Alessandro Mendini, un Maestro e un personaggio fondamentale e indimenticabile nel panorama del design post-modern, fin dalla creazione del movimento Alchimia alla fine degli anni 70, è stato vicino a Superstudio non solo come amico ma anche come autore di diverse mostre e installazioni oltre che del “piatto del cuore” realizzato per il Comune di Milano. La sua visione ironica e disincantata, la sua poetica e il suo eclettismo, la sua apertura e la sua visione, sono stati di insegnamento a molti designer diventati famosi. I suoi pezzi sono diventati icone presenti nelle case e in molti musei. Tra i mille lavori indimenticabili la poltrona Proust e il museo di Groninger in Olanda. Gli rendiamo omaggio con questa ultima intervista rilasciata a Gisella Borioli. Grazie Alessandro.
Dal 2000 ad oggi cosa è cambiato, cosa cambierà?
In questi venti anni il mondo è diventato digitale. Una radicale rivoluzione antropologica che continua tragicamente.
Il segno istintivo, il fil rouge del suo lavoro?
Il fil rouge del mio lavoro è istinto (caldo) più ragionamento (freddo) Con quali aggettivi definirebbe le tendenze del design contemporaneo? Il design contemporaneo è agnostico, indifferente e superficiale.
Com’è stata la sua esperienza al Superstudio?
Al Superstudio ho avuto alcune piccole presenze molto gradevoli.
Quanto è stata determinante la mise-en-scène?
La mise-en-scène è l’importante contenitore comunicativo dei progetti.
Un aneddoto, un incontro, ricordo di quella esperienza?
Le reazioni del pubblico, sempre opposte fra loro ma mai neutrali.
Cosa deve avere, oltre al prodotto, una esposizione “fieristica” per essere attrattiva e convincente?
Lo spazio della esposizione fieristica deve avere fascino anche quando è vuoto, privo di oggetti da esporre.
Se dovesse citare massimo tre icone del design di questi ultimi vent’anni, sue o di altri, quali sarebbero?
Le sedie di Philippe Starck, i telefonini, i lavori con le stampanti 3D.
Cosa è per lei il Fuorisalone di Milano?
Un avvenimento caotico e energetico. Un casino interessante. Milano capitale del design.
Lo è o cosa le manca per esserlo più compiutamente?
Nel bene e nel male, Milano è tuttora la capitale del design.