Ad aprire la Milano Fashion Week l'incredibile sfilata di Gucci al Superstudio Maxi. Un mese di preparazione, un progetto galattico, il top dei collaboratori, un incanto annuciato. Non poteva cominciare meglio di così.
Anche se siamo abituati agli allestimenti più spettacolari che trasformano la grandi "scatole" bianche delle nostre venue nel Paese dei Desideri ogni volta diverso, sono rimasta davvero incantata davanti alla metarmorfosi della immensa sala industriale di Superstudio Maxi in un lussuosimo e incredibile Palazzo Gucci, che ha aperto ai suoi privilegiati ospiti l'arena centrale, dopo l'accueil nella hall di ingresso, accolti da un bicchiere di champagne.
In uno spazio imponente reso rotondo dall'intervento più architettonico che allestitivo, con il pavimento ricoperto di moquette-pelliccia verde sottobosco, con passerella a specchio che si inerpicava come un nastro di resina nera su piccole salite/discese, con un controsoffitto che rifletteva lo scenario e centinaia di metri di una tenda di seta a mimetizzare la struttura della antica fabbrica sottostante, con una cura maniacale fin nei più piccoli dettagli, la sfilata "Continuum" ha avuto inizio. Aggiungendo la magia di una vera orchestra sotto la bacchetta del direttore Justin Hurwitz premio Oscar per La La Land. Una folla di giovani efebi e sottilissime fanciulle in una lunga e velocissima camminata hanno esplorato l'abbecedario della storia di Gucci. Moltissimi outfit, donna e uomo, diversissimi fra loro, severi o glam, fluidi o strutturati, in colori acidi o intensi, quasi a voler dare la risposta ad ogni stile e ad ogni desiderio con la garanzia e la qualità di un brand leggendario la cui storia tornava nei dettagli dei morsetti, delle doppie G, nel bambù degli accessori, nella eleganza del tutto. Ho ripensato con nostalgia al giovane Maurizio Gucci che impegnato nel rilancio della griffe di famiglia si rivolse a noi, a Flavio Lucchini e a me, allora editori/direttori di Donna e Mondo Uomo, le riviste top degli anni 80, per un consiglio sulla strada da prendere e lo stilista da scegliere. Il destino ha deciso diversamente.
Ho apprezzato in questa sfilata di transizione verso una nuova direzione creativa il voler dare una risposta alla affermazione della individualità dei giovani di oggi, qualunque cosa amino, dovunque essi vivano, West o Far-East che sia. Fuori dalle regole codificate e dentro a una totale libertà, dal classico perbene alla nudità provocatoria sempre raffinata, c'è un Gucci per tutti.