A CIASCUNO LA SUA WEEK
Ai puristi del design, ai promotori del Fuorisalone come fenomeno di creatività diffusa, questo proprio non piace. Non piace che la
Moda, con tutta la sua potenza, si sia infilata tra i brand piccoli e grandi di arredo, tra i produttori dei device supertecnologici e i designer in cerca di visibilità, togliendo spazi e attenzione. Dopo anni di investimenti e di fatiche per creare un evento che coinvolge tutta la città e che ha reso
Milano la
capitale del Design del mondo, ecco, tra le aziende fiore all’occhiello della
creatività italiana ma con fatturati che non reggono il confronto, tra i tanti pionieri e sperimentatori, tra le università del mondo e i giovani talenti che ancora lottano tra budget insufficienti e location irraggiungibili, comparire sullo stesso palcoscenico e nello stesso momento i Grandi della Moda e i negozi del quadrilatero della moda che si lustrano a festa con qualche allestimento straordinario o ospitando pezzi di design e inserendosi così nel fitto calendario degli eventi. Sono nomi gloriosi, che evocano lusso e vite dorate: Louis Vuitton, Hermès, Bulgari, cui si aggiungono Dolce&Gabbana, Tod’s, Miu Miu, Tommy Hilfiger, Blumarine, Paul Smith e molti altri, senza contare quelli che dentro all’arredo ci sono davvero, da anni e non sporadicamente, come Armani, Missoni o Versace. Hanno aggiunto, è vero, per l’occasione, oggetti decorativi di vario genere, ma tolgono comunque attenzione, e visitatori, alla vera ragione di essere presenti in questa Design Week: parlare dell’habitat di domani, non degli abiti di oggi.