Non era certamente facile ricostruire l’epopea Fiorucci, che tanto ha inciso sul gusto delle nuove generazioni, a pochi anni dalla morte ma a moltissimi dalle vicissitudini che l’hanno allontanato dalla sua creatura, privandolo persino del nome. La mostra "Epoca Fiorucci", aperta a Ca’ Pesaro a Venezia fino al 6 gennaio, ricuce in un certo senso il passato al presente, andando alle radici del fenomeno a partire dalla filosofia dei negozi, vera vetrina del suo stile. In questi ambienti si scontravano il suo mondo e le sue passioni: la moda all’avanguardia dalla swinging London in poi, il design post-moderno con il contributo di grandi innovatori come Sottsass, Mendini, Branzi, De Lucchi, l’arte pop e street con gli interventi di artisti del calibro di Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol. Gli arredi originali del negozio di Venezia riportano in mostra l’atmosfera dei suoi punti vendita nel mondo, da Milano a New York a Los Angeles, Tokyo, Sydney, Rio e Hong Kong e creano curiosità sul nuovo store appena aperto a Londra. Accanto a fotografie, video, abiti, accessori, gadget di ogni tipo, l’ambientazione del negozio veneziano richiama la “filosofia” Fiorucci, perché - come ripeteva spesso lui - un negozio è “una relazione tra sentimenti, pensieri, linguaggi e anime diverse”. Superstudio ha contribuito a ritrovare pezzi storici e materiale vario a supporto di Franco Marabelli, l’architetto che ha curato il mitico negozio di New York frequentato da Andy Wharol e Madonna, collaboratore di Elio Fiorucci per molti anni. Gisella Borioli, amica fin dalla giovinezza di entrambi, ha regalato una testimonianza sul bel libro che accompagna la mostra curata da Gabriella Belli e Aldo Colonetti. Un corner Fiorucci che ripropone lo stile gioioso e dissacrante è presente a White di settembre.