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12/03/2021 | DESIGN, PEOPLE

CC-TAPIS. L’ARTE SI FA TAPPETO

Di: Gisella Borioli, intervista

cc-tapis mi ricorda il Jean Paul Gaultier dei tappeti. Fantasia, sperimentazione, re-invenzione, rottura degli schemi a partire dalla tradizione (che c’è ma non si vede). Un trio di amici tra cui una ragazza di origini persiane, lunghi viaggi in Nepal, la voglia di innovare. Un pool di artisti e designer di massima creatività. Daniele Lora, architetto, art director racconta la storia di questi carpet rivoluzionari. Che a tutto assomigliano tranne che ai soliti tappeti.

Una compagnia di tappeti che in pochi anni ha sconvolto il panorama del settore. Cosa ha fatto scattare questa rivoluzione?
Il modus operandi che ci contraddistingue è quello di lavorare sempre guardando avanti e poco indietro (con conseguenti problematiche! :-)). Detto questo siamo partiti subito con l’obiettivo di portare il tappeto ad essere considerato come elemento di progettazione all’interno del processo di creazione di uno spazio, e non solamente come mera decorazione.

Daniele Lora, Nelcya Chamszadeh, Fabrizio Cantoni. Chi fa cosa?
Siamo le tre anime di cc-tapis. Ma devo essere onesto, tutto è sempre soggetto ad una grande condivisione. Io in particolare mi occupo dell’art direction del marchio.

Più che tappeti quelli di cc-tapis sembrano, sono, opere d’arte. Come scegliete gli autori delle nuove collezioni? Fin dove arriva la loro libertà di progetto?
Per noi è fondamentale ogni volta andare ad analizzare linguaggi diversi, ci piace essere incoerenti. Scegliamo o veniamo scelti dai nostri designer per un semplice e diretto processo di affinità elettiva, tutto nasce da una condivisione di idee, da confronti. I limiti cerchiamo di non porli, soprattutto nella fase progettuale. 

Come è stato possibile fondere questa estetica fortemente contemporanea con una “scuola” tradizionale come quella dei tappeti nepalesi o tibetani?
Sicuramente con un innovativo uso di materiali, colori e comunicazione. Abbiamo sempre cercato di unire il mondo lento e sospeso della produzione tibetana alla velocità del mondo creativo che contraddistingue Milano.

La collezione Feathers raggiunge punte di difficoltà e maestria eccezionali tanto da domandarsi: questi tappeti come sono fatti?
La collezione Feathers è stata una bella sfida, il dettaglio è precisissimo, per poterlo ottenere la finezza del nodo è probabilmente una delle più alte mai fatte in questi anni. Ovviamente non è stampato e come tutti i tappeti della collezione cc-tapis tutto viene rigorosamente annodato a mano con la tecnica del nodo tibetano, nodo per nodo. La lentezza del processo produttivo è parte integrante della nostra proposta. Un sapiente utilizzo dei materiali e la seta con il suo effetto cangiante aiutano ad ottenere altre infinite sfumature di colori. Un grande lavoro è anche nella finitura tridimensionale interamente intagliata a mano.

cc-tapis, Cappellini, Superstudio: un tuo ricordo?
Con Giulio Cappellini ultimamente siamo tornati al Superstudio (lì dove tutto è iniziato 9 anni fa! Chi lo avrebbe mai detto :-)) con il progetto Superloft. Siamo sempre contenti quando i nostri tappeti vengono interpretati ad utilizzi diversi. Abbiamo molti progetti per il futuro ma per ora siamo ancora concentrati molto sul tappeto, penso ci sia ancora così tanto da fare!

Dopo la pandemia c’è chi immagina un mondo slow, pacato e sobrio, e chi il ritorno della fantasia e di una creatività fast e individualista. Dove andremo, secondo te?
Sono convinto che questo sia ancora il momento di osservare, forse troppo presto per iniziare a capire. Detto questo penso che le idee correranno più veloci di prima e probabilmente le azioni più lentamente. Comunicheremo di più e produrremo meno? Aumenteremo il valore delle idee, dei concetti... a discapito della quantità. Forse.

Feathers carpet made by hand in Nepal, design by Maarten De Ceulaer.
Slinkie carpet made by hand in Nepal, design by Patricia Urquiola.
Super Fake carpet made by hand in Nepal, design by Bethan Laura Wood.
Swarm carpet made by hand in Nepal, design by Marléne Huissoud.

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