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28/05/2020 | DESIGN, PEOPLE
L'INTERVISTA DEL GIOVEDI'

JACOPO FOGGINI.STUPEFACENTE METACRILATO

Di: Gisella Borioli

Jacopo Foggini, più artista che designer, si è appropriato di una materia inusitata, il metacrilato, di cui si è innamorato da piccolo. Ne ha fatto la base della sua produzione artigianale e esclusiva di oggetti belli, colorati, unici, teatrali, leggeri e anche giganteschi. Oggetti liberi che seguono le ali dell’immaginazione e forgiati manualmente, con la materia portata a più di 200 gradi. Al Superstudio ha portato, nel 2004, i suoi onirici fiori con anima di luce e un monumentale chandelier.

Da dove nasce la passione per il metacrilato?
La mia passione per il metacrilato, materiale comunemente usato per produrre catarifrangenti delle macchine, è nata nelle aziende di famiglia. Una notte, all’età di cinque anni, mi sono intrufolato nella fabbrica di materiali plastici e ho visto fuoriuscire dal “naso” di uno degli enormi macchinari, una goccia rossa di metacrilato. Da allora questo materiale è entrato nel mio immaginario, e come un seme, lentamente negli anni, è cresciuto fino a diventare la mia vita. Negli anni ’90 ho iniziato a sperimentarne l’utilizzo creativo, affascinato dalle sue qualità cromatiche ed estetiche.

Jacopo Foggini, più artista che designer, si è appropriato di una materia inusitata, il metacrilato, di cui si è innamorato da piccolo. Ne ha fatto la base della sua produzione artigianale e esclusiva di oggetti belli, colorati, unici, teatrali, leggeri e anche giganteschi. Oggetti liberi che seguono le ali dell’immaginazione e forgiati manualmente, con la materia portata a più di 200 gradi. Al Superstudio ha portato, nel 2004, i suoi onirici fiori con anima di luce e un monumentale chandelier.

Da dove nasce la passione per il metacrilato?
La mia passione per il metacrilato, materiale comunemente usato per produrre catarifrangenti delle macchine, è nata nelle aziende di famiglia. Una notte, all’età di cinque anni, mi sono intrufolato nella fabbrica di materiali plastici e ho visto fuoriuscire dal “naso” di uno degli enormi macchinari, una goccia rossa di metacrilato. Da allora questo materiale è entrato nel mio immaginario, e come un seme, lentamente negli anni, è cresciuto fino a diventare la mia vita. Negli anni ’90 ho iniziato a sperimentarne l’utilizzo creativo, affascinato dalle sue qualità cromatiche ed estetiche.

Da dove arriva l’ispirazione?
L’ispirazione arriva dal passato, meraviglioso contenitore di idee e progetti dal fascino senza tempo.

Dove ami vedere installati i tuoi fantastici oggetti?
Ovunque, dai musei ai grandi spazi pubblici, dagli hotel alle residenze private.

Dove ti collochi come categoria: artista artigiano o designer?
Mi muovo in quel territorio di confine fra arte e design senza pormi troppi limiti di classificazione.

Dove ti senti più a tuo agio, nella manualità o nella tecnologia?
Il mio lavoro è vicino a quello di un artigiano, la manualità è la componente principale delle mie creazioni. La qualità artigianale è da sempre uno dei punti cardine del mio lavoro. Realizzo solo pezzi unici, che non si possono produrre in serie e che non possono essere replicati. Edra, azienda con cui collaboro da diversi anni, mi ha aiutato a concretizzare questo mio desiderio, perché è impegnata a supportare il lavoro creativo, con particolare attenzione per la componente artigianale e manuale. La tecnologia è un mezzo al servizio del processo creativo, ci servirà sempre di più per promuovere nuovi progetti, per tenerci connessi e aperti al mondo.

Dove deve andare il design?
Gli ultimi avvenimenti hanno stravolto il mondo e i pilastri su cui si poggiavano le nostre abitudini sono crollati. Il design ha il dovere di adeguarsi e fornire delle soluzioni a questi cambiamenti. Il tema centrale sarà la sostenibilità: la pandemia che stiamo superando è un avvertimento da parte dal pianeta. Il mio lavoro con il metacrilato è sempre stato improntato al riciclo, la plastica – spesso erroneamente demonizzata – offre infinite possibilità di riutilizzo e trasformazione. Penso inoltre che il design debba ritrovare una dimensione locale, più artigianale e debba pensare ad oggetti duraturi, che resistano al tempo e possano essere tramandati di generazione in generazione, come è stato per gli oggetti del passato.

Dove trovare quello che cerchi durante il Fuorisalone?
La Design Week è un periodo molto importante per ogni Designer che vede concretizzarsi il lavoro di un anno e allo stesso tempo è il punto di partenza per nuove idee e nuovi progetti. Trovo però che negli ultimi anni il Fuorisalone sia stato un po’ “fuori controllo”: troppi eventi e poche cose davvero interessanti. Spero che per il futuro venga ripensato con una maggiore selezione e attenzione per la qualità.

Dove ti piace vivere?
Mi piace vivere fra Milano e Bobbio. Milano è la metropoli italiana per eccellenza, è una città in continua evoluzione dove etnie e culture diverse si incontrano. Moda, arte e design offrono sempre nuovi stimoli per il mio lavoro. In particolare amo il quartiere in cui vivo, Porta Romana. E’ un quartiere ricco di piccole realtà, spazi verdi e ben collegato e punto di incontro con molti dei miei più cari amici. Bobbio, in Val Trebbia, è il luogo che ho scelto per costruire la mia casa. Un luogo magico dove ricongiungermi con la natura, ritrovare le cose essenziali, come il lavoro manuale, la cura delle piante e dell’orto e il piacere di cucinare per gli amici.

“Nel Blu Dipinta di Blu” chairs for Edra, Musée d’Orsay 2014
"Shake", Fuorisalone in Milan, 2019
"Nuvola" installation in Mumbai
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