Una Università milanese che punta sulla comunicazione, una realtà della città che opera sulla creatività e sulla innovazione. Così Iulm e Superstudio si sono confrontati nella ricerca sull’identità del famoso brand che l’istituto ha commissionato ai suoi studenti dopo che avevano partecipato al progetto Superdesign Show della location, lo scorso settembre. Ne sono uscite situazioni acclarate ma anche punti di vista inediti e stimolanti.
Mettersi a confronto con le nuove generazioni è come guardarsi attraverso uno specchio, il cui riflesso non sempre restituisce quell’immagine che siamo soliti riconoscervi. Una bella sfida, che Superstudio ha accolto, lasciando l’ultima parola a una ventina di giovanissimi universitari, selezionati per un project work molto particolare.
Nei corsi di comunicazione pubblicitaria, una delle prime cose che s’insegna è la differenza tra identità e immagine di marca. In soldoni, se l’identità è ciò che il brand comunica di sé, l’immagine è, invece, quanto percepito della marca all’esterno. L’esperto di branding Jean-Noël Kapferer propose anni fa di analizzare l’efficacia comunicativa di una marca attraverso un prisma a 6 facce, ognuna delle quali fa riferimento, nell’ordine, a caratteristiche fisiche, personalità, universo culturale, relazione, riflesso e rappresentazione. Le studentesse e gli studenti dello Iulm, che avevano collaborato con noi durante le giornate della scorsa Design Week, sono stati invitati a restituire la loro esperienza attraverso un’analisi kapferiana del “brand” Superstudio. Ne è emerso un profilo dettagliato e puntuale, in cui tra i primi aspetti che risaltano c’è quello, importantissimo, dell’eterogeneità del target di Superstudio, nell’identikit di persone provenienti da tutto il mondo e di ogni età, interessate al design. Hanno saputo cogliere quell’intento originario di instaurare relazioni con clienti e partners provenienti da molteplici settori e con i quali poter condividere, da sempre, il desiderio di intrattenere, informare e stimolare nuove idee, in un ambiente in cui ad essere coinvolta non è solo la mente ma anche il cuore.
Talvolta ciò che gli studenti hanno portato a galla nelle loro analisi, ci ha fatto sorridere per arguzia e prontezza. Come ad esempio, l’accostamento tra Superstudio e lo Studio 54 di Andy Warhol, richiamato in primis per l’analogia visiva del logo, ma giustificato anche per quella natura di factory che la realtà milanese ha da sempre attribuito ai suoi studios, punti di incontro di personalità creative e artistiche, fucine di progetti fotografici e non solo, dal sapore internazionale e rivoluzionario.
In molti hanno colto anche l’importanza della storia pregressa dei suoi fondatori, Gisella Borioli e Flavio Lucchini, e come ciò abbia dato loro l’intuizione giusta di dover colmare un vuoto fisico e concettuale presente nella città. Un vuoto riempito nel tempo dai tre spazi innovativi e imponenti sui cui ora si diramano le attività poliedriche e trasversali di Superstudio, tra grandi eventi, esposizioni e pubblicazioni editoriali.
Tutti loro, infine, hanno confermato, come questa realtà milanese sia ancora oggi un punto di riferimento importante, in particolare per l’impegno nel mantenere viva la voglia di fare moda e design, attraverso una visione attenta del presente, dando spazio alle nuove generazioni e celebrando tutto ciò che ha reso Milano e l'Italia icone nel mondo.
Si ringraziano gli studenti del Corso di Laurea in Moda e Industrie Creative dell'Università Iulm, che hanno partecipata al project work con Superstudio: Martina Albanese, Maria Luce Guidobono Cavalchini, Antonella Ciancia, Federico Colombo, Greta d’Atti, Charlotte Di Qual, Alessandra Rocca Lucia Gottuso, Beatrice Jahaj, Fatoumata Kande, Sara Levada, Giulia Elisabetta Malacarne, Emy Musitelli, Giorgia Panuzzo, Alice Schiappacasse, Sara Valenzano, Alice Vanoli.