IT | EN
21/09/2022 | MOSTRE

AVEDON IERI E OGGI

Di: Flavio Lucchini

La mostra di Avedon a palazzo reale di Milano ha risvegliato gli anni migliori della mia vita.
Nel 1963 avevo 35 anni e tre anni prima ero stato assunto dal Corriere della Sera come progettista e art director per realizzare il nuovo settimanale femminile che in seguito il giornalista-scrittore Dino Buzzati suggerì di chiamare Amica.Il successo del settimanale mi mise in vista nel mondo dei giornali femminili. In quel periodo la Condé Nast americana voleva mettere un piede anche in Italia. Fui contattato da loro e subito assunto come direttore artistico per iniziare lo sbarco in Italia. Inutile dire che la mia passione per tutto quello che è bello sposava perfettamente l’impostazione e la filosofia di Vogue. In quel periodo il capo assoluto di Condé Nast, Alexander Lieberman, aveva creato un prodotto editoriale fantastico. Lui stesso fotografo e art director aveva fatto di Vogue America la pubblicazione più bella del pianeta. Aveva firmato un contratto in esclusiva con Richard Avedon e con Irving Penn, i fotografi già allora considerati i migliori del mondo. Tutto doveva essere al massimo, perfetto ed esclusivo. Dai giornalisti alle modelle alla qualità della stampa. E così via.
Lavorare per Vogue è stato per me il momento più felice della mia vita. Per le mie mani passavano  la moda più ricercata, le donne più affascinanti ma anche gli scrittori più famosi, gli artisti, gli architetti, gli attori, i registi, i personaggi. Insomma tutto quello che rappresentava il meglio del meglio. Ogni giorno aspettavo con ansia il materiale da New York per fare il giornale convinto che anche in Italia sarebbe apparso in edicola ogni mese qualcosa di inatteso, bello e fantastico. Con le foto di Avedon facevo l’apertura del numero. 
Avedon forse è stato l’artista che più ha rappresentato Vogue. La sua ricerca della perfezione, la sua capacità di andare oltre, la sua cura del minimo dettaglio, i suoi intensi ritratti dei grandi del secolo, le sue meravigliose modelle rese delle dee, hanno creato la sua fama leggendaria. Essere fotografati da lui per Vogue era una consacrazione.
Le sue copertine, le sue foto di moda e dei suoi personaggi fanno capire meglio delle parole cos’era Vogue in quel periodo.


PROSSIMO ARTICOLO

FLAVIOLUCCHINIART: “NEW ENTRY” DI MUSEOCITY

ARCHITETTURA
ARTE
DESIGN
DISCOVERING
DUBAI
EDITORIA
EDITORIALE
EVENTI
FOTOGRAFIA
GREEN
INNOVAZIONE
LIBRI
LOCATION
MODA
MOSTRE
PEOPLE
TALKS
TENDENZE
VIDEO
MILANO FASHION WEEK
CINEMA
ARCHIVIO COMPLETO
ARTICOLI IN EVIDENZA