Tra le interviste che hanno accompagnato i tanti omaggi all’anniversario di Flavio Lucchini pubblichiamo uno estratto di quella pubblicata su Domus, che ripercorre in sintesi la sua storia professionale.
Lei è stato uno dei personaggi più influenti dell’editoria di moda degli anni 60/70/80. Come (e quando) ha scoperto la sua vocazione per la moda?
Come dice Giorgio Armani, non sono nato con la vocazione della moda come accade a molti giovani fin da piccoli. Alle elementari ero bravo in disegno. Al liceo scientifico volevo decisamente fare l’artista. La moda è arrivata lavorando
Dopo gli studi di Architettura a Venezia e Arte a Brera ha scelto di dedicarsi all’editoria di moda.
È a Milano, dove mi ero trasferito nei primi anni cinquanta passando al Politecnico e frequentando anche l’Accademia di Brera, che iniziai la mia esperienza nella grafica editoriale. Poi ebbi l’occasione di inventare Fantasia, la mia prima testata femminile mensile, che si fece subito notare ed apprezzare. Fu la rivista che mi aprì le porte del Corriere della Sera per progettare Amica. È con queste due testate che cominciai la mia avventura e scoprii la passione per la moda.
L’editoria, l’arte, la grafica hanno contraddistinto il suo percorso professionale. Quale importanza hanno avuto nella sua formazione e perché?
Arte, moda, grafica, architettura sono stati interessi predominanti nella mia vita sia professionalmente che personalmente. I giornali che ho fatto mi hanno aiutato ad esprimerli e valorizzarli, fin dall’inizio. A Milano, alla fine del 50, non c’erano agenzie di modelle né fotografi specializzati nella moda. Il Corriere aveva dei grandi giornalisti come Buzzati e Montanelli. Pensai che Amica dovesse avere anche grandi fotografi
che lavoravano a Parigi. La moda con loro era diversa. Ricordo che al cinema c’erano i film della nouvelle vague. Si respirava aria nuova. Infatti pochi anni dopo a Londra comparvero i Beatles, la minigonna, Carnaby street e King’s Road. Portai questa nuova atmosfera in Amica. Dopo un paio d’anni da Amica mi chiamarono alla Condé Nast che aveva comprato la testata Novità. Convinsi il potente direttore editoriale della casa madre americana, Alexander Liberman, di trasformarla in Vogue per darle prestigio e seguire i tempi nuovi. Fu una decisione che cambiò la mia vita e la storia della moda a Milano.
Nel 1983 ha fondato Superstudio 13, primo centro per la fotografia e l’immagine. Poi, nel 2000, Superstudio Più, grande complesso dedicato a moda, arte, design e comunicazione. Che cosa pensa del rapporto sempre più stretto tra questi ambiti?
Io ho sempre considerato la moda un fatto importante, stimolo e riflesso del cambiamento sociale e del mondo. Nel 1983 pensai di aprire, con Fabrizio Ferri, un centro di studi fotografici e servizi con tanto spazio e tutte le nuove tecnologie che la fotografia di moda richiedeva. L’aggiornamento tecnico era diventato necessario perché il progresso nella fotografia era rapido e costoso per il singolo fotografo. Nel 2000 la mia passione per la moda, il design, l’arte e l‘innovazione mi ha portato ad aprire un grande centro per eventi legati alla mia esperienza. Il Superstudio Più voleva essere al servizio della comunicazione “avanzata” e dare anche opportunità di visibilità a giovani talenti e artisti emergenti. Oltre ad avervi il mio atelier d’artista.
Nel 1990, finito il periodo eroico della moda, abbandona tutti i suoi incarichi per dedicarsi all’arte. È stata una scelta o una necessità?
Ho scelto di dedicarmi all’arte perché mi sono sempre sentito artista. Ho creduto anche che fosse mio dovere far capire almeno alcuni dei molti messaggi che il vestito trasmette. In questo senso non mi sono mai allontanato dalla moda. Tutto mi ha ispirato, dall’Alta Moda al burqa.
Oggi lei è un giovane di 90 anni. Se pensa al futuro, cosa le piacerebbe trasmettere alla prossima generazione di designer, creativi e imprenditori?
Ai giovani imprenditori, ai creativi di ogni genere, vorrei dire: credete fortemente nelle vostre idee e capacità. Amate le vostre scelte e il vostro lavoro vi renderà felici. Metteteci passione. Investite tutte le vostre energie per raggiungere i vostri obbiettivi. Ce la farete.
Intervista integrale su Domus www.domusweb.it