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16/04/2021 | DESIGN, PEOPLE

LEONARDO TALARICO: LA RETTITUDINE DEL SEGNO

Di: Gisella Borioli, intervista

Quello di Leonardo Talarico è un nome che gira tra i talent-scout del design come uno dei più interessanti tra i professionisti dell’ultima generazione. La sua personalità è forte e mai sopra le righe come gli oggetti che disegna. Poche linee rette, tonde, semplici, che ridefiniscono il panorama contemporaneo uscendo dagli eccessi di decorativismo, recuperando una eleganza essenziale che sarebbe sbrigativo definire minimalismo. E’ invece uno studio accurato e originale di una nuova spazialità. L’abbiamo conosciuto, giovanissimo, come collaboratore del suo maestro, Giulio Cappellini, proprio al Superstudio. Una giuria di esperti l’ha premiato nella sua prima presentazione di prodotto, tra i giovani talenti della sezione Discovering. L’abbiamo visto crescere: i suoi ultimi lavori denunciano una maturità e una visione molto originali e interessanti che val la pena di conoscere. In dieci domande partendo da zero...

Quello di Leonardo Talarico è un nome che gira tra i talent-scout del design come uno dei più interessanti tra i professionisti dell’ultima generazione. La sua personalità è forte e mai sopra le righe come gli oggetti che disegna. Poche linee rette, tonde, semplici, che ridefiniscono il panorama contemporaneo uscendo dagli eccessi di decorativismo, recuperando una eleganza essenziale che sarebbe sbrigativo definire minimalismo. E’ invece uno studio accurato e originale di una nuova spazialità. L’abbiamo conosciuto, giovanissimo, come collaboratore del suo maestro, Giulio Cappellini, proprio al Superstudio. Una giuria di esperti l’ha premiato nella sua prima presentazione di prodotto, tra i giovani talenti della sezione Discovering. L’abbiamo visto crescere: i suoi ultimi lavori denunciano una maturità e una visione molto originali e interessanti che val la pena di conoscere. In dieci domande partendo da zero.

Cosa c’è dietro la tua scelta di diventare designer?
La volontà di raccontarmi senza usare parole ma con forme e linee in grado di entrare nelle case delle persone. “Parlare senza parlare” è un concetto astratto che mi piace molto. Gli oggetti che ci circondano sono lo specchio delle sensazioni e del modo di guardare il mondo, visto dagli occhi dei designer e degli acquirenti. Essendo caratterialmente una persona particolarmente diretta, mi piace l’idea che i miei progetti invece, raccontino la mia storia un passo alla volta.

L’incontro con Giulio Cappellini: lui ha trovato te o tu hai cercato lui?
Ci siamo incontrati e lui ha creduto in me, penso per la mia ambizione.

I tuoi disegni, la tua immagine, i tuoi prodotti sono estremamente semplificati e sofisticati, quasi un antidoto al design eccessivo e spettacolare di questi anni. Ti senti fuori dalle tendenze o sei tu che stai indicando una strada da prendere?
Sono lontano dalle tendenze e non mi piace seguire la scia, preferisco lavorare su strade ancora inesplorate. Con i miei prodotti vorrei lanciare un messaggio, che vuole essere di apertura verso nuove strade, perché le “nuove strade” non sono di per sé mai sbagliate, proprio perché “nuove” appunto. È importantissimo guardare e conoscere tutto ciò che accade e ci circonda, ma mi piace ancor di più l’idea di fare l’esatto contrario di ciò che fanno gli altri. E poi, la parola tendenza è lontana dal mondo del design che invece deve sfidare il tempo e le mode.

Sembra che dalla combinazione di linee rette e circonferenze tu possa trarre soluzioni innovative per ogni prodotto. Come ti avvicini a un nuovo progetto?
I miei progetti nascono tutti da forme libere bidimensionali su un foglio di carta, quasi castigate e vincolate sia per numero che per forma, come fossero segni grafici da mettere assieme. Successivamente cerco di immaginare questi tratti in una prospettiva tridimensionale, combinandoli tra loro, dandogli forma e funzione. Impiego molto tempo ad “assemblare” nel modo visivamente corretto questi tratti; la parte di disegno del prodotto a seguire invece è per me molto veloce e spontaneo.

Oltre alle collaborazioni con altre aziende, hai creato il tuo proprio brand. Cosa ti aspetti da questa scelta certamente impegnativa?
Mi aspetto e voglio arrivare ad una clientela estremamente targhettizzata ed altissima, a coloro che credono il vero lusso sia l’essenza delle cose. Sottrarre il più possibile per dare valore con “il concetto” e non con il materiale con il quale è realizzato il prodotto e che, per il pensiero di sintesi alle spalle, assume un valore di “opera” da ammirare e da vivere nel quotidiano. Una collezione estrema come massima espressione del mio modo di progettare.

Insolita anche l’idea di presentare il tuo concept con qualche immagine appena suggerita e una canzone. Non proprio una scelta commerciale. Perché?
Essenzialmente perché questo progetto non vuole seguire regole commerciali e quindi, con questa presentazione, mi piace l’idea di far dialogare assieme due diverse forme d’arte come il design e la musica, creare un racconto. Inoltre, nel 2020 era in programma una presentazione fisica ad aprile a Milano e una a maggio a New York, ma le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, non hanno permesso lo svolgimento degli eventi di design. Da qui l’idea di mettere simultaneamente in un video la performance di Lulu, la cantante con base in USA e i miei prodotti dall’Italia, consentendo di eliminare le distanze.

Dove si vede, come si acquista la collezione Leonardo Talarico?
La prima collezione, firmata e numerata è su richiesta. La seconda uscirà a settembre e sarà in vendita online su un grande e-commerce americano.

Prova a definirti in poche parole…
A volte simpatico, a volte antipatico, a volte azzecco tutto, a volte sbaglio tutto. A volte quadrato altre incomprensibile, anche per me. Molto ambizioso, molto curioso, faccio molti errori e ripeto sempre gli stessi.

Sei stato inserito nella lista dei giovani designer italiani più interessanti. Con quali altri potresti fare squadra per un nuovo panorama del design, secondo te?
In questo periodo storico, in Italia un piccolo gruppo di progettisti sta riscrivendo il mondo della progettazione. A differenza della generazione di designer precedente, quella nuova, non sente sulle spalle il peso dei grandi maestri ed è più libera ed identitaria. Questi progettisti sono di per sé già dei brand perché estremamente riconoscibili. Penso ad esempio a Elena Salmistraro o Lanzacecchia+Wai, che seppur lontani anni luce dal mio stile, hanno la loro continuità progettuale definita, che apprezzo. E’ molto bello poi, che tra le tante promesse ci siano molti nomi femminili.

Fammi immaginare la tua casa ideale…
La mia casa ideale è un unico grande ambiente, con tanta luce naturale e pochi arredi. Una scatola bianca con segni forti e decisi, ma misurati sia nel taglio dell’architettura che nella scelta dei complementi. Rigorosa e lineare ma allo stesso tempo intima, dove convivono assieme oggetti come ricordi di viaggi e di vissuto. La casa ideale non è fatta solo di arredi, ma dalle persone che la abitano e gli oggetti servono a completarla.

Sedute geometriche HTLT 101 per henrytimi di Leonardo Talarico.
Backrest Village by Leonardo Talarico per daa.
PENSIERO prima creazione essenziale per l'omonimo brand Leonardo Talarico.
Metodo table, linee pure ed essenziali, firmato Leonardo Talarico per MDF Italia.

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