Quale è la base del tuo progetto?
Nel mio lavoro tendo a trattare soggetti e temi iconici, relegati ormai alla mediocrità e alla noia, per discutere il ruolo costruttivo della donna nella società moderna attraverso chiare e riconoscibili caratteristiche. Design, temi e soggetti prescelti vogliono scardinare i limiti estetici correnti per introdurre nuovi codici visivi, reinventare significati preesistenti o definiti in passato. Ripensare concetti come nuove tecnologie, nuove frontiere dell’ingegneria, simboli, metafore,modi di pensare consolidati per dar loro nuovo significato, una lettura nuova capace di contrastare quanto fatto fino ad ora. Più precisamente trovo stimolante misurarmi con archetipi femminili eclettici,
soprattutto quando sono riconosciuti come ingenui e frivoli e farne parametri da rielaborare all’interno dei miei lavori, mantenendo un atteggiamento riservato, a volte quasi doloroso. Il progetto si basa proprio su questo concetto. In modo molto semplice ho proposto The Doll House, ispirandomi alle eroine della letteratura femminile e affermando a gran voce una selezione variegata di oggetti al tempo stesso eleganti, sensibili e sobri. Crisi economica globale, trend, sostenibilità, ricerca e nuovi mercati… Personalmente penso che, come designer e produttori, non siamo costretti a realizzare tutte le idee o i progetti che abbiamo in mente. Penso sia molto più responsabile per la nostra società e noi stessi cercare di realizzare solo pochi pezzi, capaci di essere realmente innovativi, sensibili alla cultura e all’impatto ambientale. Credo negli oggetti che sappiano giocare un ruolo cardine nello strutturare l’identità creativa di una designer e dunque capaci di sopravvivere molto più di qualche stagione ma diventare intramontabili anche per le generazioni a venire. Modesty