Il nostro sguardo ha spaziato dalla Rive Gauche al distretto Opéra / Concorde / Etoile, passando per il Palais Royal / Marais / Bastille, per una panoramica ampia, che abbracciasse i diversi luoghi della manifestazione. Alcune scoperte interessanti alla Paris Design Week-Factory, in cui sempre più forte spicca l’indagine di giovani e meno giovani, affermate ed emergenti realtà che guardano all’attualità della ricerca sui materiali che danno vita - per esempio - ad un elegante materiale di rivestimento per l’interior, prodotto 100% con squame di pesce, e lavorabile con gli stessi strumenti con i quali si lavora il legno. Notevole la partecipazione delle tante gallerie coinvolte che parla di una esplicita vocazione della manifestazione all’Art Design, con grande vivacità e molteplicità di interventi. Meno coinvolgente invece l’esperienza nei grandi showroom del Design (con le dovute eccezioni, si intende), dove le nuove collezioni presentate non puntano più che in altri momenti dell’anno su un lavoro di mise-en-scene. Impossibile non fare un paragone con la Design Week milanese, in cui la sensazione che si ha è che si provi ad alzare l’asticella della spettacolarizzazione, spingendo sempre più verso il coinvolgimento anche emotivo del visitatore (con risultati di cui in molti casi si potrebbe certamente discutere).
Abbiamo lasciato la città con un grande punto di domanda: … che Parigi non ci creda abbastanza?