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23/07/2020 | DESIGN, PEOPLE

FELICE LIMOSANI. UN CREATIVO SENZA LIMITI

Di: Gisella Borioli

Artista multimediale e visual designer, innovatore che sfugge alle classificazioni, richiesto dai grandi brand di moda come dai musei del mondo e dalle università internazionali, Felice Limosani è un creativo senza limiti, capace di vedere oltre e mettere la bellezza in uno scenario futuribile. Che dice: “La mia direzione personale è neorinascimentale fatta di valori umanistici, di artigianalità e tecnologia, di creatività e originalità. Il design per me è all’italiana: da sempre siamo il paese che genera qualità, bellezza e intuizioni capaci di migliorare la vita e il suo gusto quotidiano.”

Sei stato tra i primi creativi a reinventare il “racconto” dei prodotti con vere e proprie inedite performance tra arte e tecnologia. Come é nata questa scelta professionale?
Sono un autodidatta, niente Università o scuole professionali. Ho esordito come dj negli anni 80/90, formandomi con la poetica del remix. Per 20 anni ho amato la musica e la notte mentre di giorno leggevo (e leggo) per passione saggistica di sociologia e tecnologia con indirizzo umanistico...

Artista multimediale e visual designer, innovatore che sfugge alle classificazioni, richiesto dai grandi brand di moda come dai musei del mondo e dalle università internazionali, Felice Limosani è un creativo senza limiti, capace di vedere oltre e mettere la bellezza in uno scenario futuribile. Che dice: “La mia direzione personale è neorinascimentale fatta di valori umanistici, di artigianalità e tecnologia, di creatività e originalità. Il design per me è all’italiana: da sempre siamo il paese che genera qualità, bellezza e intuizioni capaci di migliorare la vita e il suo gusto quotidiano.”

Sei stato tra i primi creativi a reinventare il “racconto” dei prodotti con vere e proprie inedite performance tra arte e tecnologia. Come è nata questa scelta professionale?
Sono un autodidatta, niente Università o scuole professionali. Ho esordito come dj negli anni 80/90, formandomi con la poetica del remix. Per 20 anni ho amato la musica e la notte mentre di giorno leggevo (e leggo) per passione saggistica di sociologia e tecnologia con indirizzo umanistico. Devo tanto a autori come Zygmunt Bauman, Francesco Morace, Giampaolo Fabris, Jeffrey Schnapp fino a Umberto Galimberti e Alessandro Baricco. Nel 2000 creai una start up con Nokia intuendo che in futuro la realtà sarebbe stata mediata da un schermo attraverso i cellulari. Fu un'esperienza cruciale. Così nel 2002, con un bagaglio di conoscenze insolite e personali, incontrai Andrea Panconesi fondatore di Luisaviaroma a Firenze. Pionieristicamente gli proposi di trasformare lo store commerciale in un luogo di creatività multidisciplinare e spostare la vendita on line attraverso l'ecommerce. L'idea fondante invertiva per la prima volta l’esperienza d’acquisto di prodotti in acquisto di esperienze artistiche inedite per quei tempi. Volevo trasformare il commercio in una dimensione capace di arricchire le persone oltre il consumo. Così iniziai a fare un lavoro preciso prima che una parola precisa potesse definirlo tra cultura, innovazione ed esperienze.

Oggi tutti sono orientati al digitale, alla smaterializzazione, ai video, alle allusioni e alle illusioni. Cosa cambierà nell’exhibit design, nelle settimane di moda e design?
Si sta smaterializzando quella che pensavamo fosse l'unica realtà possibile. La moda, il design e non solo, hanno perso quelle coordinate rassicuranti e illusorie che prima della pandemia già reclamavano un cambiamento oltre che una presa di coscienza. Le piattaforme digitali, le esperienze virtuali, i nuovi comportamenti sociali determinati dalle tecnologie sono straordinarie opportunità non per dare risposte alle formule vecchie ma per porre domande sui nuovi format. In questa dimensione l'exhibit design può essere il detonatore di una settimana deflagrante che inizia quando l'evento finisce. Online si possono attrarre pubblici diversi, coinvolgerli in un dialogo costante sui social o con app dedicate per espandere il valore culturale, sociale e creativo che c'è dietro la moda e il design. In questo modo miglioreremmo la governance dell'universo digitale, a patto che i contenuti mettano in risonanza i prodotti e le collezioni con benefici e valori rivolti alla sostenibilità, alla circolarità e alla responsabilità sociale, culturale e di consumo.

Come ricordi le esperienze che hai portato in anni diversi al Superstudio, dal liquido che si solidifica col magnetismo per Adidas, alla performance meccanica magrittiana, alla videovetrina per Pucci?
Gli spazi hanno un'anima ma anche una psicologia, un portamento e uno stile. I miei lavori si basano sulla multidisciplinarietà e sullo sconfinamento dei linguaggi. Ho sempre pensato che l'arte non debba essere confinata nelle biennali, gallerie e musei ma deve esondare, per strada, nelle periferie, nelle boutique, negli alberghi e ovunque sia possibile esprimere e condividere riflessioni ed estetiche attraverso l'arte. Superstudio ha anticipato un'idea colta e moderna del luogo e dello spazio, “mettendo in scena” principi avulsi dal blob inconsistente degli eventi.  In passato ho esposto nei musei e gallerie d'arte ma alcuni progetti non avrebbero avuto lo stesso risultato se non fossero accaduti a Superstudio, a ricordarci che il contenuto e il contenitore sono facce dello stesso stupore.

Tecnologia e umanesimo, estetica e scienza, locale e globale, relazioni fisiche e virtuali. Come metti insieme tutto questo?
La carriera di dj ha influenzato la mia visione insegnandomi che la musica non sono i generi entro la quale viene catalogata per stili e epoche, ma un linguaggio che rende inutile qualsiasi classificazione. Attingo all'Ars Combinatoria, li mixo insieme pensandoli in musica sia quando improvviso, sia quando compongo per arrivare all'armonia che emoziona me stesso e l'ascoltatore. Non li tratto come ambiti distinti, li considero intrinsecamente connessi, capaci di influenzarsi e interagire tra loro. Li ibrido in una polifonia mettendo al centro le persone e la narrazione per trascendere e andare oltre. In fondo creatività e innovazione vuol dire saper incrociare i mondi con fantasia e concretezza.

Tu come ti “racconteresti" a uno che non ti conosce?
Raccontarmi professionalmente è quasi impossibile. In ogni definizione trovo dei limiti, sono delle camicie di forza. Per praticità non ho avuto problemi a definirmi un elettricista o un vetrinista mentre la stampa si è spinta a darmi del genio, altri un'artista, il tutto passando dal mago delle emozioni, menestrello della comunicazione e il creativo che non c'era. In realtà le etichette rispetto a chi sono non contano nulla. Posso solo dire che sono un uomo appassionato che studia e lavora, un rabdomante che cerca di far bene quello che fa per se stesso e per gli altri con un tocco di poesia.


“Acts”, kinetic installation inspired by the surrealist iconography of René Magritte. The bowler hats are raised, the hands clap and the pipes rise and fall with compressed air mechanisms. Artwork by Felice Limosani at Art.Box Superstudio Più 2010
"Liquid Story", The interaction between a magnetic field and ferrous liquid creates a sinuous morphology in movement. Sculpture combined with a video installation immersed in 360 ”. by Felice Limosani for Adidas Original at Superstudio Più 2009
“Emilio Remix”, Emilio Pucci's iconic scarves become imaginative animals animated in 3D. Video art by Felice Limosani commissioned for the maison's 60th anniversary at Art.Box Superstudio Più 2007
"MAGNIFICENT", Digital installation by Felice Limosani with Andrea Bocelli narration at Sala d'Arme Palazzo Vecchio Firenze 2015. Ph Alessandro Moggi

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