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14/05/2020 | DESIGN, PEOPLE
L'INTERVISTA DEL GIOVEDI'

DOROTA KOZIARA: DA MENDINI IN POI

Di: Gisella Borioli

Prima donna che ha valorizzato il design polacco fuori dai confini della sua Polonia, il suo mentore è stato Alessandro Mendini con cui ha lavorato e collaborato a lungo. Al lavoro di designer, di scultrice, di art-director alterna la curatela di mostre, come quelle dedicate al suo maestro a Poznam nel 2004 in occasione dell’ingresso della Polonia nella Comunità Europea e nel 2014 a Wroclaw nell'anno in cui è stata la Capitale della Cultura Europea. Al Superstudio è approdata nel 2011 e molte altre volte ancora.

Dorota tra Polonia e Italia, come è successo?
Il mio studio da anni si trova sull'Alzaia del Naviglio Grande di Milano ma in città sono arrivata oltre vent'anni fa per uno stage in Atelier Mendini.  Ho studiato in Polonia, nella Università d’Arte di Poznań, Facoltà di Design e di Architettura d’Interni con una tesi sul Biodesign.  Ho vinto tre premi per la migliore laurea e così avuto la possibilità di partire all’estero per approfondire i miei studi. Ho scelto l'Italia, per la sua ricchezza culturale, la sua antica storia, la bellezza del suo paesaggio delle sue tradizioni e della sua gente. Ho girato l’Italia e sono approdata a Roma, per me la città più bella del mondo con le sue piazze, le sue fontane, i giardini, con le ali dei angeli nei quadri e nelle sculture del Ponte dell' Angelo. E così ho continuato gli studi a Roma. Pensavo anche a Milano ma in quegli anni non esisteva la Facoltà di Design al Politecnico...

Prima donna che ha valorizzato il design polacco fuori dai confini della sua Polonia, il suo mentore è stato Alessandro Mendini con cui ha lavorato e collaborato a lungo. Al lavoro di designer, di scultrice, di art-director alterna la curatela di mostre, come quelle dedicate al suo maestro a Poznam nel 2004 in occasione dell’ingresso della Polonia nella Comunità Europea e nel 2014 a Wroclaw nell'anno in cui è stata la Capitale della Cultura Europea. Al Superstudio è approdata nel 2011 e molte altre volte ancora.

Dorota tra Polonia e Italia, come è successo?
Il mio studio da anni si trova sull'Alzaia del Naviglio Grande di Milano ma in città sono arrivata oltre vent'anni fa per uno stage in Atelier Mendini.  Ho studiato in Polonia, nella Università d’Arte di Poznań, Facoltà di Design e di Architettura d’Interni con una tesi sul Biodesign.  Ho vinto tre premi per la migliore laurea e così avuto la possibilità di partire all’estero per approfondire i miei studi. Ho scelto l'Italia, per la sua ricchezza culturale, la sua antica storia, la bellezza del suo paesaggio delle sue tradizioni e della sua gente. Ho girato l’Italia e sono approdata a Roma, per me la città più bella del mondo con le sue piazze, le sue fontane, i giardini, con le ali dei angeli nei quadri e nelle sculture del Ponte dell' Angelo. E così ho continuato gli studi a Roma. Pensavo anche a Milano ma in quegli anni non esisteva la Facoltà di Design al Politecnico. Mi attiravano molto la Domus Academy o l'Istituto Europeo del Design con sua facoltà di Biodesign che coincideva con i miei interessi ma purtroppo queste scuole costavano tantissimo per me. Venivo dalla Polonia dove da pochi anni era avvenuta la svolta di Solidarność, il mio paese si riprendeva con grande ottimismo in una nuova atmosfera di libertà, ma c'era anche una grande povertà e le borse di studio non consentivano di frequentare università private.  

Poi hai incontrato Alessandro Mendini e la tua vita ha preso un’altra svolta?
Mendini era un maestro del design internazionale, studiando in Polonia sfogliavo con avidità i rari numeri della rivista Domus che arrivavano nella biblioteca universitaria ed avevo scoperto il suo lavoro. Alla fine di una sua conferenza a Roma, grazie all'intraprendenza dell’amico Leonardo Mangiavacchi, (oggi grande designer italo-brasiliano con studio a Rio de Janeriro) incontrai Mendini che in quel periodo stava preparando un articolo dedicato alla grafica polacca. Mi invitò a visitare il suo studio a Milano e lì mi propose uno stage della durata di tre mesi. Quando avevo le valigie già pronte per il mio ritorno in Polonia, i fratelli Mendini mi hanno proposto di fermarmi per lavorare con loro. Ricordo ancora la cosa carina che in quei giorni mi ha detto Francesco Mendini: "Dorota sentiti a casa perchè nel nostro studio il pavimento è realizzato con legno di rovere che abbiamo portato dalla Polonia".
Le possibilità che offrivano in quel momento l'Italia e Milano per i designers, anche stranieri, rispetto alla Polonia erano incredibili.  In seguito sono stata la prima a portare il lavoro di Mendini in Polonia.

Qual è l’insegnamento più importante che ti ha lasciato Mendini?
Il senso del design “umano”. Ed il rispetto per l'Essere Umano. Ci sono alcune riflessioni che in questo periodo specifico del Coronavirus ricorrono spesso nei miei pensieri. In tutte le cose che facciamo i valori più importanti sono la bellezza, l'empatia e la poesia. Ho capito che il lavoro dell'architetto e del designer sono mestieri che fanno stare bene le persone. In questo periodo non posso immaginare di trovarmi in un posto brutto e grigio… penso che disegnare spazi, indifferentemente dal fatto che siano privati o pubblici, influisca moltissimo sulle vite e sulle emozioni delle persone.  Ecco questo forse è l'insegnamento più forte che ho appreso da Mendini.

Poi sei arrivata al Superstudio dove hai portato più volte il design polacco. Come è stata questa esperienza?
Ricordo l'impressione e l'emozione che provavo ad ogni Salone del Mobile facendo la fila per entrare a Superstudio Più. Era tra gli eventi più importanti del Fuorisalone, file infinite ed è cosi anche oggi. Superstudio è il posto dove esponevano i più grandi designer come Alessandro Mendini, Tom Dixon, Marc Newson, Jasper Morrison, Giulio Cappellini, Paola Navone, Patricia Urquiola, e tanti altri grandi o emergenti designer. Le aziende più importanti presentavano i lavori dalle ricerche più innovative. La cosa più bella erano gli allestimenti, sempre molto variegati, emozionanti, bellissimi, magici. Nel 2004 la Polonia è entrata nella Comunità Europea. Questo evento è stato un momento di svolta anche per me. I fondi europei hanno consentito investimenti delle aziende e nelle nuove linee tecnologiche e di avviare una promozione internazionale. Cosi ho iniziato a curare grandi mostre ed a promuovere le aziende polacche che si sentivanno pronte a partecipare al Salone del Mobile di Milano e a incentivare la loro sfida internazionale grazie al supporto ed alla collaborazione dei ministeri polacchi.
Superstudio Più era il luogo giusto, un posto speciale, un grande punto di riferimento per il design e per la cultura internazionale, dove la cultura incontra il business e dove alle aziende partecipanti si aprono nuove interessanti strade.

La città, o il luogo, dove vorresti lasciare il segno?
Milano senza dubbio e per sempre. Milano come la Capitale del Design, come la città unica al mondo dove nel mio campo lavorano tante belle menti, architetti, designer, art director, curatori, giornalisti, fotografi, creativi visionari, industriali e molti altri.  Milano con la sua lunga storia, con il suo dinamismo e con la fortuna di avere spesso alla sua guida persone capaci. Milano che rispetta i lavoratori e che è una città di grandi entusiasmi. Ma anche la Milano che sa in tutto questo, anche con umiltà, godersi la vita e capire la bellezza dei rapporti umani, che sa riconoscere i veri talenti e che ne ospita in abbondanza di tutte le arti, che sia la moda, l'architettura o il design, la musica ed il teatro...
Sono felice di far parte da tanto di questa comunità.

"12 Angeli" installation, ph. Ramak Fazel
Polish Design, 2013 Superstudio Più
Polish Design, 2012 Superstudio Più
WIND OF SALENTO, candlesticks, Dorota Koziara for Cristian Dior

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