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09/04/2020 | PEOPLE
L’INTERVISTA DEL GIOVEDI’

ALDO CIBIC. TRA COLORI E NATURA

Di: Gisella Borioli

Cominciamo con oggi a presentarvi architetti, designer, progettisti che sono stati, sono e saranno protagonisti dei nostri eventi legati al design durante le varie Design week o altre occasioni. Una carrellata di nomi famosi, ogni giovedì appuntamento qui.

Giovanissimo nel 1980 era già nel gruppo Memphis, insieme agli altri ragazzi che sarebbero diventati protagonisti della Milano del 2000. Aldo Cibic, annoverato da Domus tra i cento migliori architetti del mondo nel 2019, dieci anni prima è al Superstudio 13, con un piccolo edificio abitativo temporaneo nel parcheggio, con spazi verdi e orto in vegetazione. Ma al tempo del coronavirus sta meditando un nuovo progetto, da presentare nuovamente al Superstudio. Nel frattempo con l’hotel Savona18 Suites ha lasciato un segno in zona Tortona, un innovativo progetto di hospitality che vive ...

Giovanissimo nel 1980 era già nel gruppo Memphis, insieme agli altri ragazzi che sarebbero diventati protagonisti della Milano del 2000. Aldo Cibic, annoverato da Domus tra i cento migliori architetti del mondo nel 2019, dieci anni prima è al Superstudio 13, con un piccolo edificio abitativo temporaneo nel parcheggio, con spazi verdi e orto in vegetazione. Ma al tempo del coronavirus sta meditando un nuovo progetto, da presentare nuovamente al Superstudio. Nel frattempo con l’hotel Savona18 Suites ha lasciato un segno in zona Tortona, un innovativo progetto di hospitality che vive tra i suoi pezzi iconici e i suoi colori.
Nella sua ultima intervista Ettore Sottsass ti ha ricordato come quello del suo gruppo che forse ha più assorbito la sua lezione...
Gli anni Ottanta, visti e vissuti da dove mi trovavo, rimangono ancora nella mia memoria come un momento indimenticabile. Memphis è stato uno dei riferimenti e anche per Milano è stato un momento molto emozionante, pieno di opportunità, pieno di energia. Il linguaggio del mio lavoro all’inizio rifletteva in gran parte quello del maestro, ma anche da allora non corrispondeva al tipico discorso di rottura di Memphis, essendo più classico, orientato all’equilibrio, all’armonia, alle proporzioni.
Il fil rouge del tuo lavoro adesso?
Il mio lavoro riguarda principalmente l’amore per le forme e i colori, il rapporto con la natura, l’indagare su come avviene la vita nei luoghi, e quindi il senso di comunità e il continuo desiderio di riuscire a interpretare il mondo in cui viviamo.
Con quali aggettivi definiresti le tendenze del design contemporaneo?
Tutto sommato lo trovo un po’ manieristico.
Ritroviamo la tua esperienza al Superstudio. In che anno, cosa e come ha presentato la sua proposta?
Nel 2009 ho presentato “More with Less” al Superstudio e “Pocket Landscape” alla galleria Antonia Jannone. "More with Less", con il sottotitolo "Enjoy Life in a Changing World", presentava dei moduli abitativi di 4 x 4 metri, e rappresentava la possibilità di concepire e costruire “oasi” funzionali ad un nuovo modo di vivere e di rapportarsi al tempo libero, e in linea col mutare dei concetti di stile di vita e di bellezza. Superstudio è stato uno scenario originale, perché era una scena di campagna nel mezzo di Milano.
Quanto è stata importante la mise en scène?
La mise en scène stata una delle imprese più difficili della mia vita, in quanto siamo riusciti a portare delle case di 4 x 4 m con i camion in quelle stradine strette, nel cortile di Superstudio 13.
Un ricordo di quella esperienza?
Per me era la prima volta in cui presentavo in scala reale un’idea di vita che avevo sempre sognato e che avevo presentato qualche anno prima in biennale a Venezia con "Microrealities". La grande gioia è stata la reazione del pubblico, vedere la gente innamorarsi di quell’idea di vivere. Mi ha reso felice realizzare che quello che avevo sognato era quello che piaceva anche alla gente. Mi rendo conto ora che "More with Less" è stato anticipatore di un movimento verso la campagna, il cibo sano, gli orti, un nuovo rapporto fra uomo e natura.
Se dovessi citare massimo tre icone del design di questi ultimi vent’anni, sue o di altri, quali sarebbero?
La Chair One di Konstantin Grcic per Magis del 2004. L’Ipod Shuffle di Apple del 2005. La libreria Ellissima, che ho ridisegnato e prodotto nel 2019.
Cosa è per te il Fuorisalone di Milano?
Il Fuorisalone è stato il primo e più grande fenomeno di networking del mondo del design e non solo.
Un tuo progetto per il 2020?
Stiamo vivendo un momento speciale (epidemia coronavirus), e sto pensando ogni giorno a quello che sarà il progetto di quest’anno, e se sarò ancora in tempo spero di presentarlo al Superstudio.



“More with Less” al Superstudio 13 (2009)
“More with Less” al Superstudio 13 (2009)

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