L’11 novembre si è svolta la quarta edizione di Blockchain Forum Italia, l’evento organizzato da Italia4blockchain e dedicato alla tecnologia blockchain ospitato da Hangar 21 al Superstudio Più. Un argomento di grande attualità ma ancora misterioso per molte persone.
Innanzitutto, facciamo chiarezza sull’inflazionatissimo termine blockchain. Con “blockchain” – letteralmente catena di blocchi – si fa riferimento a un paradigma tecnologico che permette di scambiare valore tra due soggetti senza ricorrere a intermediari. In pratica, se prendiamo in esame il caso d’uso più noto, quello della criptovaluta – bitcoin, ad esempio– questa tecnologia permette di realizzare transazioni finanziarie senza passare per le banche. Nata sul mercato finanziario, la blockchain è velocemente dilagata nel mercato dell’arte.
Il 9 novembre la video-scultura Human One del criptoartista Beeple ha sfiorato i 29 milioni di dollari ad un’asta Christie’s. Da copione, considerando che già a marzo 2021, la stessa casa d’aste aveva battuto per la cifra astronomica di 69 milioni di dollari l’opera digitale Everydays-The First 5000 Days, un collage composto dalle immagini raccolte e salvate fino a quel momento dall’artista. Un valore “pompato”, nessun dubbio. Non stiamo parlando di una nuova frontiera – l’arte digitale esiste dagli anni 60 – ma di un paradigma, sconosciuto ai più, che è bene approfondire perché plasmerà il futuro degli scambi interpersonali ed economici oltreché di quelli artistici.
L’arte digitale si basa sugli NFT, sigla che sta per “non-fungible token”, e indica contenitori di dati o di metadati. L’NFT nasce come un oggetto finanziario, serializzabile, il cui statuto è invece modificato quando si lega alla blockchain, che lo rende irripetibile e, quindi, acquistabile da un numero limitato di collezionisti, se non da uno solo. Prendiamo l’esempio familiare a tutti della galleria delle foto sul cellulare: ognuno vi colleziona le proprie fotografie, caratterizzate da un’estrema volatilità, nel senso che possono essere scambiate con un numero potenzialmente infinito di contatti e riprodotte nello spazio-web fino a perdere ogni tipo di legame con l’autore dello scatto. In questo meccanismo, proprio della sfera digital in generale, l’autorialità svanisce. La domanda, quindi, è: come si fa a mantenere nel reame della riproducibilità multipla del web, la proprietà dell’autore? Proprio grazie alla tecnologia blockchain. L’autore, infatti, esercita il diritto di partecipare alla fortuna che la sua opera incontra una volta immessa sul mercato perché l’NFT si comporta come un certificato di proprietà dell’opera. Nel momento in cui il bene scarseggia sul mercato, la sua proprietà acquista poi un valore eccezionale.
Nonostante sia un argomento ormai “pop”, la questione NFT richiede di essere interrogata perché comporta un ripensamento di alcune pratiche artistiche, come il collezionismo, arrivando ad intaccare lo status dell’opera d’arte stessa. Negli ultimi anni, poi, la digital art sta entrando anche nei musei. Tra gli invitati al Forum c’era Serena Tabacchi, direttrice del primo museo digitale al mondo, MOCDA (Museum of Contemporary Digital Art). Nato nel 2019 come realtà museale aumentata, MOCDA si prefigge di realizzare la prima collezione permanente di opere d’arte digitali. «L’arte digitale esiste da molti anni, ma l’avvento degli NFT è stata come un’esplosione che ha prodotto un’enorme onda d’urto mediatica». La narrazione che circonda questo tipo di tecnologia è, però, doppia come spiega Marina Markezic, co-fondatrice della European Crypto Initiative: da un lato essa delinea l’utopia di una tecnologia con una velocità di processazione mai raggiunta; dall’altro, invece, si configura come una distopia estremamente inquinante, come riportato da uno studio di Nature. Gli NFT, infatti, hanno una “natura energivora”, ossia richiedono una massa di energia computazionale molto elevata per poter funzionare. Tra le ultime soluzioni a questo problema è stata MUSA – Music and Art . Presentata durante l’evento, MUSA è una piattaforma di compra-vendita di NFT basata sul nuovo algoritmo Algorand – creato dal premio Turing Silvio Micali – un protocollo assolutamente green che sfrutta una blockchain sostenibile ed è quasi a impatto nullo di carbonio. Da Milano quindi un nuovo spazio per l’arte, o piuttosto un meta-spazio.