Un giovane designer di talento, con una lunga militanza a fianco di Giulio Cappellini, garanzia di una visione aperta e consapevole sulle esigenze del design, ci regala una riflessione su come affrontare la progettazione dopo la lezione del corononavirus. I mesi del forzato lockdown ci hanno fatto capire i veri valori e forse pentire di tutti gli eccessi e le eccedenze che hanno invaso le nostre case e le nostre vite.
"Le prossime tendenze nel mondo del design non saranno di tipo stilistico ma si parlerà di consapevolezza progettuale.
I nuovi limiti non saranno superati da nuove forme, ma avranno bisogno di nuove soluzioni.
Mentre prima il compito del designer era quello di guardare il mondo con occhi differenti ora è quello di guardarlo con occhi nuovi e per fare ciò, ritengo occorra fermarsi e studiare ciò che ci accade attorno, per poter quindi ridisegnare i nuovi scenari domestici ed allestitivi.
È estremamente riduttivo pensare che un buon progettista nel 2020 si limiterà a creare oggetti belli e funzionali; ci siamo accorti tutti da tempo -anche se qualcuno ha paura di sentirselo dire- che non ha proprio senso continuare a disegnare decine di prodotti per saturare il mercato, presentarli nelle fiere di tutto il mondo, per poi forse, metterli a catalogo con un anno di ritardo, vendendone numeri irrisori...
Un giovane designer di talento, con una lunga militanza a fianco di Giulio Cappellini, garanzia di una visione aperta e consapevole sulle esigenze del design, ci regala una riflessione su come affrontare la progettazione dopo la lezione del corononavirus. I mesi del forzato lockdown ci hanno fatto capire i veri valori e forse pentire di tutti gli eccessi e le eccedenze che hanno invaso le nostre case e le nostre vite.
"Le prossime tendenze nel mondo del design non saranno di tipo stilistico ma si parlerà di consapevolezza progettuale.
I nuovi limiti non saranno superati da nuove forme, ma avranno bisogno di nuove soluzioni.
Mentre prima il compito del designer era quello di guardare il mondo con occhi differenti ora è quello di guardarlo con occhi nuovi e per fare ciò, ritengo occorra fermarsi e studiare ciò che ci accade attorno, per poter quindi ridisegnare i nuovi scenari domestici ed allestitivi.
È estremamente riduttivo pensare che un buon progettista nel 2020 si limiterà a creare oggetti belli e funzionali; ci siamo accorti tutti da tempo -anche se qualcuno ha paura di sentirselo dire- che non ha proprio senso continuare a disegnare decine di prodotti per saturare il mercato, presentarli nelle fiere di tutto il mondo, per poi forse, metterli a catalogo con un anno di ritardo, vendendone numeri irrisori.
L’evoluzione del designer -a parer mio-, sarà quella di “disegnare” progetti che non necessariamente assumeranno forme fisiche, bensì soluzioni e strumenti in grado di dare valore a ciò che abbiamo per far si che ci accompagni nel tempo, rendendolo oltre le mode.
Un concetto molto astratto, disegnare qualcosa che non si vede: progetti per dare valore ed evolvere.
Pensiamo ad esempio agli allestimenti: come faremo i nostri racconti? Come si racconterà una azienda? Studiando i nuovi metodi comunicativi, le nuove installazioni ibride tra digitale e reale magari, sicuramente accelerando il processo di digitalizzazione come mezzo di condivisione..
Produrre meno e meglio, ma soprattutto in modo etico e nel rispetto del pianeta che ci accoglie, per non superare un problema e poi trovarcene un altro.
È per questo che è sbagliato parlare di tendenze nel design a parer mio, ma è più corretto parlare di “visioni stilistiche e filoni di pensiero”. Io per esempio, perseguo quello della purezza e dell’essenzialità poichè sono convinto che i grandi progetti nascono dalle piccole intuizioni, da reinterpretare in maniera estremamente personale.
Nel design si guarda con occhi malinconici al passato e ai grandi maestri, cercando di replicarli, invece, ritengo che oggi le aziende apriranno la porta soltanto a coloro porteranno soluzioni in grado di evolvere e dare nuovi contributi".
Leonardo Talarico