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17/12/2020 | LIBRI, PEOPLE

FRANCO MARABELLI: QUELL’IRRIPETIBILE ERA FIORUCCI

Di: Chiara Ferella Falda, intervista

Un libro così su Fiorucci non si era mai visto. Una storia incredibile che nasce da un ristretto gruppo di persone che hanno vissuto in sinergia e simbiosi, in anni in cui tutto sembrava possibile, attorno ad un uomo straordinario, un pioniere e precursore di tendenze, così avanti che ancora oggi è fonte di ispirazione. 
Franco Marabelli ha vissuto accanto ad Elio l’era più entusiasmante, respirandone ogni idea e contribuendo in modo determinante ad ogni progetto, soprattutto ai mitici negozi sparsi per il mondo. Così nacque il moderno concept store…

Un meticoloso lavoro di archivio e finalmente il libro “Caro Elio” edito da Rizzoli…

Un libro così su Fiorucci non si era mai visto. Una storia incredibile che nasce da un ristretto gruppo di persone che hanno vissuto in sinergia e simbiosi, in anni in cui tutto sembrava possibile, attorno ad un uomo straordinario, un pioniere e precursore di tendenze, così avanti che ancora oggi è fonte di ispirazione. 
Franco Marabelli ha vissuto accanto ad Elio l’era più entusiasmante, respirandone ogni idea e contribuendo in modo determinante ad ogni progetto, soprattutto ai mitici negozi sparsi per il mondo. Così nacque il moderno concept store…

Un meticoloso lavoro di archivio e finalmente il libro “Caro Elio” edito da Rizzoli…
Senza un archivio non potevo fare il libro. Ho contattato tutte le persone che avevano lavorato in Fiorucci, si sono entusiasmate e hanno trovato per me dei ricordi unici. Quasi tutti i libri usciti finora affrontano Fiorucci solo in superficie, non hanno approfondito la ricerca. Fiorucci fu una macchina di persone intelligenti e preparate fuori dal comune che non creavano “fiorucciate”, ma cose uniche d’avanguardia. Ho voluto mettere un po’ di ordine, dare voce e ricordare i veri protagonisti, spesso dimenticati, dando i giusti meriti a tutti quelli che hanno contribuito a questa magnifica avventura. E poi volevo mostrare lavori inediti, progetti diversi, foto mai viste, oggetti che ho conservato per decenni e di cui non avrei mai potuto privarmi.

Il libro è appena uscito e ne parlano tutti. Perché secondo te è stato accolto in maniera così straordinaria, dalla stampa e non solo?
Non mi aspettavo un riscontro affettivo e umano così ampio da parte di tutti quelli che hanno conosciuto Fiorucci. Molti mi hanno detto che solo io potevo fare un libro così, avendo lavorato con Elio, ma anche frequentato casa sua, la sua famiglia, viaggiato per oltre 12 anni insieme. Ho voluto raccontare la sua storia attraverso le testimonianze di altre persone, quelle che hanno avuto del bene da Elio e che gli hanno voluto bene. Ma è anche un libro per chi non ha conosciuto la storia Fiorucci, per i giovani che hanno sentito solo vagamente il suo nome. Spero che possa servire a spiegare questo movimento, sì perché è stato un vero e proprio movimento di rottura in Italia e all’estero.

Il libro racconta molto bene la tua collaborazione con Elio, dal primo incontro, la prima consulenza… brevemente quali sono le tappe di questa avventura incredibile.
Elio aveva visto un negozio che avevo progettato, la Drogheria Solferino che era molto avant garde e ha voluto conoscermi. Mi chiese di fare un piccolo affresco sulla parete del negozio di San Babila. Gli risposi con gentilezza che potevo fargli uno schizzo da far eseguire poi ad un imbianchino. Elio capì che avrei voluto fare ben altro per lui. La proposta interessante arrivò agli inizi degli anni 70: mi chiamò per rifare il reparto jeans di San Babila. Così iniziò la mia consulenza, come progettista e direttore creativo del negozio. Ho continuato a cambiare l’immagine, rinnovare gli spazi, ricevere gente che veniva dall’America, in un continuo scambio elettrizzante di input tra Milano e New York. E poi si viaggiava insieme, si faceva ricerca, si compravano vestiti e accessori mai visti da vendere in negozio, in un vortice di creatività, amicizia, ricerca ossessiva del nuovo. 
Poi nel 1974 abbiamo aperto lo spazio in via Torino, dopo essere stati folgorati dagli shopping center nella periferia newyorkese, con i tetti in vetro trasparente che dialogavano con il cielo, la natura dappertutto, i percorsi d’acqua scenografici. Vendevamo di tutto, abbigliamento, arredamento, libri, cosmetici, piante… C’erano persino un bar e ristorante che rimanevano aperti fino a notte fonda. 
Con Sottsass e Branzi abbiamo progettato il negozio di New York che inaugurò nel ‘76, un loft americano accanto a Bloomingdale’s. Uno spazio che cambiava continuamente e che ospitava eventi, mostre, performance e collaborazioni di artisti e intellettuali come Antonio Lopez, Andy Warhol, Colette, Truman Capote, Klaus Nomi, Grace Jones, Bob Colacello… Finito lo show, il giorno dopo tornava tutto come prima. 
La mobilità era la forza di Fiorucci. Io oltre a fare l’architetto non avevo paura ad andare anche nel magazzino per vedere cosa c’era. Se il magazzino funzionava, funzionava anche il negozio. 
E poi furono progettati i negozi in Brasile, Cile, Los Angeles, Chicago, Boston e Miami.  

L’oggetto, il progetto e la grafica per te più significativi. 
Il progetto dove ho lasciato il cuore senza dubbio il negozio di New York: abbiamo fatto cose mai viste, grazie anche agli ampi spazi. Era come un teatro di posa, si andava in scena ogni giorno: di giorno da Fiorucci e di sera allo Studio 54. 
In ambito moda, sono straordinari i jeans trasparenti con le impunture rosse che ho voluto anche sulla copertina del libro. Non li aveva mai fatti nessuno al mondo, un capo che pochi potevano indossare e solo in certe situazioni. Appartiene all’era Studio 54. Sudavi, non riuscivi a toglierli, ma ci si sentiva fantastici ad indossarli. 
Come grafica mi piace ricordarne una non particolarmente eclatante ma significativa. Era l’inizio dei primi PC: una grafica con i simboli e disegni dei circuiti ed elementi del computer di Carlo Pignagnoli, uno che era troppo avanti, oltre. Era un avvenimento il PC, ci mettevi due ore ad accenderlo, era ancora più lento che scrivere a mano. Ecco che la Fiorucci crea una carta da lettere con i simboli della nuova era digitale. Lo trovo geniale. 
Se però facessi la stessa domanda a Elio ti risponderebbe le sue amatissime Pin Up o gli angioletti.

Un pregio e un difetto di Elio.
Pregi tanti ma come tutti aveva difetti nascosti. Ti accoglieva solare e ti faceva sentire a tuo agio, sempre gentile con tutti. Ha litigato con poche persone, era troppo sensibile. Non era mai volgare e non amava la volgarità. Il suo peggior difetto era la sua determinazione a non voler sentire ragioni se si metteva in testa qualcosa. Difetto che ha portato la ditta a momenti critici, ma lui ha vissuto la vita come voleva, fare viaggi, divertirsi, vedere persone. Era sempre circondato da amici, Elio non voleva mai stare solo. Nelle sue case c’era movimento come nei suoi negozi. E poi forse era troppo generoso … Pagava sempre lui, aiutava tutti sempre, anche economicamente.
A lui il grande merito di essere riuscito a unire un gruppo di persone che lavorava insieme e traduceva le sue idee: si litigava ma si era uniti da un filo invisibile che ci legava. Chi entrava e non riusciva ad unirsi a questo filo, se ne andava dopo 6 mesi ma senza rabbia, con la felicità di esser stati in un posto unico che ti faceva aprire la testa. Gli uffici erano tutti attigui uno all’altro, e questo ci permetta un continuo scambio di idee, tra grafica, materiali, ufficio stile, ufficio stampa... Una amalgama che funzionava benissimo. Oggi tutto è settoriale, un collega non parla con l’altro, è tutto basato sulle ricerche di mercato. Noi facevamo le cose che ci piacevano, a volte venivano bene altre volte no, pazienza, ma avevamo la libertà di espressione che automaticamente ci univa. Elio non ci diceva cosa dovevamo fare, creava la sintonia e noi creavamo.

Quale eredità lascia Elio ai creativi di oggi, secondo te.
Ora c’è il marketing, si lavora in modo diverso. Noi facevamo una ricerca e comunicazione personale. Oggi molto spesso le ricerche sono virtuali, fatte con internet. Tutti vedono più o meno le stesse cose che ti propone Google. Noi andavamo in giro, da Londra a Hong Kong, dai mercatini in Messico ai negozi di Parigi, scovavamo oggetti, idee, forme e colori in giro per il mondo. Visitavamo tutti i musei e le gallerie d’arte personalmente, studiandone i volumi, le luci, captando le vibrazioni. 
E poi c’era lo scambio con le persone, le guardavi negli occhi. Oggi davanti allo schermo tutto il giorno, vivi in una dimensione senza contatti fisici, perdendo anche la manualità.  

Cosa ne sarà dell’archivio che hai riunito in questi anni?
Vorrei che trovasse casa, che fosse visitabile. E vorrei continuare a lavorarci, ampliarlo e riorganizzarlo in modo più efficiente. Per ora un sogno, intanto vive per sempre in un libro.
______

“Caro Elio, Un viaggio fantastico nel mondo di Fiorucci” a cura di Franco Marabelli.
Con la collaborazione di Franca Soncini, art director Pier Paolo Pitacco.
Il libro in lingua italiana, edito da Rizzoli per Mondadori Electa, è distribuito nelle migliori librerie fisiche e online. A partire da marzo 2021 sarà disponibile anche l’edizione in lingua inglese.

"Caro Elio. Un viaggio fantastico nel mondo di Fiorucci", a cura di Franco Marabelli. Con la collaborazione di Franca Soncini, art director Pier Paolo Pitacco.
Fiorucci, Elio Fiorucci nel negozio in Piazza San Babila Milano.
Fiorucci, vetrine viventi - Donna Jordan e Pat Cleveland si cambiano d'abito in vetrina da Fiorucci.
Carta da lettere e busta. Grafica Carlo Pignagnoli.

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