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13/06/2021 | PEOPLE

STRATEGIE E VALORI DEL MADE IN ITALY

Di: Fulvia Ramogida, intervista

Abbiamo chiesto a Maurizio di Robilant, fondatore dell’agenzia Robilant & Associati e presidente della Fondazione Italia Patria della Bellezza, progetto no profit di rilancio dell’Identità culturale e turistica del nostro territorio, a che punto è oggi il bel paese nella valorizzazione delle sue risorse imprenditoriali e territoriali e quale ruolo gioca la comunicazione in questo percorso che anche Superstudio attraverso le sue iniziative ha da sempre nel suo DNA.

L’Italia è la culla della bellezza, l’idea di dare la vita alla Fondazione Italia Patria della Bellezza, è nata unicamente da una passione personale o anche dal tuo percorso professionale?                                           
Certo da entrambi, ma è fuori dubbio che l’appassionata cultura sul valore e il potenziale di Marca siano stati il motore che mi ha spinto a voler contribuire alla forza e alla reputazione dell’Italia nel mondo proponendo l’assunzione della Bellezza quale Identità Competitiva del Paese.

Con l’ultimo bando la Fondazione ha deciso di dedicarsi in particolare “all’ultimo miglio” della progettualità, quello della comunicazione. Come è andata?                                                                                             
Molto bene! Dopo anni passati ad agire “top down”, cercando di portare la nostra visione a livelli governativi dove, pur con qualche apprezzamento, non abbiamo trovato né ascolto né supporto (…il fatto non stupisce visto il rapporto tra Potere e Cittadino), l’anno scorso abbiamo capovolto la strategia decidendo di agire “bottom up”. Abbiamo così individuato un “mare blu” in cui posizionarci che è appunto quello di erogare fondi e servizi alle piccole imprese del Terzo settore che operano sulla tutela, creazione e valorizzazione della Bellezza in Italia.

Il patrimonio di bellezza italiano è una vera miniera d’oro anche per le aziende che operano sul territorio, la Fondazione Italia Patria della Bellezza può rappresentare una grande opportunità per quelle più sensibili…. 
Al Bando, a cui hanno risposto più di 70 partecipanti da tutta Italia, si è rivelata vincente la proposta di far adottare alcuni progetti del nostro “paniere” ad aziende della comunicazione che erano desiderose di condividere la nostra azione, così, dai 4 progetti previsti, quest’anno ne sono stati lanciati ben 11. Questo risultato ci ha convito ad offrire, alle Imprese interessate ad agire per il bene comune, l’opportunità di partecipare al Bando 2022 sotto diverse forme, compresa quella di istituire un premio direttamente patrocinato dall’Azienda e renderla Partner a tuti gli effetti del processo di selezione e di sviluppo nell’azione di supporto prevista. L’impresa potrà scegliere un progetto o su base territoriale o su basi contenutistiche legate al suo campo d’azione, facendosi protagonista di un’azione socialmente rilevante.

Bellezza, arte, moda, design, comunicazione sono cinque pilastri di Superstudio. Da milanese e da comunicatore, cosa ti ha colpito negli anni di questo progetto anch'esso quarantenne ormai?                            
La sua propensione innovativa e la capacità di mantenere sempre alta la reputazione. Quando è nato, la zona Tortona era sostanzialmente un quartiere “in mezzo al nulla”, fatto di capannoni e laboratori a uso industriale. Superstudio può essere considerato un vero e proprio progetto di marketing territoriale, dove la capacità di individuare il potenziale qualitativo del luogo ha dato dignità a un quartiere che non ne aveva fino a trasformarlo in un polo della moda e della creatività riconosciuto a livello internazionale. Superstudio inoltre è un progetto partecipato e aperto a tutti ma con alle spalle una forte regia e una rigorosa e qualitativa linea editoriale di Gisella Borioli, caratteristica fondamentale per diffondere cultura e bellezza con qualità.

Hai avuto modo di conoscere da vicino moltissime grandi aziende dagli anni ‘80 a oggi. Quanto è cambiata la consapevolezza di questi importanti attori del panorama italiano e internazionale riguardo al loro ruolo e impatto sociale?                                                                                                                
In 40anni molto è cambiato: lo è il mestiere che ogni 10 anni si è reinventato, lo è la società che nonostante le lamentele si è evoluta migliorando i propri servizi, lo sono le imprese che hanno percorso strade più virtuose anche se il gap, tra Italia e il resto del mondo occidentale, è ancora grande e questo è dovuto ad un aspetto controverso del paradigma italiano. Da un lato troviamo uno spirito imprenditoriale diffuso che ha caratterizzato il “miracolo italiano” negli anni dal ’50 al ’70, dove creatività, flessibilità e passione hanno prodotto il mito del Made in Italy, dall’altro ci scontriamo con una mentalità che ha determinato il cristallizzarsi di strutture organizzative fondamentalmente familistiche. Questi fatti ancor oggi rallentano la meritocrazia, l’impatto e il ruolo sociale del nostro tessuto imprenditoriale.

Nel tuo modo di avvicinarti e guidare le aziende nel loro posizionamento etica e maieutica sono due termini del mondo classico ricorrenti. Qual è il loro valore e come riuscite ad applicarli a ambiti commerciali?                 
Il successo commerciale, quello di lungo respiro, si basa sulla fiducia tra Impresa e Cliente (non amo il termine consumatore, entità astratta e vuota) e si consolida grazie alla condivisione di valori fondamentali; l’azione maieutica che operiamo sui nostri Clienti è proprio rivolta alla rivalorizzazione delle radici su cui poggia il “Saper Fare” (spesso dimenticato) di un’Azienda e sull’eticità dei suoi comportamenti verso tutti gli Stakeholders, garanzia di durevole successo.

Che posizione ha ai tuoi occhi l’imprenditoria italiana nello scenario internazionale? Essere italiani può essere ancora considerato come un “marchio di fabbrica”?                                                                                 
Sono profondamente convinto che vi sia un modello italiano di fare impresa che è unico al mondo, fatto di passione e di ingegno accompagnati da grande flessibilità e amore per la qualità, questi fattori ci devono orientare a servire le nicchie del mondo che sono i nostri mercati d’elezione; ciò che ci impedisce di dare pieno sviluppo a questo potenziale è la scarsa disponibilità dei nostri Imprenditori a fare sistema tra loro, tipico atteggiamento provinciale del “fo’ tutto mi” di cui molti piccoli e grandi imprenditori sono vittime.

Firenze Greenway progetto patrocinato dalla Fondazione Italia Patria Della Bellezza - Foto Giovanni Breschi

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