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17/01/2025 | EDITORIALE

OLIVIERO TOSCANI, MOLTO PIÙ CHE UN AMICO

Di: Gisella Borioli

Il grande fotografo nel ricordo di Gisella Borioli che, insieme a Flavio Lucchini, ha condiviso con lui una vita di avventure lavoro e amicizia.

Ho conosciuto Oliviero Toscani che avevo 21 anni e lui 24. Io già lavoravo in Condé Nast e contemporaneamente studiavo, lui era uscito da poco dalla Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove Flavio Lucchini, il grande art-director di Vogue, l'aveva scovato. Eravamo due ragazzi, pronti per la vita sorprendente che ci stava aspettando. Insieme a Flavio, che è stato il mio e il suo Maestro, abbiamo lavorato, viaggiato, sfidato le convenzioni, inventato, fotografato, pubblicato, ci siamo innamorati, ci siamo sposati, abbiamo avuto bambini, poi (lui) altri amori, altri figli, sempre condividendo le emozioni. Abbiamo conosciuto Agneta con le piccole Olivia e Sabina, é stato testimone del nostro matrimonio e poi eravamo al suo con Kirsti. Ha fatto le prime foto della nostra Gaia neonata che due anni dopo giocava con il suo piccolo Rocco. Gli abbiamo regalato un coniglio in cambio di un cavallo, che non è mai arrivato. Siamo stati un trio indissolubile per molti anni, poi un po' meno, ma sempre vicini. È stato complice di tutti i nostri progetti, le testate più innovative, Vogue, L’Uomo Vogue, Lei, Donna, Moda, Eva, e poi il Superstudio di cui è stato il nostro più affezionato cliente, era a casa sua. Imprescindibile amico, abbiamo litigato, fatto pace, ci siamo aiutati, sostenuti, mai allontanati. Siamo cresciuti senza invecchiare, dentro. Abbiamo incontrato insieme personaggi leggendari che hanno fatto la storia dell'arte, da Man Ray a Fellini, a Picasso, a Saint Laurent a Andy Warhol a Robert Rauschemberg e tanti altri che nemmeno li ricordo più. E naturalmente tutti i protagonisti della moda internazionale. Elio Fiorucci era per noi il quarto moschettiere, quello che metteva per primo in vetrina e faceva suoi i risultati delle nostre scorribande nel mondo: i jeans dei cow-boys, la moda militare, il punk londinese, la lingerie erotica, le fantasie afro, le braghe e le bluse folk guatemalteche. Una volta Oliviero voleva che Elio mettesse in vetrina un cavallo vero, ma in questo non l’ha accontentato.
Con una occhiata Oliviero coglieva l'essenza delle cose e la fissava con un clic sconvolgendo le regole e osando l'inosabile. Con una risata si faceva beffe di quelli che non capivano, peggio per loro.
Ora Oliviero se ne è andato e tutti riconoscono il suo genio, anche i detrattori. Era un provocatore? Certo. Raccontava storie con le immagini e provocava reazioni che facevano pensare. 
Quante volte l'ho difeso da chi gli tirava pietre di disprezzo o addirittura di odio, perché incapaci di comprenderlo!
La malattia l'ha colpito improvvisamente, duramente. Ora siamo tutti un po' più soli, chi senza l'amico, chi senza il nemico. 
Nel libro "Gisella.Volevo essere felice” che ho appena pubblicato lui è inconsapevolmente sempre presente, e so che negli ultimi giorni il mio libro era nelle sue mani e gli ha dato un po' di serenità. Grazie di tutto, Oliviero.



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