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01/04/2021 | DESIGN, PEOPLE

STEFANO SELETTI: REVOLUTION IS THE ONLY SOLUTION

Di: Gisella Borioli, intervista

Non è un architetto, non è un designer, non è un artista ma è certamente un creativo che assomma con irrequietezza tutte le qualità dei creativi con cui collabora e di cui mette sul mercato le idee. Tutte trattate con leggerezza, con ironia, in una visione della vita dove l’inedito, la sorpresa, lo stupore, il diverso, il gioco sono valori veri. La vicinanza con artisti come Maurizio Cattelan o Studio Job  ha poi reso art il kitsch e viceversa. I negozi Seletti sono un po’ quello che erano le boutique Fiorucci tanti anni fa: il posto della fantasia senza barriere formali e culturali.

In questi vent’anni cosa è cambiato, e ora cosa cambierà?
Tutto, dal modo in cui ci si siede su di un divano alla cultura alimentare.

Il segno distintivo del tuo lavoro?
Una bella e sana confusione.

Come definiresti le tendenze del design contemporaneo?
Massimale, spensierato, allegro ed accessibile (almeno questo è quello per cui sto lavorando io).

Ricordi la tua prima esperienza al Superstudio?
La prima esperienza risale a dieci o undici anni fa e proponevo la linea “Estetico Quotidiano”. Ricordo ancora quanto fu importante per me e per la mia azienda essere calato in una realtà così densa di creatività.

Quanto è stata importante la mise-en-scène?
Fondamentale. All’epoca il Fuorisalone muoveva i primi passi per cui essere nel cuore di via Tortona voleva dire molto. La scelta stilistica legata agli allestimenti e la teatralità con cui veniva trattata erano un elemento importantissimo e dava lustro alle aziende che non desideravano un classico approccio fieristico.

Cosa deve avere, oltre al prodotto, un’esposizione fieristica per essere attrattiva?
Una esposizione fieristica deve avere prima di tutto il contenuto. Attorno a quello si possono costruire mille altre cose che risultano però secondarie.

Un aneddoto, un incontro, un ricordo di quella esperienza?
Ricordo un curioso Tom Dixon affacciarsi alla porta del nostro spazio ed osservare il contenuto con un’aria mista tra il disprezzo e la curiosità. I nostri prodotti e le nostre installazioni non hanno mai accontentato i gusti di tutti. Ora siamo buoni amici e ci stimiamo reciprocamente anche se le nostre direzioni stilistiche sono all’opposto.

Cosa è il Fuorisalone di Milano?
La settimana più bella per questa bella città.

Milano è la sola capitale del design?
Non ho dubbi sul fatto che Milano sia la vera capitale del design. Per lavoro ho visto tutte le altre “design week” in giro per il mondo. Nessuna cambia così tanto una città come accade a Milano. Fermo restando che migliorare è fondamentale credo che comunque la città e le sue istituzioni siano coinvolte ed abbiano fatto un ottimo lavoro negli ultimi anni. E torneranno a farlo.

Se dovessi citare massimo tre icone del design di questi ultimi anni, tue o di altri, quali sarebbero?
Premetto che non sono un designer né, purtroppo, ho studiato design. Oggi ho la fortuna di collaborare con tre realtà che provengono più dal mondo dell’arte che non dal design inteso in senso accademico. E sono: toiletpaper (Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari), Marcantonio Raimondi, Malerba ed il duo di Studio Job. Per quello che è Seletti oggi sono le mie icone perfette ma sono sempre attento ed aperto alla sperimentazione.

Infatti hai arruolato artisti incandescenti che ti hanno portato idee per un rinnovato immaginario casalingo anziché designer. Perché hai scelto questa strada inconsueta?
In realtà il design ci è sempre stato un po’ stretto. Non avendo una tradizione in quel campo ho preferito affrontare i vari settori merceologici nei quali ora ci muoviamo con uno sguardo necessariamente diverso e “rivoluzionario”. Dovevamo fare le cose come nessun altro le aveva mai fatte prima. Da questo concetto sono nate linee per la tavola come Estetico Quotidiano (presentato la prima volta al Superstudio) o prodotti dedicati all’illuminazione come la Monkey Lamp. Prodotti la cui base di partenza o l’ispirazione non sono tanto il design ma l’arte. Fortunatamente i miei artisti di riferimento sono quelli con cui attualmente sto lavorando, ed altri ne verranno.

Oggetti irriverenti, giocosi, pop, erotici, eclettici per la casa contemporanea sono stati una forte tendenza degli ultimi anni. Ora, dopo il Covid, ci si aspetta un rientro al new-normal e una attenzione alla sostenibilità. Il panorama del design è destinato a cambiare?
E’ già cambiato con la pandemia e cambierà ancora una volta passata questa. Fortunatamente la nostra azienda è piccola, giovane e snella, pronta a cambiare con una velocità che ci sta permettendo risultati straordinari. La visione degli artisti con cui collaboro mi aiuta a seguire i trend e, quando siamo davvero bravi, ad anticiparli.

I tuoi negozi sono dei bazar della fantasia senza limiti. Dove sono i tuoi flagship store?
Attualmente siamo a Milano, Londra, Manchester, Amsterdam, Parigi, Mosca, Shanghai, Verona ed altre città che ora non ricordo e stiamo lavorando per ampliare questo raggio d’azione. I nostri negozi sono in costante mutamento, il che per un settore come quello della decorazione è decisamente inusuale, sicuramente più vicino al mondo del fashion. Ma, come già detto, pensiamo che la velocità ed il cambiamento siano caratteristiche fondamentali per il nostro brand.

Il tuo prossimo progetto?
Uno solo ???? :-). Piuttosto molti, diversi e multicanale. Progetti che ci avvicineranno a settori che ancora non tocchiamo, sempre con uno sguardo inusuale e rivoluzionario. Il nostro motto oggi più che mai è “revolution is the only solution”.

Store Seletti Milano, irriverente mise-en-scène dei pezzi pop-iconici con Toiletpaper.
Collezione di porcellane Hybrid disegnata dal duo italo-greco CTRLZAK nata dall’unione di due culture.
Flashing Starman lampada per far luce “sull'oscurità cosmica” con Diesel Living.
Ironico mercatino Seletti al Temporary Museum for New Design, Superstudio 2010.

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