In questi giorni è uscito il volume “Il design del tessuto italiano”, edito da Marsilio, nel quale Vittorio Linfante docente di Fashion Design, Branding e Comunicazione presso il Politecnico di Milano, e l’iconografo Massimo Zanella hanno scelto di raccontare “in libertà” la storia dei tessuti che sono forse l’ingrediente primo della nostra moda… e ben altro.
Senza nessun accanimento iper-filologico per i soli addetti ai lavori, gli autori hanno compiuto una selezione interessante con il dovuto rigore curatoriale. Ci sono disegni e abiti di Walter Albini, così come di nomi che chi fa moda - e design di moda - dovrebbe conoscere: le sperimentazioni tessili di Lucio Fontana e Gio Ponti, i motivi optical di Germana Marucelli e quelli caleidoscopici di Emilio Pucci. C’è il trompe-l’oeil di Roberta di Camerino e il pop flower di Ken Scott, quello di Elio Fiorucci, quello “à la Andy Warhol” di Gianni Versace. Si analizza il lavoro sull’heritage compiuto da Prada, Valentino e Marni. Non si trascurano gli archivi aziendali e la necessità della loro valorizzazione, a partire da quello di Missoni.
In sintesi: in questo volume c’è il made in Italy “sostanziale”: stilisti, designer, aziende che hanno contribuito all’affermazione del tessuto e in particolare del fabric design italiani nei cinque continenti. Alta qualità, dunque, che non è solo moda, poiché essa comprende– e il mondo intero la apprezza esattamente per questa sua eterogeneità d tipologie di prodotto - tra l’altro tovaglie, tappeti, tessuti da arredo, a cui sono dedicati saggi monotematici d’autore.
Vittorio Linfante e Massimo Zanella, “Il design del tessuto italiano”, Marsilio Editori, 2023