uno dei maggiori imprenditori italiani di sempre è scomparso lasciando un impero da 30 miliardi di euro e 9000 negozi in tutto il mondo. Ma non solo...
Mi faccio un vanto di aver conosciuto - e chiamato a collaborare con me sulla mia testata Donna - Giulio Cappellini fin dagli anni 80. Una amicizia e un rapporto creativo long-lasting che è stato molto importante anche per Superstudio e il lancio della Design Week diffusa nel Tortona District grazie al suo coraggio e alle sue intuizioni. Architetto, art-director, designer, talent-scout, trend-setter stimato in campo internazionale, oltrechè professionista e uomo squisito, ha appena ricevuto il Compasso d’Oro alla Carriera. Niente di più meritato...
Con la sua vista lunga e la sua sensibilità, alla prima visita di quello che era la General Electric nel marzo 2000, una fabbrica appena svuotata e delabrée, ha subito capito che poteva essere il quartier generale di una rivoluzione nel mondo del design e della sua rappresentazione. Un mese prima del Salone del Mobile in Fiera di quell’anno annulla tutto e trasporta qui...
Cinque donne, cinque talenti creativi, spumeggianti, brillanti ed innovativi che hanno recentemente ricevuto importanti riconoscimenti internazionali. Noi, che le abbiamo conosciute, ospitate e valorizzate, ci congratuliamo moltissimo con loro. Sono: Elena Salmistraro, Paola Navone, Patricia Urquiola, Nika Zupanc, Ilaria Marelli. Ci lasciamo andare ad un piccolo amarcord per ripercorrere le loro collaborazioni – a volte i loro esordi – al Superstudio, tenendoci al contempo aggiornati sulla loro produzione oggi, con lo sguardo, però, volto, come sempre, al futuro...
Vivissimi complimenti ad Elena Salmistraro per il riconoscimento ottenuto da AD-Architectural Digest che l’ha inclusa tra i designers più influenti dell’anno...
È stata Presidente dell’ADI – l’Associazione per il Design Industriale – della World Design Organization, componente del Consiglio italiano per il Design del Ministero dei beni culturali, quattro volte ambasciatrice per la Farnesina del Design Italiano. Curatrice, architetto, designer, Luisa Bocchietto già nel 2008 ha dimostrato una sensibilità personale alla causa femminile quando ha curato la mostra DcomeDesign, che fece luce sulla specificità del design femminile. Nel 2022 Superstudio tornerà a valorizzare le donne e il loro contributo creativo negli ambiti del design e dell’architettura. Nel farlo, non poteva affatto prescindere da una “chiacchierata” informale...
La “bacchetta magica” dell’Associazione DonneEuropee va quest’anno a Gisella Borioli dopo aver raggiunto negli ultimi venticinque anni professioniste milanesi note e meno note che si sono distinte conciliando, non senza fatica, cultura, impresa, famiglia e sociale...
Il comunicato ufficiale racconta:
“Il Premio SoFare, ideato dall’Associazione Donneuropee, ritorna quest’anno dopo l’interruzione dovuta alla pandemia, con l’assegnazione a Gisella Borioli, giornalista, art director e CEO di Super Studio Group. Il premio, una simbolica bacchetta magica in argento, viene conferito a donne milanesi che si sono distinte nella cultura, nello sport, nel sociale...
Con un brindisi che è anche il debutto di un vino pregiato e di una azienda agricola di qualità, le Tenute Venturini Foschi nate dopo anni di studio sulle colline parmensi, si è festeggiato al Superstudio Più l’apertura del museum FlavioLucchiniArt. In comune tra le due realtà la passione per l’arte e la bellezza.
Le Tenute Venturini Foschi sono una giovane realtà vitivinicola la cui missione, dal 2016, è quella di produrre vini di qualità rispettando la natura, attraverso l’agricoltura biologica. Innovazione ed eleganza sono i valori racchiusi nei vini IGT Emilia: dai bianchi ai rossi, dai secchi ai demi sec e dagli uvaggi autoctoni a quelli internazionali, che mantengono un’anima solidamente ancorata al territorio...
Abbiamo chiesto a Maurizio di Robilant, fondatore dell’agenzia Robilant & Associati e presidente della Fondazione Italia Patria della Bellezza, progetto no profit di rilancio dell’Identità culturale e turistica del nostro territorio, a che punto è oggi il bel paese nella valorizzazione delle sue risorse imprenditoriali e territoriali e quale ruolo gioca la comunicazione in questo percorso che anche Superstudio attraverso le sue iniziative ha da sempre nel suo DNA.
L’Italia è la culla della bellezza, l’idea di dare la vita alla Fondazione Italia Patria della Bellezza, è nata unicamente da una passione personale o anche dal tuo percorso professionale?
Certo da entrambi, ma è fuori dubbio che l’appassionata cultura sul valore...
Architetto, curatrice, docente del Politecnico di Milano, direttore editoriale ma soprattutto, dal 1998, Conservatore della collezione permanente del Design alla Triennale di Milano e Direttrice del primo Museo del Design della città, progettato da Michele De Lucchi, dove rimane fino al 2019. Nel 2016 apre una finestra sulla creatività al femminile con la mostra “W. Women in Italian Design”. Chi meglio di lei può parlarci di Donne & Design?
Sei stata direttrice del primo Museo del Design di Milano. Un ruolo molto importante per una donna 13 anni fa. Come sei arrivata fin lì?
Ti ringrazio per averlo ricordato: a Milano il primo Museo del Design in Italia nasce nel 2007 e per 11 anni ha indagato la storia del design italiano a partire da domande e interrogativi differenti, perché non esiste una storia del design ufficiale, univoca e condivisa universalmente...
Parlando di donne protagoniste dell’architettura e del design salta subito all’occhio che oltre alle pochissime archistar del gentil sesso di fama planetaria, molti studi sono condotti da una coppia affiatata dove lei è del tutto paritaria e complementare a lui. Rapporti professionali, nati per stima e per amore, il cui successo è merito della strana alchimia che questo tipo di partnership genera, soprattutto dopo molti anni di mutua collaborazione. E che si ritrova negli oggetti eleganti, nelle consulenze creative, nei raffinati progetti di interior dello studio Palomba Serafini Associati… Ludovica (Serafini) e Roberto (Palomba) hanno festeggiato a Milano i loro 25 anni insieme prima del buio della pandemia con una mostra di pezzi unici molto importanti a metà tra l’arte, il design, la manifattura d’autore. Per AT si raccontano a due voci con complicità e con allegria...
Abbiamo chiacchierato con Alain Prost, dal 2019 alla guida di Ginori 1735, scoprendo una strategia che proietta l’iconica manifattura di Sesto Fiorentino al centro di un mondo allargato e fluido. Si tratta di un “Nuovo Umanesimo” dove la sapienza artigiana locale è amplificata dagli strumenti digitali, in un processo teso alla produzione di bellezza universale e al coinvolgimento di molte creatività e un pubblico sempre più vasto.
Nel secondo anno del Covid l’intera società è stata stravolta. Come vi siete rapportati al cambiamento?
Abbiamo accelerato il nostro percorso di digitalizzazione ed internazionalizzazione, con l’obiettivo di avvicinare la nostra storia ultracentenaria ad una clientela di giovani nativi digitali. Sfruttando al massimo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie...
Quello di Leonardo Talarico è un nome che gira tra i talent-scout del design come uno dei più interessanti tra i professionisti dell’ultima generazione. La sua personalità è forte e mai sopra le righe come gli oggetti che disegna. Poche linee rette, tonde, semplici, che ridefiniscono il panorama contemporaneo uscendo dagli eccessi di decorativismo, recuperando una eleganza essenziale che sarebbe sbrigativo definire minimalismo. E’ invece uno studio accurato e originale di una nuova spazialità. L’abbiamo conosciuto, giovanissimo, come collaboratore del suo maestro, Giulio Cappellini, proprio al Superstudio. Una giuria di esperti l’ha premiato nella sua prima presentazione di prodotto, tra i giovani talenti della sezione Discovering. L’abbiamo visto crescere: i suoi ultimi lavori denunciano una maturità e una visione molto originali e interessanti che val la pena di conoscere. In dieci domande partendo da zero...
Non è un architetto, non è un designer, non è un artista ma è certamente un creativo che assomma con irrequietezza tutte le qualità dei creativi con cui collabora e di cui mette sul mercato le idee. Tutte trattate con leggerezza, con ironia, in una visione della vita dove l’inedito, la sorpresa, lo stupore, il diverso, il gioco sono valori veri. La vicinanza con artisti come Maurizio Cattelan o Studio Job ha poi reso art il kitsch e viceversa. I negozi Seletti sono un po’ quello che erano le boutique Fiorucci tanti anni fa: il posto della fantasia senza barriere formali e culturali.
In questi vent’anni cosa è cambiato, e ora cosa cambierà?
Tutto, dal modo in cui ci si siede su di un divano alla cultura alimentare.
Il segno distintivo del tuo lavoro?
Una bella e sana confusione...
Roberto Marcatti è un architetto dalle molteplici vite: progettista e designer con collaborazioni importanti (tra cui cui Fiorucci e Armani), ha partecipato alla nascita di Zeus, design industrial essenziale ed elegante, pioniere di zona Tortona dove ha aperto il primo “outlet” per il design d’autore, curatore di mostre, autore di libri e saggi, e altro ancora. La svolta arriva con la consapevolezza del valore dell’acqua e della sua sofferenza. Fonda l’associazione H2O Milano che diventa il fulcro di tutte le sue scelte. Nella Giornata Mondiale dell’Acqua, il 22 marzo, gli facciamo qualche domanda.
Nella giornata nazionale dell’acqua e dopo 15 anni dalla nascita della vostra associazione H2O Milano quale è la somma del bilancio delle cose che hai fatto su questa tematica?
L’associazione no profit H2O Milano è nata per volontà di Cintya Concari e mia...
La scoperta delle immense possibilità della tavoletta grafica e della postproduzione è per Gastel un punto di svolta. Sotto le sue mani diventa magia. Finalmente può dar corpo ai suoi sogni e trasformare le fotografie “pure” in immagini misteriose come le sue visioni. E’ il momento dell’arte: i musei gli aprono le porte. I suoi libri, di poesia, autobiografia, fotografia, filosofia, si susseguono. Tutte le esperienze di creatività lo attirano. Molte di queste le abbiamo condivise.
Gastel continuava a fare foto stupende sempre più richieste dai grandi della moda.
Flavio Lucchini, rimasto amico anche una volta uscito dall’editoria, si era già da un po’ spostato sull’arte. La Triennale aveva dedicato, nel 1997, una grande mostra a Gastel curata da Germano Celant...
Se ne è andato in un attimo per Covid Giovanni Gastel, uomo straordinario, fotografo, artista, poeta, scrittore di indiscussa grandezza. Nipote del regista Luchino Visconti, di famiglia nobile e ricca, pur di fare il fotografo ha fatto la gavetta come tanti, partendo da zero. Il caso ha voluto che l’inizio della sua carriera fosse proprio in Edimoda, la casa editrice di Donna e Mondo Uomo, le rivoluzionarie riviste di moda create da Flavio Lucchini e che negli anni '80 surclassarono persino Vogue Italia e L’Uomo Vogue, creati proprio da Lucchini. Io dirigevo Donna, e lo iniziai al magico mondo della moda.
Se ripenso alla mia vita intrecciata con quella di Giovanni Gastel, il primo ricordo che mi viene in mente è questo ragazzo sottile e introverso che, selezionato da Flavio che ne era l’art director, mi viene affibbiato per realizzare la copertina di Ferrè di Donna che doveva fare Toscani, ritiratosi per un improvviso colpo di testa...
cc-tapis mi ricorda il Jean Paul Gaultier dei tappeti. Fantasia, sperimentazione, re-invenzione, rottura degli schemi a partire dalla tradizione (che c’è ma non si vede). Un trio di amici tra cui una ragazza di origini persiane, lunghi viaggi in Nepal, la voglia di innovare. Un pool di artisti e designer di massima creatività. Daniele Lora, architetto, art director racconta la storia di questi carpet rivoluzionari. Che a tutto assomigliano tranne che ai soliti tappeti.
Una compagnia di tappeti che in pochi anni ha sconvolto il panorama del settore. Cosa ha fatto scattare questa rivoluzione?
Il modus operandi che ci contraddistingue è quello di lavorare sempre guardando avanti e poco indietro, con conseguenti problematiche...
Architetto, biophilic designer e sustainable advisor, vincitore del World Green Design Contribution Awards e del Green Building Council Italia Leadership Awards lavora da anni sul tema della sostenibilità attraverso proposte ibride che vanno dalle architetture agli interni e ai dettagli green degli stili di vita.
Ti definisci biophilic designer. Cosa significa esattamente?
Essere un biophilic designer è mettere al centro il fattore “Human” con l’Ecosistema Ambiente e Natura...
Ricordo di un uomo, un atleta, un artista, uno stilista, un amico che ci ha lasciato otto anni fa ma sembra ieri. Ha creato una moda eterna, intramontabile, che il tempo rende ancora più desiderabile.
Ottavio Missoni l’11 febbraio, avrebbe compiuto 100 anni. Ma per gli amici, per chi lo ha conosciuto, resterà per sempre quel giovane atleta arrivato alle Olimpiadi, quell’artista che sapeva trarre dalla lana appassionanti mix-and-match belli come arazzi e come tessuti, quello sportivo per tutta la vita, quell’uomo aperto che anche avanti negli anni conquistava per il suo fascino e la sua vitalità. Ma anche quell’imprenditore che circondato da figli nipoti e amici, viveva con la moglie Rosita in una casa-giardino in campagna e da lì costruiva la sua moda e il suo mito. Per chi non lo ha conosciuto, per i più giovani, ci ha pensato il museo Ma*Ga di Gallarate...
L’architetto Stefano Boeri, Presidente della Triennale, personaggio pubblico con una forte influenza sulla Milano contemporanea, è testimone eccellente della forza dirompente che hanno avuto l’Expo2015 e il Design nella sua recente trasformazione. Così lo ricorda sul libro Design Super Show.
20 anni di Superstudio sono 20 anni di vita di Milano. Due decenni nel corso dei quali questa nostra piccola e intensa metropoli ha saputo rigenerarsi e tornare a essere protagonista nel panorama delle città Mondo del pianeta.
In questa rigenerazione, che ha avuto Expo 2015 come fattore catalizzante, Milano ha saputo giocare insieme due carte fondamentali e profondamente legate alla sua storia...
Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano dal 2011 al 2016, sottolinea l’importanza della Milano del design e della moda ricordando il conferimento del prestigioso premio Ambrogino d’Oro, che la città attribuisce ai suoi cittadini più meritevoli, andato nel 2014, tra gli altri, a Gisella Borioli per il contributo dato alla crescita culturale della città con Superstudio e non solo.
Quel 7 dicembre dei miei anni da Sindaco: lo ricordo bene. Non solo perché il 7 dicembre è il giorno della festa di Milano, del ricordo di Sant’Ambrogio Vescovo e Patrono della città, della prima della Scala; ma anche perchè per il Sindaco la giornata inizia con la consegna dell’Ambrogino d’Oro, la più alta delle benemerenze civiche, a chi ha dato “un contributo speciale al prestigio della città”...
Il primo cittadino della città, Beppe Sala, è impegnato da tempo nel fare della “piccola” Milano la capitale creativa, economica e spirituale della nazione e non solo, capace di misurarsi con le metropoli del mondo. È il suo sguardo sulle vicende del Design a Milano ad aprire il libro Design Super Show.
In questi mesi di dolore e di incertezza, la vita di Milano sembra impallidire fino quasi a diventare un ricordo. Questo libro e l’energia della sua autrice ci rimettono sulla strada dei valori per cui Milano è stata, è e sempre sarà una delle capitali della creatività. Certo, esistono altre città, soprattutto in Italia, che vantano una bellezza assoluta e un patrimonio artistico irraggiungibile. Ma Milano ha dalla sua quel connubio di lavoro e creatività...
"Vent’anni fa a Milano zona Tortona era periferia con i capannoni che davano lavoro a moltissimi operai, come Riva-Calzoni, General Electric, Osram, Nestlè ecc, via via svuotati. Sembrava che la scomparsa di queste industrie che producevano importanti manufatti lasciasse un deserto. Nessuno, nemmeno io che l’avevo scelta per primo, poteva immaginare che dopo i nostri studi fotografici e con l’arrivo di Superstudio Più altre agenzie di modelle, case di moda, organizzazioni per eventi, musei e quindi alberghi, ristoranti, temporary shop e tante altre attività potessero rendere questa area la più smart e innovativa di Milano. Superstudio è stata la prima lampadina, la prima luce che in seguito si è moltiplicata a illuminare la zona e a attirare il mondo della moda, del design, e di tutte quelle attività che oggi contribuiscono fare di Milano la città traino d’Italia. Il prossimo passo è un altro centro espositivo in un quartiere ancora più periferico, sicuri che anche lì porteremo cultura e nuovi interessi...
Ripubblichiamo l’intervista a Emilio Genovesi, personaggio importantissimo del mondo del Design con importanti incarichi politici, istituzionali, imprenditoriali, improvvisamente scomparso in questi giorni. Il suo Materials Village al Superstudio Più ha portato per cinque anni novità, innovazione, ricerca, visione nel mondo dei materiali durante la Design Week e altri progetti erano in corso.
Mancherà a tutti, ma siamo certi che la sua eredità continuerà.
Material ConneXion, con la sua library di materiali, con le sue presentazioni prima alla Triennale e poi al Superstudio, ha rappresentato anche in Italia uno step importante nella conoscenza e nella valorizzazione dei materiali per l’architettura e il design...
Per capire Job Smeets, artista visionario che non ha eguali, suggerirei di partire dal suo sito, che racconta più di mille parole. Tutto è spettacolare, unico, discutibile, eccentrico, opulento. E’ infatti l’altra faccia della modernità: quella che ibrida banalità e visioni, tecnologia e manualità, pop e kitsch, humor e horror, funzione e disfunzione, musei e mercati, premi e provocazioni. Col risultato di un successo planetario.
E finalmente un bel giorno arrivi a Milano…
Dopo aver vissuto a Parigi, Amsterdam, Anversa, Berlino, Londra e lunghi soggiorni negli Stati Uniti, nel 2018 Rebecca ed io ci siamo trasferiti a Milano. È stato un momento perfetto, con la città ai massimi storici...
Ha cominciato bruciacchiando le icone storiche del design, pezzi autentici di Eames, Rietveld, Gaudì. La serie Smoke è infatti il punto di partenza che chiarisce la sua visione, 2002, appena laureato. Qualche anno dopo arriva al Superstudio, 2006, con Clay, la serie di sedie e mobiletti imperfetti, irregolari, come modellati a mano. E infatti lo sono. Scheletri rivestiti in plastilina. Con il suo lavoro naif, divertente, concettuale, teatrale, ribelle che scuote il mondo del bello e della perfezione - già definito Contemporary Kitsch - Maarten Baas si pone subito come uno dei più influenti giovani designer olandesi del nuovo secolo, dove le strade si diramano e indicano nuovi orizzonti.
Un libro così su Fiorucci non si era mai visto. Una storia incredibile che nasce da un ristretto gruppo di persone che hanno vissuto in sinergia e simbiosi, in anni in cui tutto sembrava possibile, attorno ad un uomo straordinario, un pioniere e precursore di tendenze, così avanti che ancora oggi è fonte di ispirazione.
Franco Marabelli ha vissuto accanto ad Elio l’era più entusiasmante, respirandone ogni idea e contribuendo in modo determinante ad ogni progetto, soprattutto ai mitici negozi sparsi per il mondo. Così nacque il moderno concept store…
Un meticoloso lavoro di archivio e finalmente il libro “Caro Elio” edito da Rizzoli…
“Si sa sono tempi duri per la musica dal vivo, ma non dobbiamo rinunciare a rendere la musica viva. Quindi, oggi il mio concerto si tiene in un posto speciale…” nel nostro Superstudio Più!
Nest Virtual Stage è un’esperienza musicale nuova e interattiva progettata da Google in collaborazione con Ghali, che può replicare alla perfezione l'atmosfera dello show e far vivere tutte le emozioni come se si fosse a un passo dal palco. Online su YouTube e live dal set di Superstudio allestito nelle sale Central Point e Gallery, 4 pezzi tratti da "DNA Deluxe X" e tutto l’energia del seguitissimo rapper...
La sua vita, la sua professionalità, la sua ubiquità, il suo impegno per un futuro diverso lo rendono un professionista unico. Wikipedia dice: architetto e ingegnere, Carlo Ratti insegna presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston, USA, dove dirige il MIT Senseable City Lab. La rivista Esquire lo ha inserito tra i “Best&Brightest”, Forbes tra i “Names You Need to Know” e Wired nella lista delle “50 persone che cambieranno il mondo”. Fast Company lo ha nominato tra i “50 designer più influenti in America” e Thames & Hudson tra i “60 innovators shaping our creative future”. Due tra i suoi progetti - Digital Water Pavilion e Copenhagen Wheel - sono stati inclusi nella lista delle “Migliori invenzioni dell’anno”...
L’Italia attraversata dall’automobile del Toro e immortalata negli scatti di 21 importanti fotografi, uno per regione più la partecipazione straordinaria in Sicilia, dalla sua Palermo, di un’icona, la grande Letizia Battaglia. E’ di oggi l'inutile polemica sulla grande fotografa e le sue immagini che nulla toglie alla bontà del progetto. L’iniziativa “With Italy, for Italy” voluta da Lamborghini si avvale della direzione artistica del fotografo Stefano Guindani - che ha scelto come suo set la Sicilia - e si tradurrà prima in libro e poi in una mostra itinerante...
“È per me motivo di grande orgoglio e responsabilità...”
“L'anno vecchio è finito ormai / Ma qualcosa ancora qui non va / Si esce poco la sera/ Compreso quando è festa/ E c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra / Ma la televisione ha detto che il nuovo anno / Porterà una trasformazione / E tutti quanti stiamo già aspettando...”
Fanno venire i brividi le parole di Lucio Dalla, profetiche e intense. Abbiamo riscoperto con emozione le immagini del concerto esclusivo ospitato al Superstudio 13 nel 1994, in collaborazione con Videomusic. Augurandoci che “la trasformazione” giunga presto con l’”anno che verrà”, lasciatevi trasportare lontano dalla musica…
Mentre il cantiere del nuovo e terzo spazio di Superstudio, Superstudio Maxi, è in dirittura di arrivo e il nostro team sta lavorando alla progettazione delle iniziative che animeranno lo spazio come, ad esempio, il format espositivo, DNADesignNatureArchitecture, apriamo una finestra su un tema di cui sempre più si sente parlare e che è caratteristica integrante dello spirito e dell’architettura di Superstudio Maxi: la certificazione LEED (Leader in Energy and Environmental Design). Ne parliamo con l’architetto Riccardo Hopps, esperto in protocolli LEED.
Diffuso in Italia per lo più fra gli immobili destinati ad uso ufficio, il protocollo LEED, è molto di più di una semplice valutazione...
Per chi conosce Milano, Superstudio è una location di riferimento per eventi aziendali e privati, diventata in questi anni la sede ideale per piccole fiere e saloni di nicchia, incisivi e innovativi, aperti agli operatori o al pubblico, che si distinguono per l’ambiente elegante e l’organizzazione efficiente e flessibile.
Oggi intervistiamo Tommaso Borioli, da ormai 5 anni CEO di Superstudio Events, la nuova divisione eventi del gruppo. Occhi aperti sul mondo, mente brillante, nativo digitale, competente di economia come di tecnologia, Tommaso, con un giovane team esperto, innova la policy e rinnova gli spazi di Superstudio Più dedicati agli eventi.
Ciao Tommaso, nel 2016 ti viene affidata la nuova divisione Superstudio Events...
A ridosso della morte di Enzo Mari, grande lume del design e della cultura italiana, incontriamo Lorenzo Damiani. Collaborazioni estese da Cappellini a Ikea, ha un modo di fare design che parte da una ricerca delle necessità e dell'utilizzo dei materiali e lavora idealmente in quell'area di congiunzione tra il lavoro di Mari e dei Castiglioni e il design contemporaneo: più inventore che archistar.
Poliedrico ma mai sfacciato, in saldo equilibrio tra forma e funzione, come e dove nasce il design di Lorenzo Damiani?
Serve sempre una ragione per iniziare a lavorare intorno a un'idea: da questa convinzione nascono i miei progetti...
#UnPassoAvanti è il claim della campagna LINES - interamente girata nella grande sala Central Point di Superstudio Più con il volto di Emma Marrone - che invita le donne a ribellarsi a modi di dire e agire derivati da stereotipi vecchi, retrivi, denigranti la dignità delle donne: fieri di essere stati parte di questa innovativa campagna.
È ora di fare un passo avanti a sostegno delle donne, contro ogni discriminazione!
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti. Focus on Francesca Gasparotti.
“Nascere a Milano ha avuto il suo peso. Siamo alla fine degli anni 70. Il mondo è in fermento. Sono gli anni delle contestazioni. In Italia sono anni bui. All’età di 4 anni, i miei genitori si separano ed è allora che mia mamma decide di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera...
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti. Focus on Adriana Lohmann.
“Sono nata in Brasile, sono stata indossatrice, stylist, trovando nel mondo della moda e nella Milano effervescente della fine degli anni 80 il luogo dove mettere le mie radici...
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti. Focus on Mavi Ferrando.
“Dopo una infanzia già creativa, il liceo artistico a Genova e il Politecnico a Milano, il mio primo lavoro fu alla Olivetti dove c’era una massima apertura alla creatività e quasi nessun limite di budget..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti. Focus on Ilaria Marelli.
“Ora che ci rifletto... il 'mettere le mani in pasta' come accade nella produzione delle opere in esposizione, è forse un legame con mia mamma..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Vera Belikova.
“Vengo dalla Russia che ha un grande patrimonio del mosaico sovietico e mio padre ne fece alcuni..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Paola Navone.
“Il fil rouge del mio lavoro: curiosità, e voglia di guardare sempre al prossimo giorno, mai a quello che è finito..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Isabella Angelantoni Geiger.
“Sono nata a Milano 55 anni fa e dopo aver vagabondato per anni, nel 2014, sono tornata nella mia amata città..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Elena Salmistraro.
“Tra le mie creazioni ci sono alcuni oggetti che non assolvono alcuna funzione pratica ma che in realtà, dal mio punto di vista, svolgono il complicato compito di nutrire l’anima, di emozionare, di migliorare la qualità del nostro vivere. Ciò che conta è che l’oggetto trasmetta la delicata poesia che lo ha ispirato.” Elena intanto ha questa faccia con gli occhi intensi e il sorriso grande che tu capisci subito nascondere una persona determinata e intelligente...
Una bionda e una mora, carine e sorridenti. Due signore che sembrano due amiche qualunque, Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna ma che insieme hanno niente meno riscritto il codice per il genoma, cioè messo a punto la tecnica che taglia-incolla il Dna e permette di riscrivere il codice della vita. Il Nobel per la Chimica 2020 è stato diviso equamente fra la biochimica francese Charpentier e la chimica americana Doudna. Con la loro ricerca che permette di modificare il Dna hanno aperto la via a molte terapie un tempo impossibili. Per l’attenzione che portiamo in questo periodo alla creatività delle donne non potevamo trascurare questa splendida notizia che mette al primo posto l’innovazione scientifica per merito di due fantastiche scienziate.
La scomparsa di Kenzo non è solo quella dell’ultima vittima nota del Covid, ma di un uomo che, dagli anni 70, ha davvero portato la moda verso un orizzonte più interculturale, libero e democratico. Flavio Lucchini lo ha conosciuto allora e così nel suo libro autobiografico IL DESTINO lo racconta dietro le quinte. Nel capitolo a lui dedicato il ricordo di una collaborazione e di una amicizia che ha lasciato il segno.
Sono a Dubai, è gennaio 2018 ma c’è meno caldo del previsto. Mia figlia che abita qui da quattro anni mi ha fatto una gentilezza. Mi ha regalato un cardigan nero perché di sera fa freschino. Il cardigan è firmato Kenzo, sapeva che mi avrebbe fatto piacere. La mia mente è andata a ritroso e in un lampo ho visto e rivissuto molti anni indietro, a cominciare da quando l’ho conosciuto nel 1970 a Parigi.
Ritorna al Superstudio Più lo YogaFestival, quindicesima edizione che punta sulla qualità e sulla pratica “dal vivo” in piena sicurezza. Giulia Borioli sua fondatrice e personalità di riferimento di tutto l’universo Yoga italiano e internazionale, ci racconta cosa è cambiato nell’era Covid.
15 anni di YogaFestival e il ritorno nella location storica, Superstudio Più, dove ha sede anche il tuo quartier generale. Come è cambiato il festival in questi 15 anni e come è cambiata la fruizione dello yoga in Italia?
Dal primo anno ad oggi lo yoga stesso ha avuto una evoluzione veloce, che ha inciso molto sulla società d'oggi. La prima edizione è nata così, per il mio desiderio di trasmettere questa antica e meravigliosa conoscenza a più persone possibili. Negli anni, il festival è diventato un punto di riferimento, che mancava, per la community yoga. Perchè? credo che l'essere super partes, il presentare tanti stili di yoga allo stesso modo e il coinvolgere ospiti stranieri che non sono mai venuti in Italia sia il segreto di un certo successo...
Per continuare i Design Encounters incontriamo l’architetto Carolina Nisivoccia che ha dato come art-director la sua impronta femminile al progetto generale del Design al Superstudio nei primi tre anni dell’evoluzione del format da Temporary Museum in Superdesign, dal 2015 al 2017. Un approccio multiforme al design, lasciando correre la fantasia e con interventi nella moda, nell’editoria, nell’exhibit design e nella eco-etica applicata al progetto. Ha ricevuto diversi premi all’estero tra cui il Green Dot Awards di Los Angeles.
Come ricordi la tua esperienza al Superstudio?
“La mia direzione artistica: personalistica, concertistica, progettistica, razionalistica, mistica, realistica, caratteristica, avveniristica, acustica, umanistica, ottimistica, edonistica, componentistica, logistica, plastica, stilistica, aforistica, caratteristica, illuministica, perfezionistica, sentimentalistica… Aver fatto il direttore artistico di Superdesign Show, evento paragonabile per dimensioni e numero di espositori ad una piccola fiera, per me è stata un'attività non solo creativa. È stato un lavoro in cui la squadra, e su tutti Gisella Borioli, ha un ruolo fondamentale. Un ciclo di tre anni in cui mettere alla prova una visione, trovando l’equilibrio tra la coerenza da dare ad ogni manifestazione, l’anticipazione delle tendenze che verranno e la creazione di iniziative...
Prima inter pares in questa straordinaria coppia ai vertici dell’architettura mondiale più consapevole e avanzata, Doriana, che ha partecipato col marito Massimiliano Fuksas al circuito di stupefacenti installazioni realizzate in marmo al Superstudio nel 2013, rivendica il ruolo paritario delle architette. Lo studio che moglie e marito dirigono in coppia ha realizzato opere grandiose in tutto il globo pensando alle città del futuro, ma lei non disdegna neppure la creatività in piccola scala, disegnando originali gioielli di micromosaico in cui mette la sua forza e la sua femminilità.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
Nella banalità quotidiana si è sempre dato al design la connotazione del molto piccolo e impropriamente all’architettura il disegno del molto “grande”. Che una distinzione fra architetto e designer ci sia da almeno un secolo oggettiva mi sembra chiaro. L’ architetto e il designer si occupano di cose molto differenti tra loro. Almeno questo sembrava. Oggi si è quasi raggiunta una figura ibrida di creatore che passa dalla grande scala alla piccola scala e viceversa...
È l’architetto e designer che ha inventato gli arredi più iconici e spettacolari degli ultimi anni, diventando il capofila di quell’eclettismo e di quello sguardo “diverso” che ha portato il design al confine con l’arte. Proprio fin dalle prime esposizioni dedicate al Design Fabio Novembre è arrivato al Superstudio con i suoi incredibili arredi all’interno degli eventi curati da Giulio Cappellini. In questi vent’anni la sua fama è cresciuta insieme alla sua influenza nel design internazionale, ma lui resta sempre il designer visionario che cerca altri orizzonti.
2000/2020 in vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
Io mi sono sempre sentito rappresentato dall’aforisma di Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” E se lo ha detto il padre della chimica moderna, credo non ci sia nulla da obiettare.
Tessuti che respirano, pitture che purificano l’aria, piastrelle che uccidono i batteri, polimeri riciclabili, vetri che si riparano da soli, bikini che puliscono il mare, gomme che generano energia, stoffe che si illuminano e altre che regolano la temperatura del corpo, ecoplastiche “circolari” derivate da bucce d’arancia o di pomodoro…l’infinita ricerca di nuovi materiali dalle impensabili performance sembra la chiave di ogni innovazione. Al punto che, per un filo diretto con gli operatori, è nato in America nel 1997 il network internazionale Material ConneXion con la sua ricchissima library. Arrivato in Italia ha dato vita anche a un “Materials Village” durante la Milano Design Week per le cinque ultime edizioni al Superstudio. Ce ne parla Emilio Genovesi, Ceo di Materially e, prima, di Material ConneXion Italia.
Material ConneXion, con la sua library di materiali, con le sue presentazioni prima alla Triennale e poi al Superstudio, ha rappresentato anche in Italia uno step importante nella conoscenza e nella valorizzazione dei materiali per l’architettura e il design. Come si è inserito nel circuito del Salone e del Fuorisalone?
La mission di Material ConneXion tradizionalmente è sempre stata quella di suggerire nuove e originali soluzioni di materiali ai produttori di prodotti o progettisti di architetture. Ovviamente fare ciò ha sempre portato ad una stretta relazione con i produttori di materiali soprattutto quelli portatori di soluzioni innovative...
Le belle parole che stanno accompagnando la scomparsa di Philippe Daverio, il poliedrico protagonista del mondo dell’arte che ha lasciato un segno a Milano, non sono retoriche o di circostanza. Daverio era davvero unico, gentile, enciclopedico, intelligente, versatile, empatico, controcorrente, disponibile, aperto, generoso e tutte le qualità che ci piacerebbe avessero gli essere umani. Superstudio si associa al rimpianto generale. E’ stato tante volte da noi, a visitare le mostre, a frequentare gli eventi, a tenere dei talk, a dare il suo contributo di conoscenza. Un altro grande personaggio della cultura e dell’arte che ci mancherà, ma non dimenticheremo.
Artista multimediale e visual designer, innovatore che sfugge alle classificazioni, richiesto dai grandi brand di moda come dai musei del mondo e dalle università internazionali, Felice Limosani è un creativo senza limiti, capace di vedere oltre e mettere la bellezza in uno scenario futuribile. Che dice: “La mia direzione personale è neorinascimentale fatta di valori umanistici, di artigianalità e tecnologia, di creatività e originalità. Il design per me è all’italiana: da sempre siamo il paese che genera qualità, bellezza e intuizioni capaci di migliorare la vita e il suo gusto quotidiano.”
Sei stato tra i primi creativi a reinventare il “racconto” dei prodotti con vere e proprie inedite performance tra arte e tecnologia. Come é nata questa scelta professionale?
Sono un autodidatta, niente Università o scuole professionali. Ho esordito come dj negli anni 80/90, formandomi con la poetica del remix. Per 20 anni ho amato la musica e la notte mentre di giorno leggevo (e leggo) per passione saggistica di sociologia e tecnologia con indirizzo umanistico...
Un architetto intimista che sembra precorrere i tempi che chiedono progetti meno wow ma più sommessi. Emanuel Gargano nasce ad Assisi, dove ha tutt’ora il suo atelier, si laurea a Urbino e si trasferisce con lo studio a Londra dove collabora con l’architetto Claudio Silvestrin. Un grande amore, il suo, per gli elementi naturali e la semplicità nonostante le esperienze internazionali e i molti premi. Nelle sue proposte luminose infonde l’anima antica delle cose trasformandole magicamente in oggetti modernissimi, colti e misteriosi.
I poli del tuo lavoro e della tua vita si dipanano tra Assisi, Londra, New York. Cosa “prendi” da luoghi così diversi?
Questo piccolo paese dove sono nato al centro dell’Italia, posto sulla sommità di una verde collina, è stato da sempre per me frutto di grandi emozioni e misteri; è completamente costruito con un unico tipo di pietra del posto di un colore sobriamente rosa molto chiaro, un unico pezzo scolpito in un blocco di pietra. Il nucleo è prettamente medievale, ed emana una energia primordiale difficile da spiegare, emotivamente coinvolgente. Anche se ho lo studio a Londra e la città che amo è New York, mai come ad Assisi mi sento travolto da tale monumentalità, monocromatica, leggera e segreta...
A partire dagli anni 70 come fondatore dello Studiodada Associati noto per il suo Radical Design, Marco Piva è presto arrivato al top della carriera di architetto, designer, urbanista, docente, progettista “at large” con progetti per numerose grandi aziende italiane e molte città del mondo occupandosi di grandi e piccoli progetti, dalle architetture ai villaggi vacanze alle installazioni per raccontare un prodotto o un’idea. Al Superstudio è arrivato in più occasioni portando il suo mood elegante fluido emozionale e funzionale.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
In questi ultimi 20 anni è cambiato il modo di pensare, di sviluppare e di comunicare il design. La formula lanciata da Superstudio, che integra nella contemporaneità dell’evento realtà tra loro diverse, dall’architetto affermato al designer emergente, dalle aziende consolidate alle nuove proposte, dalla tradizione alle ultime innovazioni in campo tecnologico, crea sincronia, condizione vincente per presentare una visione trasversale dello stato dell’arte del Design: Superstudio Più diviene così un palcoscenico, un “laboratorio” che durante il Fuorisalone si apre alla città.
È il più famoso designer olandese capofila di quel neoumanesimo del XXI secolo, che apre a tutte le esperienze e le suggestioni. È arrivato al Superstudio tra i primi vent’anni fa, in un piccolo spazio defilato dove si è subito fatto notare. Presto le sue spettacolari installazioni fatte per Moooi, di cui è co-fondatore, e per le più importanti aziende italiane e internazionali, sono diventate un appuntamento imperdibile della Design Week di Milano.
In questi ultimi 20 anni cosa pensi sia cambiato nel design?
Penso che il design non sia cambiato. Negli ultimi anni è stato molto influenzato dall’ecologia e la comunicazione è diventata molto differente, dai media alle modalità di raccontare storie. Il design è diventato più personale e tecnologico, ma la sua natura è sempre la stessa.
Con una visione pragmatica e controcorrente e senza lasciarsi troppo sedurre dalle futuribili ipotesi di negozi virtuali affidati al digitale e alla distanza, Beppe Angiolini, ambasciatore di bellezza attraverso il suo negozio-faro Sugar di Arezzo, fa il punto sul sistema moda oggi e domani. Senza dimenticare il passato. Un punto di vista autorevole, nel suo ruolo di Direttore della Comunicazione della Camera Buyer Moda.
A giudicare dalle opinioni correnti, sui media, nei webinar, il “negozio di moda”, come lo conosciamo oggi, domani non funzionerà più. Quale è il tuo pensiero?
Il negozio di moda se non funzionerà non sarà certo per la introduzione di sistemi multimediali e devices all'interno dello stesso. Se non funzionerà sarà perché la crisi economica non lo permetterà e perché chi lavora per il negozio sia come assistente vendita e/o buying office non sarà in grado di interpretare il cambiamento emotivo che questo momento ha apportato alle scelte anche e soprattutto del consumatore finale...
Un amore forte per il legno e gli elementi naturali, il rispetto per l’ambiente, per la tradizione coniugata alla più spinta contemporaneità caratterizza il lavoro di Michele De Lucchi e del suo “circle” interdisciplinare di progettisti, innovatori, umanisti e futurologi con cui progetta palazzi, musei, interni, design, piccole sculture, sviluppo urbano o progetti di grande complessità. Era nel gruppo di Sottsass agli esordi di Memphis. È oggi forse il più importante e ricercato protagonista della Milano che cambia.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
Dall’inizio del nuovo millennio l’ondata digitale ha cambiato il modo di approcciare le più svariate realtà quotidiane e lavorative, creando enormi potenzialità che sono in continuo sviluppo. Ci sono piattaforme che promuovono il "download design", sistemi di prototipazione rapida, stampanti 3D e macchine a controllo numerico dalle sofisticate tecnologie. Inoltre, diventa sempre più facile fotografare, filmare e scrivere e si stanno sviluppando nuovi modi di narrazione che mescolano tutti questi registri espressivi coniugati su supporti digitali. Data la rapidità di progressione è oggi possibile parlare di nuove libertà progettuali, ma sono anche necessarie le capacità di scoprire nuovi usi del potenziale tecnologico a disposizione.
Il suo stile raffinato, essenziale, con una forte e riconoscibile identità visiva, è forse la chiave di un successo che tocca vari ambiti della progettazione in campo internazionale, grazie anche a due studi a Milano e New York. È stato tra i primi architetti a far parte della “banda” di giovani progettisti che Giulio Cappellini ha raccolto intorno a sé per le prime esposizioni al Superstudio fin dall’inizio del millennio. Esperienze per noi, e per lui, indimenticabili.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
È cambiato tutto e non è cambiato niente. Forse siamo diventati più bravi, più veloci ed abbiamo preso una consapevolezza nel fare le cose.
C’è stata una popolarizzazione del design?
Io credo di sì ma non tanto come massificazione, secondo i parametri classici. Io credo che il design sia diventato più grande come modello intellettuale. Vent’anni fa parlare di design era già abbastanza “massificato” ora lo è diventato ancora di più. Più persone nel mondo si avvicinano a questo universo, e non è stato semplicemente l’arrivo delle grandi catene che hanno venduto o stanno vendendo il design cosiddetto democratico ma semplicemente il design è diventato più interessante, più ampio...
Un giovane designer di talento, con una lunga militanza a fianco di Giulio Cappellini, garanzia di una visione aperta e consapevole sulle esigenze del design, ci regala una riflessione su come affrontare la progettazione dopo la lezione del corononavirus. I mesi del forzato lockdown ci hanno fatto capire i veri valori e forse pentire di tutti gli eccessi e le eccedenze che hanno invaso le nostre case e le nostre vite.
"Le prossime tendenze nel mondo del design non saranno di tipo stilistico ma si parlerà di consapevolezza progettuale.
I nuovi limiti non saranno superati da nuove forme, ma avranno bisogno di nuove soluzioni.
Mentre prima il compito del designer era quello di guardare il mondo con occhi differenti ora è quello di guardarlo con occhi nuovi e per fare ciò, ritengo occorra fermarsi e studiare ciò che ci accade attorno, per poter quindi ridisegnare i nuovi scenari domestici ed allestitivi.
È estremamente riduttivo pensare che un buon progettista nel 2020 si limiterà a creare oggetti belli e funzionali; ci siamo accorti tutti da tempo -anche se qualcuno ha paura di sentirselo dire- che non ha proprio senso continuare a disegnare decine di prodotti per saturare il mercato, presentarli nelle fiere di tutto il mondo, per poi forse, metterli a catalogo con un anno di ritardo, vendendone numeri irrisori...
16 anni fa, allora studente di design, Cristian Confalonieri ebbe con alcuni amici una intuizione geniale: cercando di pianificare cosa vedere in città durante la design week si accorse che sul web c’era poco o nulla. E’ nato così il sito Fuorisalone.it divenuto poi il portale che riunisce tutte le mostre e i progetti della Milano Design Week. Ha co-fondato l’agenzia Studiolabo che si occupa di design della comunicazione e marketing territoriale. Raccogliendo un invito dell’Assessora Cristina Tajani, coordina il Tavolo Interzone di cui fanno parte tutti i player più importanti del design, tra cui Superstudio.
Nel 1991 gli show-room di design si riuniscono per la prima volta sotto una guida ufficiale con il nome Fuorisalone, su iniziativa di Gilda Bojardi. Nel 2000 la nascita dei distretti del design, su impulso di Superstudio che apre i suoi spazi al design, con la conseguente nascita di Zona Tortona. Poi lo sviluppo di altri distretti come Brera e Ventura Lambrate…. Qual è il segreto del successo del Fuorisalone, un evento che tutto il mondo ci invidia e cerca invano di imitare?
Penso che il successo del Fuorisalone sia strettamente legato all’impossibilità a definirlo. E quindi a replicarlo. E’ un evento o una fiera? E’ BtoB o BtoC? e via dicendo. E’ un non-modello strettamente italiano, anzi milanese. La dimensione della città, una piccola metropoli come viene spesso chiamata, è un elemento fondamentale della riuscita dell’evento. In poco tempo riusciamo ad attraversarla e tutti i quartieri (poi diventati zone, ora district) si sentono coinvolti...
Alla sua prima presentazione nel Basement di Superstudio nel 2009 Luca Nichetto, scelto tra molti giovani progettisti, ha vinto il premio Internazionale di Elle Décor. Alla seconda ha progettato una Prosciutteria di design in tutti i dettagli piazzata in una architettura temporanea sul tetto. Dopo, tutto un crescendo l’ha portato da Venezia, dove ha aperto il primo studio, fino in Svezia, dove è approdato per amore e dove si è fermato. Oggi è un affermato designer multidisciplinare che ha collaborazioni in tutto il mondo, colleziona premi internazionali, è ospite di retrospettive in città come Venezia, Parigi, Londra, Stoccolma.
In vent’anni dal 2000 al 2020 che cosa è cambiato e che cosa cambierà?
L’inizio del 2000 è anche quando ho cominciato a fare il designer. Ricordo quando venivo a Milano, la fiera era ancora in centro e gli eventi del Fuorisalone li contavi su una mano. Il Fuorisalone era più romantico all’epoca, c’era Spazio Krizia con Ingo Maurer e Ron Arad piuttosto che Driade in via Manzoni e via dicendo. Non so se fosse internazionale perché c’era il mondo ma era una dimensione più umana dove riuscivi ad avere il tempo per parlare con le persone. Dal 2010 in poi è andato fuori controllo, è diventato un circo, dove puoi trovare degli eventi con un certo tipo di qualità o capitare in mezzo a situazioni che non riesci a capire, con una sorta di inquinamento visivo abbastanza stancante...
Il suo primo approccio col design è stato da neolaureata alla inaugurazione del Design al Superstudio proprio a fianco di Giulio Cappellini, che ne aveva intuito il talento. Passo dopo passo Ilaria Marelli si è inserita tra i designer contemporanei affermati mantenendo il suo approccio fresco e curioso a tutte le esperienze che questo comporta, dal progetto dell’oggetto alle installazioni all’art direction, sfiorando anche la moda.
Nel tuo iniziale contatto con Superstudio Design eri insieme a Cappellini per la prima esposizione. Cosa ricordi di quella esperienza?
Mi ricordo perfettamente di quando venimmo a vedere lo spazio – io ero super adrenalinica, mi sembrava una sfida emozionante, molti colleghi invece dicevano “Giulio è matto, come si fa adesso a due mesi dal Salone a rimettere in gioco tutto quanto preparato! ”… beh aveva ragione lui! Fiumi di persone in una zona fino ad allora sconosciuta ai più, un allestimento di grande respiro e… c’erano anche i miei primi prodotti! Mi ricordo la foto per la stampa insieme a Morrison, Wanders e i Bouroullec, quasi fossimo designer “alla pari”, mentre io ero una giovane neolaureata al primo approccio al design… mi emoziono ancora al pensiero!...
Jacopo Foggini, più artista che designer, si è appropriato di una materia inusitata, il metacrilato, di cui si è innamorato da piccolo. Ne ha fatto la base della sua produzione artigianale e esclusiva di oggetti belli, colorati, unici, teatrali, leggeri e anche giganteschi. Oggetti liberi che seguono le ali dell’immaginazione e forgiati manualmente, con la materia portata a più di 200 gradi. Al Superstudio ha portato, nel 2004, i suoi onirici fiori con anima di luce e un monumentale chandelier.
Da dove nasce la passione per il metacrilato?
La mia passione per il metacrilato, materiale comunemente usato per produrre catarifrangenti delle macchine, è nata nelle aziende di famiglia. Una notte, all’età di cinque anni, mi sono intrufolato nella fabbrica di materiali plastici e ho visto fuoriuscire dal “naso” di uno degli enormi macchinari, una goccia rossa di metacrilato. Da allora questo materiale è entrato nel mio immaginario, e come un seme, lentamente negli anni, è cresciuto fino a diventare la mia vita. Negli anni ’90 ho iniziato a sperimentarne l’utilizzo creativo, affascinato dalle sue qualità cromatiche ed estetiche.
Lo abbiamo chiesto a un testimonial d’eccezione: Massimiliano Bizzi, fondatore e cuore pulsante di White Show, il salone di moda di ricerca diventato il più importante appuntamento del contemporary fashion in Italia. Insediatosi al Superstudio nel 2002, da quel momento ha iniziato una crescita e un successo incomparabili. Con White durante le Fashion Week la moda invade tutta l’area Tortona: più di 500 aziende portano il loro messaggio di creatività con sempre maggior frequentazione e interesse. E ora? In questo breve video Bizzi dà voce alle preoccupazioni di tutti: meno moda ma più intelligente, acquisti più attenti alle persone, sostenibilità come valore primario.
Il dopo Covid-19. “Io penso che la moda debba accelerare un processo di innovazione, che era già iniziato prima: quello della mega produzione, della moda che non ha più la capacità di entusiasmare il consumatore finale. La moda di una volta, elegante, che faceva sognare, è diventata una moda strumentale al marketing, in qualche modo chiusa in sé stessa. Io spero che il Covid sia un momento di riflessione per tutti...
Una diretta interessante, organizzata da Istituto Marangoni, rimasta visibile solo per i pochi fortunati che l’hanno seguita su Instagram. Noi c’eravamo e riproponiamo i passaggi più importanti dell’intervista di Giulio Cappellini a Rossana Orlandi, gallerista e curatrice che in pochi anni ha creato con il suo spazio milanese un punto focale per tutto il mondo del design, dando la possibilità a giovani talenti di esporre accanto ad acclamati artisti e designer, un mix tra arte e design con forti contaminazioni, un linguaggio multiculturale e idee sempre avant garde.
G.C. Questo periodo ha cambiato le nostre vite, le nostre attitudini, ciò di cui abbiamo bisogno, il modo in cui viviamo a casa e in ufficio. Penso che oggi e ancora di più nel futuro ci saranno grossi cambiamenti per tutto il mondo del design. Dobbiamo pensare a una nuova consapevolezza e coscienza del design. Cosa ne pensi Rossana?
R.O. Assolutamente. Questa esperienza enorme, incredibile, inaspettata ha cambiato la nostra vita per sempre. Durante questo “blackout” abbiamo capito ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Quando parlo con le persone mi dicono che sono usciti in terrazza per la prima volta, che il loro sofà non è comodo, che la loro casa è bella ma manca di tante cose…
La ripartenza dopo il lockdown fa riflettere sul destino che improvvisamente ti obbliga a cambiare strada e, spesso, vita. Riproponiamo qui, con un libro e un filmato autobiografici, una storia esemplare. Quella di Flavio Lucchini, presidente di Superstudio Group che, come ha detto Oliviero Toscani “è stato il vero artefice della nascita del made in Italy”.
Difficile immaginare che quel ragazzino nato nella campagna mantovana, cresciuto nelle difficoltà della guerra e destinato probabilmente a fare il contadino come tutta la famiglia - ma con quella insolita capacità di saper disegnare benissimo e di appassionarsi di arte e architettura - potesse trovare la sua strada in un mondo del tutto diverso, quello della moda, creando le testate più importanti e lanciando gli stilisti più famosi. Il traguardo finale del suo lungo e variegato percorso è Superstudio, fondato molto tempo fa, in un certo senso la summa dei suoi interessi, dopo essere stato con uguale successo insegnante art-director giornalista editore imprenditore e contemporaneamente, negli ultimi trent’anni, artista che indaga i misteri della moda per regalarle una sorta di eternità...
Prima donna che ha valorizzato il design polacco fuori dai confini della sua Polonia, il suo mentore è stato Alessandro Mendini con cui ha lavorato e collaborato a lungo. Al lavoro di designer, di scultrice, di art-director alterna la curatela di mostre, come quelle dedicate al suo maestro a Poznam nel 2004 in occasione dell’ingresso della Polonia nella Comunità Europea e nel 2014 a Wroclaw nell'anno in cui è stata la Capitale della Cultura Europea. Al Superstudio è approdata nel 2011 e molte altre volte ancora.
Dorota tra Polonia e Italia, come è successo?
Il mio studio da anni si trova sull'Alzaia del Naviglio Grande di Milano ma in città sono arrivata oltre vent'anni fa per uno stage in Atelier Mendini. Ho studiato in Polonia, nella Università d’Arte di Poznań, Facoltà di Design e di Architettura d’Interni con una tesi sul Biodesign. Ho vinto tre premi per la migliore laurea e così avuto la possibilità di partire all’estero per approfondire i miei studi. Ho scelto l'Italia, per la sua ricchezza culturale, la sua antica storia, la bellezza del suo paesaggio delle sue tradizioni e della sua gente. Ho girato l’Italia e sono approdata a Roma, per me la città più bella del mondo con le sue piazze, le sue fontane, i giardini, con le ali dei angeli nei quadri e nelle sculture del Ponte dell' Angelo. E così ho continuato gli studi a Roma. Pensavo anche a Milano ma in quegli anni non esisteva la Facoltà di Design al Politecnico...
Eco Social Designer, come lui stesso si definisce, ha la speciale capacità di far scaturire bellezza anche dagli scarti industriali. Un tema quanto mai d’attualità in tempi di sostenibilità e economia circolare. La sua prima mostra fu proprio al Superstudio 13, nel 2012. Sedute che parlano di un pensiero diverso sui rifiuti della nostra civiltà.
Raccontami la tua scelta di diventare eco-social designer o il “designer dei rifiuti” in anticipo sui tempi.
Era il 2008 e lavoravo come designer a tempo indeterminato per un’azienda di packaging, ma, dopo 5 anni, sentivo che la realtà aziendale era troppo stretta e avevo bisogno di “parlare con la mia voce”. Ero già molto affascinato e incuriosito dagli scarti plastici e vitrei che risultavano nel processo produttivo e mi ricordo che li raccoglievo per studiarli e reinterpretarli. Presto capii che, oltre a realizzare delle opere con i materiali di scarto che trovavo, avrei potuto attingere a molto più materiale aiutando le aziende a riciclare. Ogni mia creazione diventava via via sempre di più una mano all’ecologia, a cui velocemente unii anche la partecipazione attiva di associazioni sociali...
Eclettica, curiosa, visionaria, pratica, generosa, open mind, mai banale, femminile nel senso migliore del termine. Ama i colori del Sud del mondo, i viaggi, le tradizioni quanto le soluzioni innovative e inaspettate. Una esperienza a 360° nel mondo del design, coronata da successi e premi internazionali. Paola Navone è un "unicum" e un fiume di parole. Per lei, fin da quando era bambina, il design è sempre stato “come una frittata: ai funghi o alle zucchine, basta che sia buona”.
2000-2020, in questi 20 anni che cosa è cambiato? E che cosa cambierà nell’ultimo anno che ci porterà al 2020?
Secondo me è solo cambiato che, se Dio vuole, c’è più libertà.
E’ già una bella risposta.
Non è che puoi analizzare i cambiamenti, il vero cambiamento è che oramai tutto convive e tutto può convivere sempre di più. Cosa cambierà? Cambierà che questo grado di libertà crescerà.
Trovi che questa libertà si esprime anche con il fatto che il design è andato a intercettare mille altri prodotti, mille altri bisogni, mille altre espressioni?
Diciamo che c’è più libertà da parte di chi consuma il design, che è molto meno oblativo rispetto a prima...
L’anno scorso, al Superdesign Show, l’evento del Superstudio per la Design Week, ho curato la mostra di sculture immateriali ma reali di Flavio Lucchini, un'esperienza magica e spiazzante realizzata con l’azienda Sense - immaterial Reality di Alvise Braga Illa, fondatore della società di software TXT e-solutions e di Sense - immaterial Realty. Un innovatore capace di percorrere strade nuove che si è mosso tra i primi nel portare la Realtà Immateriale dove poteva soddisfare nuove funzioni. A lui tre domande per capire cosa ci aspetta domani.
ll boom delle esperienze virtuali cui ci ha messo di fronte l’isolamento del coronavirus ha reso ancora più attuali le sperimentazioni e le applicazioni di tecnologie che ci permettano di superare la fisicità per sostituirla con presenze immateriali altrettanto emozionanti di quelle vissute in prima persona, anche se attraverso una nuova dimensione. Tanto più vero e necessario quando il lavoro si svolge in smart-working e le scelte e gli acquisti non permettono di essere in loco, come accade con la moda, l’arte, il design.
Dal 2000 vive e lavora proprio nel cuore di Milano dove si è contemporaneamente sviluppato, a partire da Superstudio, il Fuorisalone nei district. Nella ex-fabbrica di turbine, trasformata in straordinaria abitazione e studio, con terrazza panoramica sulla zona Tortona, sviluppa senza sosta progetti diversi e fantasiosi, spesso irriverenti, in ogni direzione, dall’Italia alla Cina. Come imprenditore, ha creato una azienda di pop-design che segue, felicemente, le mode. Indicando una tendenza.
Anche tu, come Superstudio, sei stato il primo ad intuire che la “zona Tortona” delle grandi fabbriche in disuso, quella tra la via Bergognone e la circonvallazione esterna, avrebbe potuto rinascere con la creatività. E anche tu hai trasformato in casa-studio-spazio espositivo un edificio industriale senza snaturarlo.
Nel 1998 abbiamo acquistato una palazzina industriale degli anni ’30 facente parte del complesso Riva Calzoni, all’angolo fra via Solari e via Stendhal. Era un edificio su quattro piani, tutto rivestito in mattoni rossi, al cui interno erano collocate la sala prove delle turbine e gli uffici degli ingegneri che le progettavano...
La fotografia di moda d’autore è destinata a soccombere davanti all’avanzata delle foto da telefonino o realizzate per la comunicazione veloce del web? Risponde Giovanni Gastel, fotografo, artista, poeta e number one della immagine di moda artistica e di massima qualità. Le sue foto vivono sulla riviste internazionale più importanti e nei musei che parlano di contemporaneità.
"Il mondo della moda e il suo modo di comunicare, come usciranno da questo periodo di blocco del mondo? Certamente sarà necessario un pensiero profondo sui modi e sui tempi della comunicazione moda ma anche il messaggio stesso della moda dovrà cambiare profondamente. La carta stampata, per un secolo, la sola «voce comunicante della moda» soffre di una crisi profonda data dall’apporto sempre più modesto della pubblicità. Le riviste stesse chiudono i battenti a seguito di questo «cane che si morde la coda»: no pubblicità no riviste no pubblicità. Il sognato ingresso nella comunicazione del web stenta a partire a causa della terribile carenza di poesia che questi mezzi veicolano.
La moda vive di sogno e non di verità. Il suo immenso messaggio subliminale è sempre stato: noi siamo un mondo di elezione, eleganza, eterna giovinezza, se comprerai questo prodotto anche tu sarai con noi in «paradiso»...
E’ l’indiscusso ambassador del design e dello stile italiano nel mondo. Architetto, designer, curatore, ha lanciato tanti giovani creativi oggi divenuti stelle internazionali e ha prodotto con la Cappellini pezzi iconici, ancora oggi “long seller”.
E’ art director di Superdesign Show e cura il progetto SuperCampus che presenterà durante la design week 2021 sempre al Superstudio.
Cappellini ci racconta in video come l’emergenza Covid abbia di fatto creato un nuovo modo di immaginare e abitare lo spazio, di vivere e di comunicare. Rinnovate abitudini, smart working, una inedita concezione del tempo che ritroveremo nel progetto SuperCampus, con il miglior design italiano e internazionale.
Guarda il video sul canale YouTube Superstudio Tweb: youtu.be/nZYy4hCViho
Da quando ha creato Alchimia, il movimento che negli anni 70 ha creato il contro-design rompendo tutte le regole, ha sperimentato le mille sfaccettature della professione del designer, ha scritto, insegnato, inventato, costruito, disegnato, aiutato, è entrato nei musei di mezzo mondo e si è dedicato a tante iniziative per aiutare con l’arte-terapia i più deboli, gli emarginati, gli invisibili. In ogni cosa lo guida una forte attenzione al sociale. A lui abbiamo chiesto:
- Dopo questa pandemia cosa succederà al design?
Da tempo molte persone quasi quotidianamente mi chiedevano come sarebbe stato il futuro del design, dell’arte, dell’architettura, dell’estetica, dell’etica... Per rispondere mi ero attrezzato con una sfera di vetro davanti, comprata all’Ikea, e devo dire che da allora ero molto più creduto.
Così dicevo, ad esempio, che saremmo passati dalla paranoia alla schizofrenia, dalla produzione alla riproduzione, dalla meta-teoria ai giochi linguistici, dall’utopia alle eterotopie, dalla gerarchia alla anarchia, dall’alienazione al decentramento, dal progetto al caso, dalla metropoli alla contro-urbanizzazione, dalla autorità all’eclettismo, dalla sintesi alla antitesi, dal prezzo al no cost.
Superstudio ha sempre avuto una attenzione per il rapporto con i clienti e i fornitori che spesso sono diventati amici. Un feeling che chi frequenta Superstudio conosce bene.
Questa volta Superstudio ha ricevuto un segno tangibile di affetto da parte di un espositore del design: lo studio Diseno Idea Limited di Hong Kong ha infatti inviato un lotto di mascherine protettive per assicurarsi che il nostro staff non rimanesse senza protezioni individuali.
Con la praticità tipica di Hong Kong nel giro di pochi giorni ci sono state consegnate. Un gesto che ci riempie il cuore di speranza per un futuro dove i rapporti umani sono ancora il valore più importante. Un grande "Thank You!" agli amici di Hong Kong!
Cominciamo con oggi a presentarvi architetti, designer, progettisti che sono stati, sono e saranno protagonisti dei nostri eventi legati al design durante le varie Design week o altre occasioni. Una carrellata di nomi famosi, ogni giovedì appuntamento qui.
Giovanissimo nel 1980 era già nel gruppo Memphis, insieme agli altri ragazzi che sarebbero diventati protagonisti della Milano del 2000. Aldo Cibic, annoverato da Domus tra i cento migliori architetti del mondo nel 2019, dieci anni prima è al Superstudio 13, con un piccolo edificio abitativo temporaneo nel parcheggio, con spazi verdi e orto in vegetazione. Ma al tempo del coronavirus sta meditando un nuovo progetto, da presentare nuovamente al Superstudio. Nel frattempo con l’hotel Savona18 Suites ha lasciato un segno in zona Tortona, un innovativo progetto di hospitality che vive ...
Per l’architetto Massimo Roj fondatore di PROGETTO CMR, società di progettazione integrata, e della sua band (con Marco Ferrario e Antonella Mantica) certamente sì. E anche per il curatore Fortunato D’Amico con cui ha dato vita a un sorprendente libro intitolato Rocktecture, un neologismo che riporta in superficie l’influenza che quella musica rivoluzionaria ha avuto sui giovani studenti dei politecnici dei ‘70 e su tutta la cultura degli anni a venire e li ha spinti a dimenticare gli insegnamenti dei loro famosi maestri per avventurarsi sulla strada di una architettura innovativa, di rottura.
Rocktecture non ha niente a che vedere con i libri che illustrano gli ultimi edifici e le soluzioni urbanistiche delle archistar, ne sottolineano, e spesso esaltano, le caratteristiche costruttive e tecniche, si sfogliano soffermandosi su pagine ...
Dal Canale YouTube di Progetto CMR - Massimo Roj Architects:
Gisella Borioli ci ha inviato un suo pensiero che condividiamo. Una occasione per rimanere concentrati e per immaginare un modo diverso di lavorare, di progettare, di vivere la città e il lavoro.
Guarda il video: youtu.be/ha4aRPRJXJU
Riservatissimo, irraggiungibile, persino algido: chi è davvero Giorgio Armani? Il nuovo libro di Tony di Corcia pubblicato da Cairo Editore prova a rispondere a questa domanda intervistando giornalisti, stilisti e personaggi della cultura, top model, attrici, ripercorrendo le tappe di un’esistenza straordinaria che parte da Piacenza negli anni difficili della guerra, passa attraverso La Rinascente e Palazzo Pitti, fino a quel debutto straordinario con il proprio brand nel 1975 che ha originato poi un impero internazionale. Proprio in occasione dell’ 85° compleanno dello stilista (11 luglio), Superstudio ha ospitato in anteprima la presentazione del libro che per volontà dell’autore si concentra sull’uomo, raccontando l’infanzia di Giò (come lo chiamava sua madre Maria), gli affetti, le amicizie, la personalità, i sentimenti...
È la più famosa, stimata e ricercata. È la curatrice del Dipartimento Architettura e Design MoMa di New York, dove è approdata giovanissima rispondendo a una inserzione sul giornale, ma anche della mostra Broken Nature alla Triennale di Milano che mette il dito nella piaga del disastro ambientale. Gisella Borioli l’ha incontrata in occasione del Lexus International Design Award.
La tua storia professionale è emblematica, soprattutto rispetto all’Italia. L’America è sempre l’America?
Direi invece che New York è sempre New York. ll MoMa è stato un punto di partenza eccezionale. Se fai qualcosa al MoMa lo vedono tutti. Ci sono tanti curatori eccezionali al mondo che non hanno la visibilità e le possibilità che ho io. Ma le cose stanno cambiando. Ci sono tante Biennali, Triennali, Design Week che stanno prendendo piede, a Indiana, Istanbul, Pechino per esempio. I curatori cercano il nuovo. Niente di meglio che avere la possibilità di scoprire altre città....
È entrato ragazzino, nel 1983, e fin dai primi giorni, con passione, con tenacia, ha costruito la sua professionalità. Da tempo Danilo Pasqua dirige Superstudio 13 ed è punto di riferimento dei grandi come dei giovani fotografi. La sua competenza si è formata sul campo, la sua esperienza accumula ricordi preziosi.
Chi era Danilo Pasqua quando è entrato al Superstudio?
Un ventenne pieno di speranze con tantissima volontà e con una smisurata passione per la fotografia.
30 anni in prima linea. Il ricordo più bello?
Ho molti ricordi, tutti belli e pochissimi negativi, ma quello che ancora oggi ricordo con molta emozione è aver conosciuto Irving Penn, per me il più grande maestro ...
Breve intervista a Giulio Cappellini, architetto, che ben conosce l’evoluzione del design a Milano e in zona Tortona essendone, fin dall’inizio del fenomeno, uno dei più brillanti e coraggiosi protagonisti.
Milano capitale del design internazionale?
Milano da molti anni rappresenta nel mondo il punto di riferimento del design internazionale, il luogo dove durante la settimana di Aprile si danno appuntamento designer, architetti, stampa, clienti, opinion leader. Si possono vedere le nuove tendenze e tracciare un panorama del design, del modo di abitare del prossimo futuro ...