Il grande fotografo nel ricordo di Gisella Borioli che, insieme a Flavio Lucchini, ha condiviso con lui una vita di avventure lavoro e amicizia.
Ho conosciuto Oliviero Toscani che avevo 21 anni e lui 24. Io già lavoravo in Condé Nast e contemporaneamente studiavo, lui era uscito da poco dalla Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove Flavio Lucchini, il grande art-director di Vogue, l'aveva scovato. Eravamo due ragazzi, pronti per la vita sorprendente che ci stava aspettando. Insieme a Flavio, che è stato il mio e il suo Maestro, abbiamo lavorato, viaggiato, sfidato le convenzioni, inventato, fotografato, pubblicato, ci siamo innamorati, ci siamo sposati, abbiamo avuto bambini, poi (lui) altri amori, altri figli, sempre condividendo le emozioni. Abbiamo conosciuto Agneta con le piccole Olivia e Sabina, é stato testimone del nostro matrimonio e poi eravamo al suo con Kirsti. Ha fatto le prime foto della nostra Gaia neonata che due anni dopo giocava con il suo piccolo Rocco. Gli abbiamo regalato un coniglio in cambio di un cavallo, che non è mai arrivato. Siamo stati un trio indissolubile per molti anni, poi un po' meno, ma sempre vicini. È stato complice di tutti i nostri progetti, le testate più innovative, Vogue, L’Uomo Vogue, Lei, Donna, Moda, Eva, e poi il Superstudio di cui è stato il nostro più affezionato cliente, era a casa sua. Imprescindibile amico, abbiamo litigato, fatto pace, ci siamo aiutati, sostenuti, mai allontanati. Siamo cresciuti senza invecchiare, dentro. Abbiamo incontrato insieme personaggi leggendari che hanno fatto la storia dell'arte, da Man Ray a Fellini, a Picasso, a Saint Laurent a Andy Warhol a Robert Rauschemberg e tanti altri che nemmeno li ricordo più. E naturalmente tutti i protagonisti della moda internazionale. Elio Fiorucci era per noi il quarto moschettiere, quello che metteva per primo in vetrina e faceva suoi i risultati delle nostre scorribande nel mondo: i jeans dei cow-boys, la moda militare, il punk londinese, la lingerie erotica, le fantasie afro, le braghe e le bluse folk guatemalteche. Una volta Oliviero voleva che Elio mettesse in vetrina un cavallo vero, ma in questo non l’ha accontentato.
Con una occhiata Oliviero coglieva l'essenza delle cose e la fissava con un clic sconvolgendo le regole e osando l'inosabile. Con una risata si faceva beffe di quelli che non capivano, peggio per loro.
Ora Oliviero se ne è andato e tutti riconoscono il suo genio, anche i detrattori. Era un provocatore? Certo. Raccontava storie con le immagini e provocava reazioni che facevano pensare.
Quante volte l'ho difeso da chi gli tirava pietre di disprezzo o addirittura di odio, perché incapaci di comprenderlo!
La malattia l'ha colpito improvvisamente, duramente. Ora siamo tutti un po' più soli, chi senza l'amico, chi senza il nemico.
Nel libro "Gisella.Volevo essere felice” che ho appena pubblicato lui è inconsapevolmente sempre presente, e so che negli ultimi giorni il mio libro era nelle sue mani e gli ha dato un po' di serenità. Grazie di tutto, Oliviero.
A volte il passato bussa alla porta, tutto insieme. Milano ha reso omaggio ai grandi di ieri. Ha cominciato ad aprire lo scrigno dei miei ricordi l'esposizione dedicata ad Aldo Fallai all'Armani/Silos, cui è seguita la mostra Ballo&Ballo al Castello Sforzesco, cui si è aggiunta la mostra di fotografie Ugo Mulas a Palazzo Reale, e ancora Elio Fiorucci alla Triennale, per finire con Franco Moschino per i trent’anni dalla sua morte alla nostra MyOwnGallery.
L'anno prossimo saranno i 25 anni di Superstudio Più in via Tortona, una intuizione e un'impresa che ha dato il via al cambiamento della città proprio puntando sulla creatività. Un viaggio attraverso la moda, l'arte, la fotografia di cui sono stata partecipe e di cui mi fa piacere ricordare queste tappe qui.
Una storia umana e professionale appassionante come un romanzo. È quella di Gisella Borioli Lucchini, giornalista, creativa, co-fondatrice e presidente del gruppo Superstudio. La sua autobiografia comincia alla fine della Seconda Guerra Mondiale e arriva ai giorni nostri toccando le corde dei sentimenti e dell'impegno.
Come ogni anno, nel momento di programmazione del progetto generale per la prossima Design Week a Milano, la prima mossa è individuare quello che per noi è il tema dell'anno che indicherà le linee guida dell'intera manifestazione al Superstudio Più, il Superdesign Show 2025. 25 anni di design è un compleanno importante per noi che il fenomeno del Fuorisalone diffuso nei quartieri l'abbiamo lanciato e portato avanti per primi. Ci voleva un'idea forte, significativa, indicatrice dei tempi che viviamo. Forse l'abbiamo trovata.
Invitata da Fabiana Giacomotti, responsabile moda de Il Foglio, a scrivere sul prestigioso quotidiano, la co-fondatrice e presidente del Gruppo Superstudio, con un passato a capo di importanti riviste tra le quali Vogue Donna e Madame Class Figaro, ripercorre il cammino della moda italiana di cui è stata testimone dagli anni settanta ad oggi, augurandosi che gli stakeholder ritrovino la via per superarne la crisi e rinnovarne il prestigio. (Il Foglio 7 novembre 2024, inserto Moda)
Il MUDEC dedica a Niki de Saint Phalle, artista eclettica e poliedrica, una bellissima mostra, in Italia la prima retrospettiva antologica completa che ne ripercorre tutta la carriera artistica in dialogo con la vita personale segnata da traumi e dolori, spesso rielaborati attraverso l’arte. Le opere colorate, poliformi, materne e gioiose acquistano quindi un senso nuovo e più profondo, la mostra è un’occasione per approfondire la conoscenza di Niki de Saint Phalle come artista e come donna. Gisella Borioli, presidente di Superstudio, l’ha visitata rivivendo le emozioni dei primi incontri con le sue Nanas.
Vogue Italia festeggia 60 anni, un compleanno importante, e la mostra “Sixty Years Of Vogue Italia” a Palazzo Clerici fa rivivere la sua storia attraverso le 60 copertine più iconiche. È stato Flavio Lucchini a creare l’edizione italiana di Vogue e per ben 17 anni, in qualità di art director, ha animato la rivista, rivoluzionando l’intera editoria di moda. Accanto a lui la moglie Gisella Borioli. Oggi, i fondatori di Superstudio, non dimenticano quegli anni incredibili e continuano a cercare la bellezza in ogni loro progetto.
La raffinata mostra ballo&ballo al Castello Sforzesco a Milano dedicata al mitico fotografo Aldo Ballo e a sua moglie MariRosa, mi ha fatto ricordare tempi lontani in cui ho avuto il privilegio di lavorare con loro per la rivista Ottagono. Le foto essenziali e perfette, di una bellezza assoluta, raccontavano con luci ed ombre l’evoluzione del design senza altri artifici. A volte Aldo vi immetteva una presenza viva, quasi casuale. Una volta è toccato a me, in una indimenticabile foto.
È il momento della riflessione sui segnali del tempo, su come eravamo e cosa saremo, come vivevamo e dove andremo. Ci penso tutto l’anno, cercando di attivare le antenne e cogliere le vibrazioni. L’idea.
Ci vuole “l’idea”per mettere in moto tutto il meccanismo creativo che precede la nascita di Superdesign Show al Superstudio, dove nulla accade per caso. E ogni anno deve essere diversa per esplorare sempre nuovi orizzonti. La scelta di immaginare un Temporary Museum fu ottima tanti anni fa per cominciare a cambiare rotta dalle presentazioni omologate e poi le indicazioni si allargarono: Only The Best, Roots, Time to Color, Looking Ahead, Inspiration Innovation Imagination, sono alcuni dei temi - sempre apprezzati - che di anno in anno ci hanno condotto fino all’attuale Thinking Different! Non è stato un esercizio astratto quello che mi ha portato ad individuare ogni volta un fil rouge. Il suo stesso nome, Superdesign Show, suggerisce di guardare verso un design che ha superato schemi, consuetudini, conformismi, gerarchie, categorie, tecnologie arrivando addirittura a smaterializzasi in molti casi.
I “temi dell’anno” ogni volta indicavano una tendenza, appena diventata evidente o ancora sotterranea. O suggerivano una strada per mettere in scena progetti e oggetti. O invitavano a connessioni e collaborazioni che ne evidenziassero il significato. Oggi, al bivio tra l’era analogica e il futuro virtuale, dove saranno algoritmi e blockchain a dirigere il traffico e a preparare un metamondo su misura di digitarians, Superstudio si adegua e nella grande vetrina di Superdesign Show invita i partecipanti a Pensare Diverso. Accettando la sfida che ci sta portando in un domani promettente o forse pericoloso, ma con cui dovremo comunque interagire.
Thinking Different! è l’imperativo proposto e apprezzato da espositori, progettisti, designer, artisti, tecnici che l’hanno tradotto in progetti e visioni. Inoltratevi nel labirinto verde che stupisce per il suo inatteso colore.
Troverete avatar che vi rispondono, arte, moda e design che vivono nel metaverso, meravigliosi marmi fatti di pixel, arredi che prendono colore attraverso il visore, ologrammi irreali che si confrontano con oggetti reali, robot che fabbricano sedie sotto i vostri occhi, materie reinventate e inimmaginabili, artigianato valorizzato dalla realtà aumentata, progetti utopistici anticipatori. Troverete anche la bellezza “fisica” che interpreta con l’intelligenza umana la tradizione e la proietta nel futuro.
All’Intelligenza Artificiale il compito di aiutarci nel transito verso un mondo nuovo con memoria e segreti custoditi nel cloud e nelle blockchain.
Una gara di generosità, arte, design, bellezza. Le grandi sculture della collezione Slide Art per chi sa sognare in grande. In ricordo di un imprenditore illuminato, del suo amore per il design e l'arte. A favore dell'idea di rendere l'approccio con le mete culturali di Milano accessibili a tutti. Questo evento fortemente voluto e organizzato da Superstudio nasce così. Dal desiderio di Marco Colonna Romano di ricordare il padre, fondatore di Slide, Giò Colonna Romano, recentemente scomparso, con un omaggio pubblico alla collezione di opere da lui commissionata negli anni. Dalla disponibilità di una serie di amici amanti dell'arte. Dall'aver individuato nell'associazione non profit MuseoCity, con i suoi progetti culturali inclusivi, il destinatario finale della raccolta fondi, interamente devoluta.
Dal 24 al 30 gennaio Designer's Dream, mostra che culmina con un'asta battuta pro bono da Christie's la sera del 30, mette a disposizione di tutti sedici straordinarie sculture realizzate da importantissimi nomi del design che potranno andare a valorizzare spazi di rappresentanza e luoghi ospitali, e, forse, le belle ampie case dei milanesi. Una potrebbe essere per te, lettore.
Per la nona edizione del prestigioso ADD AWARDS, il concorso che premia le migliori ambientazioni e le architetture di spazi pubblici e privati in una concezione del design at large in Russia, ancora una volta è stata chiamata a far parte della Giuria internazionale Gisella Borioli scelta proprio per il suo ruolo di Direttore Creativo di Superdesign Show al Superstudio Più e di iniziatrice della Milano Design Week diffusa nei quartieri così come si presenta oggi.
Una mostra epocale, uno stilista che non ha uguali, un grande fotografo. Tanto basta per non perdere la grande esposizione che vede il re dello stile Giorgio Armani e il suo interprete principale Aldo Fallai uniti nel raccontarci con fascino e fantasia la moda gentile che ci ha fatto sognare per quasi cinquant'anni, dal 1977 al 2021.
Finalmente ufficializzato il percorso di Superstudio Group che da molti anni persegue, insieme alla iniziale attività commerciale immobiliare e di gestione eventi, anche obiettivi sociali, charity e di sostegno di giovani talenti attraverso iniziative no profit di vario tipo. Se dopo la denominazione sociale che termina con S.R.L. oggi troverete anche S.B. altro non è che per evidenziare la mission che più ci sta a cuore: essere utili alla società.
Entriamo nella Milano Design Week, la settimana più importante ed effervescente dell’anno per la nostra città, con un mix di entusiasmo e di incertezza. La ritrovata normalità del dopo-pandemia e le luminose prospettive di fantascientifico futuro si scontrano col buio di una guerra sempre più minacciosa e delle sue temibili conseguenze umane economiche politiche sociali. Milano, attrattiva e proibitiva capitale della creatività italiana tra grandiosi progetti edilizi e innumerevoli piccoli cantieri che portano il lusso e il verde fin nelle periferie, continua la sua mutazione. E il design in tutto questo? Nel mondo reale entra di prepotenza l’irreale, quella che fino a ieri sembrava pura fantasia. H.T. (Human Tecnology) si misura con A.I. (Artificial Intelligence) e i desideri si realizzano con l’aiuto di “strumenti” che mettono in ombracompetenze e mestieri, cui domani daremo altre forme e altri nomi.
Per la prossima edizione di MuseoCity che indaga come la luce incide sulle espressioni artistiche, il FLA, FlavioLucchiniArt Museum al Superstudio Più, invita a scoprire con visite guidate le straordinarie opere che raccontano di moda di design di cambiamenti sociali attraverso la visione di Flavio Lucchini fondatore e guida del gruppo Superstudio ma soprattutto artista a tempo pieno dedito a tempo pieno alla ricerca della bellezza e alla interpretazione dell’abito femminile come metafora della contemporaneità.
Da un lato una Scuola di Management di alta formazione, con vocazione internazionale e sedi a Bari, Roma, Lecce e Milano. Dall’altro l’organizzazione che produce eventi di altissimo livello e ha lanciato il fenomeno dei Design District a Milano. LA SCHOOL OF MANAGEMENT DELL’UNIVERSITA’ LUM e SUPERSTUDIO ACADEMY, nuova iniziativa di Superstudio Group, si sono incontrati per offrire agli studenti nel contesto di MADEM - Master of Arts and Design Management - un corso incentrato sulla creazione degli eventi e in particolare della Milano Design Week. Una opportunità di vivere in prima persona la settimana più importante dell’anno e acquisire in breve competenze uniche in diretta.
Cifra tonda per un compleanno che ci vede in corsa nonostante il mondo attorno sia in continuo turbamento. Nessuna festa grande per festeggiare l’anniversario della fondazione di Superstudio a Milano ma un impegno costante tutti i giorni a essere migliori, più attenti e puntuali a creare opportunità a offrire soluzioni e qualità a chi sceglie di far parte della nostra community creativa e professionale come cliente, visitatore, operatore, collaboratore o semplicemente amico. Con 4 sedi in zone diverse, specifiche diverse e numerose società di servizi collegate, con una solida attività editoriale e nuovi progetti artistici e culturali, il gruppo Superstudio saluta l’anno nuovo e ringrazia chi ci segue da 40 anni e i nuovi follower.
Una iniziativa bella e visionaria voluta dall’assessore Alessia Cappello del Comune di Milano per aprire a numerose ragazze le possibili prospettive future. Con la collaborazione di professioniste affermate che generosamente mettono a disposizione il loro tempo e la loro esperienza al fine di individuarne i talenti e indirizzarle nel modo giusto verso la strada più consona alle loro attitudini. Tra le 250 donne chiamate a fare da mentor alle 500 mentee c’è anche Gisella Borioli, felice di essere ancora una volta pronta a far volare giovani donne verso l’affermazione di sé.
Con il suo libro recentemente edito da Rizzoli, Nika Zupanc, slovena, una delle designer più interessanti dell’ultimo decennio, ha consacrato un percorso imprevedibile ma coerente con il suo essere donna, trasformando in icone i pregiudizi maschili e i simboli della femminilità. Che per lei fa rima con libertà. Bellissima e orgogliosamente femminile, si è cimentata con gli oggetti comuni trattandoli in rosa, decorandoli con fiocchi, cuori, fiori, smerli, e altre ironiche frivolezze mantenendo costante il rigore del design in un ossimoro continuo. Il libro “Nika Zupanc: Breaking The Rules” racconta la sua folgorante carriera e la sua visione eclettica e gentilmente provocatoria. Superstudio ha assistito al suo debutto durante le Design Week del 2009 e del 2010 accogliendola nelle sue Doll House con le eleganti e sorprendenti collezioni che le contenevano. Lo stralcio dell’intervista che segue (pubblicata sul libro da noi edito “Design Super Show”) era già uno stimolante invito a seguire il suo percorso. Il seguito della storia è nelle migliori librerie
In una città-stato dove la maggiore espressione di arte pubblica sono i sempre più audaci e avveniristici grattacieli, nel D3 - il Design District appositamente creato per unire una comunità di studi d’architettura, show-room d’arredi, negozi avant-garde, la scuola di design e creativi vari - una volta all’anno, a novembre, sculture e installazioni compaiono ovunque nelle strade del quartiere e aggiungono significato alla visione aperta al bello, al nuovo, al talento.
“Melting pot creativo tra eredità italiana, tradizioni UAE e influenze internazionali…” così si esprime la Marangoni, tra le più note e prestigiose scuole di moda e design in espansione, per presentarsi a Dubai con una nuova istituzione formativa che punta ad esaltare i talenti creativi in loco e ad instaurare nuovi percorsi culturali. Un programma ambizioso e ben modulato. Giulio Cappellini, consulente della scuola e personalità indiscussa nel design, all’inaugurazione del 9 novembre ci sarà.
Una straordinaria novità sarà presentata, su invito, al Superstudio 13, il giorno 14 novembre durante la Digital Week 2022 a Milano, appuntamento imprescindibile per restare al passo col futuro. Si tratta di Twins Hiperrelistic 3D Content DSolutions, tecnologia 3D d’avanguardia che permette di creare iperralistici “gemelli” in grado di interagire nel mondo fisico e digitale.
La stampa digitale è stata di per sé una rivoluzione che ha permesso di stampare su ogni tipo di supporto con la stessa efficacia visiva della carta e senza limiti progettuali. Lo sanno bene le agenzie e i creativi che cercano soluzioni classiche o alternative per offrire ai loro clienti nuovi linguaggi e nuovi materiali.
Verrebbe proprio da esclamare così scoprendo in una presentazione pubblica di Sindaco e Assessori la Milano come si delinea per il 2030, dove sembra che l’aria sia pulita, il traffico evaporato, i parchi diffusi, le case convenienti, le scuole restaurate, i mezzi pubblici elettrici, la sicurezza blindata, lo sport diffuso, la cultura dappertutto eccetera eccetera nei 9 municipi e 20 centri, isole felici dove tutto funziona perfettamente. Che il capoluogo lombardo sia la città più vibrante e aperta del paese è una certezza, che possa raggiungere i traguardi annunciati ce lo auguriamo tutti. Ecco quali sono.
“Abbiamo desiderato incontrarvi per farvi conoscere e spero apprezzare il livello di responsabilità con cui abbiamo affrontato questi tempi che facili non sono, anche perché questa città ha tutte le capacità per uscire da questi momenti difficili e per confermarsi grande città internazionale quale è… Una città policentrica, responsabile, attrattiva.”
Con queste parole il Sindaco di Milano Beppe Sala introduce dal palcoscenico del restaurato Teatro Lirico l’incontro “Milano cresce Milano aiuta” rivolto a giornalisti, consiglieri, rappresentanti del cambiamento e presenta i tredici assessori che stanno prendendo parte al progetto di rigenerazione della città in ogni suo ambito.
Esattamente 21 anni fa, correva l’anno 1991, organizzai la rima grande mostra fotografica in via Della Spiga a Milano a Giovanni Gastel, allora giovanissimo e emozionato collaboratore di Donna, la rivista che dirigevo. Oggi Giovanni non c’è piu, resta il rimpianto e il ricordo di un artista geniale che torna in via della Spiga a Milano con una mostra open air, “Flower”, a cura di Denis Curti. Dal 20 settembre al 4 ottobre.
Il tema dei fiori era stato spesso da me affrontato insieme a Giovanni Gastel, mentre portava avanti la sua ricerca artistica cominciata, giovanissimo, nel 1982, soprattutto sulle nostre due testate più importanti di quegli anni, Donna e Mondo Uomo. Era stato poi ripreso molto tempo dopo, quando io uscita – non del tutto – dal mondo editoriale decisi di affrontare proprio il tema dei fiori per una mostra di rottura nella mia nuova Myowngallery al Superstudio Più, dove sperimentavo linguaggi artistici contrapposti in commistioni diverse.
Parlare di arte contemporanea partendo dai fiori sembrava allora un ossimoro. Erano tempi in cui la fotografia colta, l’arte avant-garde non trattavano temi romantici, non vi cercavano la bellezza, ma piuttosto la provocazione, la politica, lo choc. Niente di tutto questo volevo per questa prima mostra che nelle mie intenzioni doveva portare lo sguardo oltre, e recuperare bellezza e, anche, romanticismo ed eleganza.
Nonostante i venti di guerra e il covid in recessione ma non ancora sconfitto il 2022 per Superstudio, in tutte le sue declinazioni societarie, è stato un anno positivo dove la ripresa è diventata tangibile, finalmente! Tanti gli eventi brillanti e significativi da annotare, dall’avvio del nuovo Superstudio Maxi di via Moncucco che ha fin da subito sdoganato il tabù di una sede in “periferia” (brutto termine da rottamare) con nuove fiere, sfilate spettacolari, saloni d’arte, fotografia, design, immobiliare, bricolage, editoria, arte, convention internazionali. Oltre che – al Superstudio Più − la prima edizione post-pandemia di Superdesign Show nuovamente imprescindibile nella Design Week, White, gli appuntamenti con la tecnologia del futuro e altro ancora.
Senza entrare nel merito e nel giudizio dei partiti ospitati, Superstudio ha accolto la richiesta di presentazione dei programmi del Terzo Polo, con i leader Carlo Calenda di Azione e Matteo Renzi di Italia Viva, il giorno 2 settembre dalle ore 18.
Le votazioni del 25 settembre, nate dal caos della compagine dell’ultimo governo e dall’improvvida e inattesa caduta del Presidente del Consiglio Mario Draghi, fino a un attimo prima salvatore della patria e rappresentante stimato da tutta (o quasi) la comunità italiana e internazionale ha lasciato gli italiani nello sconcerto e nell’incertezza.
Mi faccio un vanto di aver conosciuto - e chiamato a collaborare con me sulla mia testata Donna - Giulio Cappellini fin dagli anni 80. Una amicizia e un rapporto creativo long-lasting che è stato molto importante anche per Superstudio e il lancio della Design Week diffusa nel Tortona District grazie al suo coraggio e alle sue intuizioni. Architetto, art-director, designer, talent-scout, trend-setter stimato in campo internazionale, oltrechè professionista e uomo squisito, ha appena ricevuto il Compasso d’Oro alla Carriera. Niente di più meritato...
Con la sua vista lunga e la sua sensibilità, alla prima visita di quello che era la General Electric nel marzo 2000, una fabbrica appena svuotata e delabrée, ha subito capito che poteva essere il quartier generale di una rivoluzione nel mondo del design e della sua rappresentazione. Un mese prima del Salone del Mobile in Fiera di quell’anno annulla tutto e trasporta qui...
Chiusa una Design Week con generale soddisfazione e Milano pimpante nel suo ritrovato ruolo di capitale del design di oggi e di domani, ecco che la mente già vola alla prossima edizione, cui ci separa meno di un anno. Anzi nove mesi, cioè il tempo giusto per partorire un altro appuntamento fatto di mille voci che sanno immaginare un mondo nuovo. I “numeri” della edizione appena conclusa ci suggeriscono molte cose…
Da lunedì Superstudio è al lavoro col nuovo progetto Superdesign Show, con i contatti in sospeso, con le idee che frullano, con la resa dei conti, con il tema dell’anno da lanciare agli aspiranti espositori per una manifestazione 2023 armonica nella sua diversità. Se quella appena trascorsa è stata l’edizione del “LOOKING AHEAD”, la prossima sarà “………”
Oggi è la guerra in Ucraina, con le sue mamme, nonne, bambini, sfollati a Milano e improvvisamente catapultati in una realtà completamente diversa, con solo macerie alle spalle. Ieri erano gli homeless alle prese con la pandemia cui abbiamo donato 12.000 introvabili mascherine tramite il Comune. Poi sono state le donne afghane, aiutate a liberarsi dal giogo per quanto possibile tramite la chat ledonnexledonne e la raccolta fondi al Superstudio Più. Domani saranno altre categorie svantaggiate: ragazzi autistici, donne sole, donne toccate nel corpo e nell’anima tramite le attività no profit del FlavioLucchiniArt Museum. Il mondo è continuamente ferito. Aiutarlo è diventato un dovere cui assolviamo volentieri...
Tommaso (Borioli, Ceo Superstudio Events) il giovane nipote che ormai mi affianca da qualche anno nella conduzione di Superstudio anche attraverso società derivate da lui stesso controllate, si muove col turbo verso il futuro...
Amica si rinnova e ricorda in un editoriale il glorioso debutto della prestigiosa testata, oggi diretta da Danda Santini, cui la nuova edizione sembra ispirarsi. Doveroso ricordare il trio dei pionieri che le diedero vita 60! anni fa: Dino Buzzati, Enrico Gramigna e…il principale artefice, l’art-director e progettista Flavio Lucchini, forse rimasto nella penna o nel computer. Rimediamo qui...
Dopo gli anni di direzione del mitico direttore Paolo Pietroni ha cambiato spesso pelle Amica: periodicità (da settimanale a mensile), direttori, art director, stile, contenuti, ma è sempre restata una rivista attenta alle indipendenti e evolute protagoniste della società italiana. Una ricetta che era nel suo DNA iniziale, fin dal 1962, quando è nata, sì con il nome della testata suggerito dal grande scrittore-giornalista Dino Buzzati e la direzione di Enrico Gramigna, ma con il progetto forte e innovativo, totalmente in contrasto con l’immagine popolare e “tranquilla” dei femminili di allora, di Flavio...
Come racconta il suo ultimo libro, Design Super Show, Gisella Borioli ha fatto negli ultimi vent’anni degli spazi di Superstudio il palcoscenico delle tendenze del design contemporaneo, seguendone da vicino i cambiamenti. Oggi ci parla del design prima e dopo il Covid e di come la pandemia ha significato per molti addetti ai lavori la necessità di ripensare il nostro stile di vita in altro modo...
Se qualcuno mi avesse posto la domanda: "dove sta andando il design?" due anni fa, la risposta sarebbe stata totalmente diversa. Avrebbe messo in scena lo scenario di un design frenetico eclettico, inclusivo, divertente, originale, modaiolo, fatto di pezzi rigorosi o minimali firmati da architetti di fama (vedi quelli di Lissoni, Jasper Morrison, molti altri) accostati ad altri controcorrente al limite del kitsch (si pensi al successo dei nanetti di Philip Starck per Kartell), antropomorfi (come la poltrona Nemo di Fabio Novembre per Driade), animalisti (il cavallo-lampada di Mooi, le lampade...
Due anni fa, proprio il 23 marzo 2020, in piena pandemia e altri oscuri presagi, scrivevo questo editoriale per AT, che lasciava trasparire tutte le preoccupazioni improvvisamente messe in luce dall’inizio degli anni venti del nuovo millennio. Rileggerlo oggi fa venire i brividi: i pericoli citati sono ancora drammaticamente presenti e senza rimedio, e dove si è fatto molto, vedi vaccini anti-covid, la negazione di gran parte della popolazione non ne ha permesso ancora l’estinzione. Dietro allo scenario mondiale, preoccupante su vari fronti, pesa ancor più quello dell’economia, ben lontana dalla ripresa, e penalizzante per lavoro, crescita, attività, ricostruzione, socialità. Due anni fa facevamo appello alla...
Con prudenza e ottimismo. Così intitolavo l’ultimo mio editoriale sul magazine cartaceo di dicembre. Era dicembre, subito prima della recrudescenza della quarta ondata Covid. Ci credevamo davvero, leggendo i primi dati autunnali della pandemia, tutti in discesa...
La prudenza non è mai venuta meno al Superstudio, seguendo alla lettera le regole dettate dalle istituzioni per far fronte al dilagare dei contagi nei pochi lavori possibili (con presidio medico per tamponi immediati e grandi aree per il distanziamento) che i vari decreti ci hanno concesso di ospitare: shooting e qualche piccolo meeting aziendale privato...
2002/2022. Vent’anni di White Show da un piccolo corner in Fiera nel 2001 al Salone indipendente più influente e internazionale di contemporary fashion arrivato al traguardo dei più di 500 espositori di qualità. Ogni volta un evento da non perdere per l’alto tasso di creatività e che ha saputo espandersi in modo esponenziale tenendo d’occhio i “segni del tempo”. Ripercorriamo insieme a Massimiliano Bizzi, suo geniale inventore, questa avventura che ha preso il volo proprio dal Superstudio...
1. Come White è diventato White?
White nasce quasi per caso, ma non è un caso che sia diventata il più importante salone di riferimento per il womenswear a livello europeo...
Ci volevano tre donne, tre giornaliste eclettiche, per fissare in tre libri simili ma diversi la storia del mitico Fuorisalone. Tra ricordi immagini e contributi dei protagonisti, Gilda Bojardi Gisella Borioli e Roberta Mutti hanno quasi contemporaneamente raccontato, ciascuna a suo modo, la trasformazione di Milano avvenuta grazie all’esplosione del design - popolare, ludico, immaginifico - nel cuore della città. Da qui diventata la vera capitale mondiale del Design: unica, molto imitata mai eguagliata...
Mi piacerebbe sottolineare quanto la nascita del Fuorisalone sia dovuta soprattutto all’immaginazione, alla intraprendenza e alla voglia di rischiare di alcune donne della realtà milanese che hanno messo in pista un gioco forse più grande di qualsiasi previsione...
La Milano Design Week 2022 ha il compito di riportare la città nel suo ruolo primario di Capitale del design al mondo del progetto e di dare visibilità al genius loci e ai movimenti creativi internazionali che ormai coinvolgono molti paesi esteri ex-emergenti, ora protagonisti della scena globale. Un percorso che Superstudio ha fatto fin dall’inizio e che quest’anno con il duplice evento Superdesign Show 2022 rinfranca nelle sue due location dedicate, a Milano: il “classico” Superstudio Più di via Tortona 27 e il nuovissimo Superstudio Maxi di via Moncucco 35. Con Superdesign Show 2022 nascono infatti due progetti diversi, sinergici, conseguenti e comprensivi di tutte le tematiche presenti nel loro concept: LOOKING AHEAD al Superstudio Più e DNA.DESIGNNATUREARCHITECTURE al Superstudio Maxi...
Superstudio Più: dove nascono le tendenze...
Condividiamo con Mudec, e tutte le testate che ne hanno parlato, la soddisfazione di vedere al Museo delle Culture di via Tortona una mostra dello street-artist TvBoy, alias Salvatore Benintende, che racconta la sua evoluzione artistica che l’ha portato dalle strade al museo con le famose immagini di personaggi mediatici ironizzati o acerrimi avversari conciliati. Rettifichiamo però il fatto che questa sia la sua prima mostra: il suo debutto in uno spazio dedicato all’arte è stato nel 2010 nell’Art Point di Superstudio Più con Mash Up. Felici di ritrovarlo 11 anni dopo ancora in via Tortona...
Quando nel 2006 Superstudio ha aperto la sua concept-gallery MyOwnGallery all’ingresso di Superstudio Più, battezzato l'art.box, la vetrina su via Tortona, e Art Point il primo salone per eventi di 1000 mq subito a seguire, l’intenzione è stata subito quella di aprire le porte a artisti misconosciuti, a nuovi linguaggi dell’arte, a mixologie di creatività, offrendo gratuitamente e...
Le feste di dicembre sono alle porte. Superstudio è pronto per accoglierle con gioia nelle sue sale allestite per l'occasione e all-inclusive. L' organizzazione è a punto per assicurare ai suoi ospiti tutte le condizioni di splendore e di sicurezza possibili...
Mentre ci preparavamo tutti a un autunno più “leggero” dopo il peso di tanti mesi difficili e a uscire dalle nostre tane per tornare negli uffici, nei negozi, nei locali, negli eventi, confortati dai dati che davano contagi in diminuzione e ospedali sempre più vicini alla normalità, quell’infida pallina bianca e rossa che sembra un innocuo disegno di cartone animato ed è invece un invisibile nemico dalle conseguenze nefaste, riprendeva la sua corsa nel seminare panico e distruzione nell’umanità. Piano piano la situazione sanitaria ha ripreso a farci paura, aiutata dai tanti bla-bla di incompententi istrioni televisivi da schiere di No Vax No Mask No Pass No Tutt, mentre le vaccinazioni...
Una "casa" temporanea per gli imprenditori italiani in visita a ExpoDubai2020. Dove esplorare possibilità di business, allacciare nuove relazioni, organizzare cene riservate e conviviali per tutto il periodo della grande esposizione universale. All'hotel InterContinental di Dubai Marina una magnifica Penthouse che parla italiano tra arte e design vi aspetta.
Un intelligente e raffinato progetto si è installato nelle numerose stanze della Penthouse 3801 dell'hotel InterContinental a Dubai Marina. Pensato da Fondazione Politecnico e Politecnico Milano con Regione Lombardia, ha trasformato ogni ambiente in una sala o un salotto dove poter accogliere "a casa", con il calore e la raffinatezza dell'ospitalità italiana, nuovi contatti e esplorare nuove possibilità...
Ieri sera all’inaugurazione del Padiglione Italia di ExpoDubai2020 tra tutti gli “autori” c'ero anch'io a festeggiare questo grande spazio senza pareti e ricco di significati: la bellezza unita alla tecnologia, la sostenibilità con l'artigianato, il riciclo sposato all’architettura, la memoria del passato con gli occhi del futuro. Non a caso già nel primo giorno è stato il padiglione più visitato e subito premiato.
Intanto: l'area dell'ExpoDubai è immensa , 4.38 km quadrati, la più grande mai realizzata, e 198 gli espositori, il più alto numero di nazioni mai visto. Lo spazio rubato al deserto e costruito in pochi anni porta edifici imponenti, strutture fantasiose, giochi di ombra e luce ottenuti con i famosi tetti "traforati" della cultura araba...
C’è un altro modo di pensare a una collezione, a una sfilata? Si c’è, se alla guida del brand sta la coppia di creativi giovani e open-minded Simone Rizzo e Loris Messina, con un’idea della creatività a 360° che segue le regole fluide della società di oggi.
Con la scelta coraggiosa di inaugurare ai fashion-show l’immenso spazio industriale periferico di Superstudio Maxi, con l’idea di ribaltare le regole mettendo al chiuso, dentro un misterioso tunnel la passerella e di lasciare fuori, in vista ma nel buio, backstage e servizi tecnici, con la sfida di tenere in piedi il pubblico e metterlo sul catwalk in una lunga fila di fronte alle modelle/i, la collezione Sunnei primavera/estate 2021 ha messo in scena la sua concezione...
Una Milano Design Week fuori data iniziata tra le difficoltà e terminata con soddisfazione di tutti. Grazie alla coesione del mondo del design e al desiderio di ritornare a desiderare cose belle e vivere meglio. Il grande numero dei visitatori in Fiera e in città è stata la migliore risposta alla sfida.
Oltre 60.000 visitatori al supersalone della Fiera di Rho, 35.000 alla Triennale, 30.000 al Superstudio Più sono numeri importanti che raccontano più di tante parole. Sono la risposta tutta positiva a chi ha fortissimamente voluto questa edizione extra del Salone e del Fuorisalone per ricordare al mondo intero la forza e l’attrattiva del design italiano e della sua capitale internazionale, Milano...
Flavio Lucchini visionario innovatore come imprenditore, art director, editore, architetto, artista si è cimentato in tutto, con successo, legando il suo nome alla creazione delle più importanti testate di moda e di Superstudio stesso, di cui è fondatore e progettista.
Già la moda. L’ha amata talmente da aver voluto renderla eterna attraverso opere grandiose, diverse, testimonianza di un’epoca. Divine, la grande scultura d’oro all’ingresso è un simbolo di bellezza, di genialità, di progettualità, di arte del fare. I quattro Ghost madreperlati, da cui il corpo sembra volato via, raccontano l’essenza dell’abito e la sua maestria. Le allegre Dolls sono opere pop che sorridono sulle ragazzine non ancora donne, ingenue e provocanti insieme. Sono solo alcune delle centinaia di opere realizzate nel suo atelier. L’inaugurazione del FLAVIOLUCCHINIART MUSEUM è in questi giorni in via Tortona 27 in un edificio di Superstudio Più.
Spesso ti imbatti in un oggetto, un ambiente, una cosa che non sai come definire perché esce dai canoni consueti ma ibrida fonti di ispirazioni diverse, offre esperienze innovative o introduce linguaggi visuali inattesi. E qui entrano in azione i neologismi, definizioni inventate e spesso crasi di lettere o parole, anglicismi addomesticati, fusioni e giochi fonetici che attingono al dizionario. I neologismi qui sono un divertissement che ruota attorno al linguaggio del design, che fa riflettere sulle mixologie che hanno arricchito il panorama domestico e urbano. Come definirle poi è una scelta personale. Neologismi tratti dal libro DESIGN SUPER SHOW, edizione Superstudio 2021. ( per richiederlo: info@superstudiogroup.com, amazon.it)...
Il momento tanto atteso si avvicina: il 5 settembre si inaugura con un Open Days di cinque giorni il terzo hub di Superstudio a Milano, Superstudio Maxi, la più grande sala espositiva della città, totalmente sostenibile, ottenuta senza consumo di suolo dalla rigenerazione di una vecchia fabbrica siderurgica degradata da anni. E oggi riconvertita in spazio culturale che guarda al futuro.
Chiuso il cantiere, posata la grande scultura esterna simbolo di bellezza e creatività, ricevuto il meritato certificato LEED Gold® che ne attesta il massimo grado di sostenibilità, collaudati gli impianti, arredati gli ambienti di lavoro, steso l’asfalto, finita la recinzione e il lunghissimo cancello elettrico, posata l’insegna, piantati gli alberi e creato un giardino che idealmente si collega al parco confinante, Superstudio Maxi è finalmente pronto all’uso...
Mesi di silenzio, settimane di sì-forse-no-ebbene sì. Il Salone in edizione speciale light si conferma dal 5 al 10 di settembre e il design riparte insieme alla economia della città. Ma non dimentichiamo il Fuorisalone, in prima linea nel vivacizzare Milano.
La bella notizia è che si è messa in moto una macchina fatta di speranza e solidarietà.
Il grande possibile vuoto lasciato dal Salone, che prima ha ipotizzato una edizione “di recupero” a settembre dopo due appuntamenti mancati in aprile 2020 e 2021 e poi ha tentennato per lunghe settimane, si riempirà.
Già si annuncia nuovo format, nuove idee, curatore/i di fama, mostre tematiche collettive, allestimenti semplificati, costi probabilmente più leggeri, spazi più inclusivi. Proprio il progetto su cui Superstudio sta già lavorando da tempo per il suo Superdesign Show Special Edition. Una coincidenza che ci rassicura.
Il Salone e il conseguente Fuorisalone, spostati a settembre sembravano una certezza, grazie anche alla migliorata situazione sanitaria e all’apertura delle Fiere. Invece no. Il Salone è ancora in bilico. E il Fuorisalone? Forse è il momento di rafforzare il Design in Città, indipendentemente dalla Fiera. Anche con un nuovo nome per sottolineare una nuova identità.
Quasi ogni giorno una dichiarazione altalenante sui destini del Salone del Mobile di Milano tradizionalmente ad aprile, che a causa pandemia ha già “saltato” due edizioni, 2020 e 2021, ipotizzando (fino a ieri) una ripresa certa dal 5 al 10 del prossimo settembre.
Data faticosamente raggiunta dal confronto tra Federlegno Arredo e Cosmit, enti organizzatori del Salone del Mobile, e il Governo Draghi che doveva assicurare l’apertura certa delle Fiere prima di tale data e la disponibilità delle aziende più importanti ad essere presenti nella Fiera della rinascita...
Nonostante il sentimento di incertezza che circola tra alcuni operatori e la lunga attesa di una presa di posizione del Salone del Mobile, il Fuorisalone del Design, il più importante evento di comunicazione e di creatività che ha generato la MILANO DESIGN WEEK e che da più di vent’anni caratterizza Milano, nel 2021 si farà. Il gruppo di testa degli organizzatori ha già confermato la sua volontà di ripartire con una edizione speciale a settembre. Superstudio, pioniere e iniziatore del “movimento” del Design diffuso nei District, aumenta le sue sedi espositive e conferma il suo impegno. A settembre il suo SUPERDESIGN SHOW ci sarà. Con R/evolution, titolo generale di una edizione che guarderà lontano attraverso progetti diversi.
Che i consumatori attenti preferiscano i prodotti iconici, firmati e che sappiano emozionare è un dato di fatto. Una tendenza che oggi coinvolge tutto e tutti. Lavarsi i denti con Starck, cucinare con Urquiola o Konstantin Grcic, calzare Jean Nouvel o Kartell, viaggiare con Marcel Wanders o Giovannoni è l’ultimo atto del design per tutti.
Fino a ieri era moda, o meglio stilista, la parolina magica capace di regalare valore aggiunto e consumer-appeal alle cose più disparate, prodotti di lusso o di massa, griffati oltre ogni dire e, per questo, entrati nel circuito internazionale dello stile. Ultimamente allo stilista sembra sostituirsi il designer, improvvisamente assurto a magomerlino della produzione, make-up artist di prodotti banali, maestro di vita e garanzia di creatività...
Serpeggia discreta la moda tra i viali del design. Da alcuni considerata un minus, da altri un plus. Infischiandosene dei giudizi, la moda con i suoi trend si insinua tra le scelte dell’abitare, tra i colori delle superfici, tra le texture dei rivestimenti, tra gli interventi sulle forme.
Moda e design affrontano insieme evoluzioni e cambiamenti del mercato adeguandosi alle nuove necessità che il 2020 ha messo ancora più in evidenza. Il Fashion risponde così.
TECNOLOGICAMENTE MODA
L’accelerazione della tecnologia si appresta a condizionare, stravolgendolo, il prossimo millennio anche per quanto riguarda la moda...
La scoperta delle immense possibilità della tavoletta grafica e della postproduzione è per Gastel un punto di svolta. Sotto le sue mani diventa magia. Finalmente può dar corpo ai suoi sogni e trasformare le fotografie “pure” in immagini misteriose come le sue visioni. E’ il momento dell’arte: i musei gli aprono le porte. I suoi libri, di poesia, autobiografia, fotografia, filosofia, si susseguono. Tutte le esperienze di creatività lo attirano. Molte di queste le abbiamo condivise.
Gastel continuava a fare foto stupende sempre più richieste dai grandi della moda.
Flavio Lucchini, rimasto amico anche una volta uscito dall’editoria, si era già da un po’ spostato sull’arte. La Triennale aveva dedicato, nel 1997, una grande mostra a Gastel curata da Germano Celant...
Se ne è andato in un attimo per Covid Giovanni Gastel, uomo straordinario, fotografo, artista, poeta, scrittore di indiscussa grandezza. Nipote del regista Luchino Visconti, di famiglia nobile e ricca, pur di fare il fotografo ha fatto la gavetta come tanti, partendo da zero. Il caso ha voluto che l’inizio della sua carriera fosse proprio in Edimoda, la casa editrice di Donna e Mondo Uomo, le rivoluzionarie riviste di moda create da Flavio Lucchini e che negli anni '80 surclassarono persino Vogue Italia e L’Uomo Vogue, creati proprio da Lucchini. Io dirigevo Donna, e lo iniziai al magico mondo della moda.
Se ripenso alla mia vita intrecciata con quella di Giovanni Gastel, il primo ricordo che mi viene in mente è questo ragazzo sottile e introverso che, selezionato da Flavio che ne era l’art director, mi viene affibbiato per realizzare la copertina di Ferrè di Donna che doveva fare Toscani, ritiratosi per un improvviso colpo di testa...
La Camera della Moda aveva annunciato lo sforzo eccezionale di tutto il comparto moda per l’appuntamento con la Milano Fashion Week di questo febbraio. E così è stato. Una settimana intensa, con un numero di presenze, tra sfilate e presentazioni, da non aver nulla da invidiare alle sfilate “normali”, quelle che dettavano legge e business nei tempi felici in cui la parola pandemia non rientrava nel linguaggio comune. Sette giorni di eleganza e stravaganza in risposta a un solo interrogativo: e domani?
Dunque passerelle virtuali, walk-in tra architetture e monumenti, teatri svuotati, passerelle di luce nel buio, scenografie visionarie, panorami campestri, appartamenti rassicuranti, ambienti spiazzanti, interventi grafici sono stati la cornice virtuale della moda autunno/inverno 2021/22. Con le superstar della moda italiana, i brand di livello internazionale, i rassicuranti classici, i contemporanei, gli emergenti, i trasgressivi, le “nicchie” fashion, gli accessori. Tutti liberamente accostati, l’uno dietro l‘altro. Un panorama libero e variegato, una testimonianza aperta e puntuale, tra new-classic e provocazione, tra strict-chic e street-mix...
Ricordo di un uomo, un atleta, un artista, uno stilista, un amico che ci ha lasciato otto anni fa ma sembra ieri. Ha creato una moda eterna, intramontabile, che il tempo rende ancora più desiderabile.
Ottavio Missoni l’11 febbraio, avrebbe compiuto 100 anni. Ma per gli amici, per chi lo ha conosciuto, resterà per sempre quel giovane atleta arrivato alle Olimpiadi, quell’artista che sapeva trarre dalla lana appassionanti mix-and-match belli come arazzi e come tessuti, quello sportivo per tutta la vita, quell’uomo aperto che anche avanti negli anni conquistava per il suo fascino e la sua vitalità. Ma anche quell’imprenditore che circondato da figli nipoti e amici, viveva con la moglie Rosita in una casa-giardino in campagna e da lì costruiva la sua moda e il suo mito. Per chi non lo ha conosciuto, per i più giovani, ci ha pensato il museo Ma*Ga di Gallarate...
Siamo già a febbraio e l’anno dei magnifici vent’anni di Superstudio Più è già terminato, tristemente chiuso agli eventi. Compresa la festa del nostro compleanno. Dal 2000 al 2020 il tempo è trascorso in un soffio, con il finale di un anno da dimenticare. Contiamo di festeggiare il ritorno alla normalità nel 2021, a pandemia finita, con nuove iniziative e nuove speranze.
Non potevamo immaginare, Flavio ed io, quel lontano giorno del 1999 quando, in cerca di 1000/1500 metri quadri per installarvi un nuovo più grande atelier d’arte per lui e per me uno studio adatto a riprese televisive che completasse l’offerta di studi fotografici del primo Superstudio in via Forcella 13, ci imbattemmo in un grande cartello della Gabetti, in via Tortona 27: Vendesi corpo di fabbrica di 17.000 mq.
Dai processi agli street-artist presi in flagranza di “reato”, all’arte urbana diventata il condimento indispensabile per rendere appetibili le città e saporite le periferie. Milano ancora una volta capofila del “movimento” puntando ad aumentare l’arte sui muri, nei giardini, nelle piazze. Tutto è cominciato quindici anni fa. Io c’ero.
Ricordo quando, nel 2006, l’allora neo-sindaco Letizia Moratti mi chiamò a far parte del Comitato Strategico di Milano per dare suggerimenti sulla creatività ancora sopita nella mia città, che una delle prime cose con cui mi cimentai fu il tentare lo sdoganamento degli street artist dal ghetto degli indesiderabili a quello degli artisti veri quali molti erano, facendo la differenza tra vandali/imbrattatori e i ragazzi che esprimevano sogni e disegni con i murales, spesso nobilitando muri degradati...
In questo libro voluto per amore da Franco Marabelli, amico-collaboratore fin dalla prima ora, c’è tutto l’uomo, la sua vita, la sua storia, le sue idee, il suo mondo raccontati da un centinaio di amici. Un mondo che è l’inizio della moda e della modernità. Caro Elio, a cura di Franco Marabelli, edito da Rizzoli, è già in libreria.
Finalmente ho ricevuto il magnifico libro su Fiorucci di Franco Marabelli, brillantemente impaginato da Pier Paolo Pitacco, con la collaborazione di Franca Soncini. Ed è stato come tornare indietro, in un attimo ero tra gli amici degli anni 60/70/80 catapultata da una macchina del tempo capace di far rivivere le emozioni, le sfide, il divertimento, l'energia di anni che a raccontarli oggi quasi non ci si crede...
Il terrorismo mediatico che accompagna la pandemia a volte suggerisce soluzioni estreme per evitare il contagio del coronavirus, senza ricordare che questo infinitesimo, infido virus sa trovare mille opportunità per infiltrarsi nel nostro corpo e infettarci, con carica virale più o meno spaventosa.
In questo scenario l’extrema ratio del Contactless, non toccare niente e nessuno, sembra una via sempre più praticabile davanti alle tante soluzioni che la creatività propone. Quindi.
Invece che sfogliare i giornali e riviste comunitarie, con il pericoloso gesto di inumidirsi il dito, si ricorre alle edizioni digitali, sul proprio device o computer. Attenti a firmare: o firme elettroniche e se no guai a usare la biro gentilmente offerta, non si sa mai, quindi tutti dotati di penna personale e gelosamente custodita e disinfettata...
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti. Focus on Ilaria Marelli.
“Ora che ci rifletto... il 'mettere le mani in pasta' come accade nella produzione delle opere in esposizione, è forse un legame con mia mamma..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Vera Belikova.
“Vengo dalla Russia che ha un grande patrimonio del mosaico sovietico e mio padre ne fece alcuni..."
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Paola Navone.
“Il fil rouge del mio lavoro: curiosità, e voglia di guardare sempre al prossimo giorno, mai a quello che è finito..."
MIA, il grande appuntamento milanese con la fotografia d’autore compie 10 anni, cambia location espositiva e ri-lancia il suo concorso New-Post Photography attento alle tendenze più innovative della fotografia contemporanea. Tutti gli artisti della next-generation, ma non solo, sono invitati a rispondere alla call.
Dopo il successo della I Edizione del Premio, in occasione della prossima edizione di marzo 2021, MIA Fair annuncia la II Edizione del premio New Post-Photography, che intende promuovere i nuovi linguaggi di una fotografia capace di confrontarsi con il mondo contemporaneo in modo innovativo e indirizzato a tutti gli artisti, senza limiti di età e di nazionalità che lavorano con il mezzo della fotografia. I vincitori saranno invitati ad esporre gratuitamente nell’ambito della decima edizione di MIA Fair (dal 24 al 28 marzo 2021) presso SUPERSTUDIO MAXI in via Moncucco 35, Milano, in una mostra dedicata al Premio “New-Post Photography” II Edizione....
Otto storie, otto progetti, otto donne. “I Fiori della Materia” è la mostra collettiva parte del palinsesto di Superstudio “Nelle Mani delle Donne” che unisce designer professioniste attente alle materie e alla loro lavorazione. Un approfondimento verso la loro ricerca, passione e forza creativa ma anche le scelte, i percorsi e le sfide che nella vita hanno affrontato. In mostra fino al 29 ottobre per scoprire la creatività femminile, tra opere non convenzionali e racconti inediti.
Focus on Elena Salmistraro.
“Tra le mie creazioni ci sono alcuni oggetti che non assolvono alcuna funzione pratica ma che in realtà, dal mio punto di vista, svolgono il complicato compito di nutrire l’anima, di emozionare, di migliorare la qualità del nostro vivere. Ciò che conta è che l’oggetto trasmetta la delicata poesia che lo ha ispirato.” Elena intanto ha questa faccia con gli occhi intensi e il sorriso grande che tu capisci subito nascondere una persona determinata e intelligente...
La Fashion Week appena conclusa a Milano tra eventi phigital, sfilate reali e sfilate digitali, più che nuovi vestiti (ormai tutto è lecito) ha portato un’altra idea di bellezza. In scena più che l’estetica è andata l’identità: donne “vere” al posto di omologate modelle. Un altro segnale positivo nell’anno che inaugura il decennio che già vede molte donne in primo piano in posti chiave.
Se c’è una osservazione di ordine generale che mi sento di fare dopo la coraggiosa Fashion Week di Milano che ha messo in fila sfilate reali, digitali, virtuali, essenziali, spettacolari, classiche, reinventate, filmate - tutte interessanti anche se purtroppo un po’ fredde per mancanza di calore umano baci commenti a caldo ed applausi rock - non è tanto la varietà di proposte di ogni tipo (a quello siamo abituati) quanto il cambiamento di modelle e modelli chiamati a presentarle. Scelta più etica che estetica...
Per continuare i Design Encounters incontriamo l’architetto Carolina Nisivoccia che ha dato come art-director la sua impronta femminile al progetto generale del Design al Superstudio nei primi tre anni dell’evoluzione del format da Temporary Museum in Superdesign, dal 2015 al 2017. Un approccio multiforme al design, lasciando correre la fantasia e con interventi nella moda, nell’editoria, nell’exhibit design e nella eco-etica applicata al progetto. Ha ricevuto diversi premi all’estero tra cui il Green Dot Awards di Los Angeles.
Come ricordi la tua esperienza al Superstudio?
“La mia direzione artistica: personalistica, concertistica, progettistica, razionalistica, mistica, realistica, caratteristica, avveniristica, acustica, umanistica, ottimistica, edonistica, componentistica, logistica, plastica, stilistica, aforistica, caratteristica, illuministica, perfezionistica, sentimentalistica… Aver fatto il direttore artistico di Superdesign Show, evento paragonabile per dimensioni e numero di espositori ad una piccola fiera, per me è stata un'attività non solo creativa. È stato un lavoro in cui la squadra, e su tutti Gisella Borioli, ha un ruolo fondamentale. Un ciclo di tre anni in cui mettere alla prova una visione, trovando l’equilibrio tra la coerenza da dare ad ogni manifestazione, l’anticipazione delle tendenze che verranno e la creazione di iniziative...
Ho sempre pensato che alle donne, tranne pochissime fortunate, non è dato il posto che loro spetta. Ho sempre pensato che la loro disponibilità e concretezza, unite alle altre qualità che non mancano a uomini e donne capaci, potessero essere un valore aggiunto per chi ha in mano le leve di potere. Senza retropensieri femministi, giudizi politici o rivendicazioni di quote rosa, non può che farmi piacere vedere che il pool di donne che ora muovono le leve dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde, Angela Merkel, senza contare quelle un gradino appena più sotto, stanno prendendo decisioni umane e indispensabili, anche rivedendo trattati e preconcetti. Se ai vertici qualcosa si muove è il segnale che ora tocca alle donne?
Ho sempre pensato che la creatività non ha sesso, ma quella delle donne ha in più una sensibilità acuita e una spinta alla decorazione tutta sua.
Ho sempre pensato che a fronte di tante laureate a pieni voti nei politecnici e nelle accademie d’arte non c’è riscontro nel numero delle professioniste conosciute per il loro talento...
Nell’ex-stamperia di via Assab, a Milano, dove un tempo si stampavano libri, cataloghi d’arte e enciclopedie, continua l’esplorazione del mondo dell’arte attraverso i molti linguaggi in cui oggi si esprime, grazie alla passione di Elena Quarestani e del suo team di collaboratori sempre aperto a nuovi contributi. Segnaliamo la nuova mostra a tre voci 1+1+1/2020 visitabile fino al 24 novembre.
Per il quarto appuntamento con 1+1+1 ad Assab One, torna il confronto tra espressioni artistiche diverse, su progetto di Elena Quarestani con la curatela di Federica Sala. Un appuntamento fuori dai circuiti, dalle regole, dal mercato che offre tuttavia uno scorcio di ricerche importanti che invitano a riflettere e un angolo della vecchia Milano che si nutre inaspettatamente d’arte. Uno spazio indipendente e una associazione no-profit che si muove per il puro piacere dell’arte, tra i primi ad aprire dopo la crisi più acuta della pandemia...
Prima inter pares in questa straordinaria coppia ai vertici dell’architettura mondiale più consapevole e avanzata, Doriana, che ha partecipato col marito Massimiliano Fuksas al circuito di stupefacenti installazioni realizzate in marmo al Superstudio nel 2013, rivendica il ruolo paritario delle architette. Lo studio che moglie e marito dirigono in coppia ha realizzato opere grandiose in tutto il globo pensando alle città del futuro, ma lei non disdegna neppure la creatività in piccola scala, disegnando originali gioielli di micromosaico in cui mette la sua forza e la sua femminilità.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
Nella banalità quotidiana si è sempre dato al design la connotazione del molto piccolo e impropriamente all’architettura il disegno del molto “grande”. Che una distinzione fra architetto e designer ci sia da almeno un secolo oggettiva mi sembra chiaro. L’ architetto e il designer si occupano di cose molto differenti tra loro. Almeno questo sembrava. Oggi si è quasi raggiunta una figura ibrida di creatore che passa dalla grande scala alla piccola scala e viceversa...
È l’architetto e designer che ha inventato gli arredi più iconici e spettacolari degli ultimi anni, diventando il capofila di quell’eclettismo e di quello sguardo “diverso” che ha portato il design al confine con l’arte. Proprio fin dalle prime esposizioni dedicate al Design Fabio Novembre è arrivato al Superstudio con i suoi incredibili arredi all’interno degli eventi curati da Giulio Cappellini. In questi vent’anni la sua fama è cresciuta insieme alla sua influenza nel design internazionale, ma lui resta sempre il designer visionario che cerca altri orizzonti.
2000/2020 in vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
Io mi sono sempre sentito rappresentato dall’aforisma di Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” E se lo ha detto il padre della chimica moderna, credo non ci sia nulla da obiettare.
Tessuti che respirano, pitture che purificano l’aria, piastrelle che uccidono i batteri, polimeri riciclabili, vetri che si riparano da soli, bikini che puliscono il mare, gomme che generano energia, stoffe che si illuminano e altre che regolano la temperatura del corpo, ecoplastiche “circolari” derivate da bucce d’arancia o di pomodoro…l’infinita ricerca di nuovi materiali dalle impensabili performance sembra la chiave di ogni innovazione. Al punto che, per un filo diretto con gli operatori, è nato in America nel 1997 il network internazionale Material ConneXion con la sua ricchissima library. Arrivato in Italia ha dato vita anche a un “Materials Village” durante la Milano Design Week per le cinque ultime edizioni al Superstudio. Ce ne parla Emilio Genovesi, Ceo di Materially e, prima, di Material ConneXion Italia.
Material ConneXion, con la sua library di materiali, con le sue presentazioni prima alla Triennale e poi al Superstudio, ha rappresentato anche in Italia uno step importante nella conoscenza e nella valorizzazione dei materiali per l’architettura e il design. Come si è inserito nel circuito del Salone e del Fuorisalone?
La mission di Material ConneXion tradizionalmente è sempre stata quella di suggerire nuove e originali soluzioni di materiali ai produttori di prodotti o progettisti di architetture. Ovviamente fare ciò ha sempre portato ad una stretta relazione con i produttori di materiali soprattutto quelli portatori di soluzioni innovative...
Dimenticare l’annus horribilis che ci ha perseguitato fin qui e, come i ragazzi che tornano a scuola, considerare settembre l’inizio di un nuovo ciclo della nostra vita e del nostro lavoro.
Forse solo questo atteggiamento ci può dare una ripartenza positiva, cosciente che tra i tanti rischi che ogni giorno corriamo da quando siamo nati, c’è anche questo, il malefico Covid-19, e dobbiamo conviverci. Entriamo dunque nei prossimi mesi con ottimismo, speranza, consapevolezza, come fosse un altro anno, un altro decennio, un altro secolo, un altro futuro dove niente sarà più come prima e molti tasselli scomposti potranno, forse, andare a posto...
@AT e tutti noi di Superstudio ci prendiamo due settimane di meritato stacco dai problemi di ogni genere che questo anno terribile ci ha rovesciato addosso.In realtà anche se saremo fisicamente distanti dalla nostra Milano, il pensiero sarà costantemente connesso con i miglioramenti, i cambiamenti, gli investimenti che continuiamo a fare sulle nostre venue e per le nostre attività, confidando con ottimismo in una ripresa che ci permetta di ricominciare da dove eravamo rimasti. Per non perderci di vista @AT resta consultabile on-line in ogni sua parte e torna in versione cartacea e digitale all’inizio di settembre.
Nonostante l’emergenza sanitaria che non finisce mai, i locali chiusi, gli hotel vuoti, i viaggi sotto osservazione, i numeri contradditori che non si sa se devono spaventarci o tranquillizzarci, l’attesa del vaccino miracoloso che ancora non c’è, il down economico che ha toccato le aziende di ogni dimensione, nonostante tutto, vogliamo essere ottimisti. Cerchiamo di guardare in casa nostra cogliendo quei primi movimenti che indicano che il cammino va avanti, come auguriamo a tutti voi...
La Passeggiata di Porto Cervo da qualche anno ha un punto focale che ha portato una luce di originalità tra le lussuose e un po' scontate griffe globali che la punteggiano. Il negozio di Rossana Orlandi, talent-scout nota per le sue scelte di oggetti eccentrici limited edition in bilico tra arte e design, d’estate fa il bis nel porticciolo sardo del successo di quello di Milano, collocato a breve distanza da Superstudio. E contemporaneamente sperimenta il Design democratico con una nuova imprevista collaborazione…
In una estate che parte a rilento ogni segnale di vitalità diventa un simbolo di ripresa: del commercio, dell’ospitalità, del divertimento. Così vedere un furgone scaricare nuovi pezzi di design, lampade e piatti, arredi e complementi fuori dall’ordinario, tutti desiderabili, diventa un avvenimento, anche nella piazzetta dai muri dipinti che ospita la galleria su tre piani di Rossana Orlandi. Lei è lì, biancovestita, che dirige con decisione le operazioni come fosse in piena design week...
Tra i grandi artisti italiani che con le loro opere monumentali hanno raggiunto ambiti traguardi internazionali c’è certamente Maria Cristina Carlini, rara presenza femminile in un mondo maschile: lei tira fuori l’anima da ferro acciaio terra tronchi plasmando con le mani imponenti sculture ancestrali che dialogano per contrasto con la contemporaneità. La sua esperienza artistica parte negli anni 70 dalla California, lascia il segno in America, Asia, Europa, nelle piazze e nei musei, fino a che, con “La nuova città che sale”, diventa un simbolo dell’Expo di Milano. Al Superstudio, nel 2013 ha sperimentato l’interazione tra arte e design. La sua ultima mostra “Geologie, memorie della terra” è fino all’8 settembre installata nell'ex chiesa di San Sisto a Milano dove si confronta con le opere di Francesco Messina. La “forza” di una donna delicata parla più di mille parole.
Quale la “forza" che ha permesso a una artista donna di affermarsi in un campo così presidiato dagli uomini come la scultura monumentale?
La “forza” risiede nella necessità di esprimermi, nel desiderio di creare un’opera d’arte, è un impulso che non posso ignorare e che il più delle volte mi conduce alla realizzazione di sculture monumentali...
Dopo l’esperimento della Digital Fashion Week di luglio a Milano, dai risultati controversi, ecco i primi segnali lanciati dagli “audaci” per riportare la moda al centro con modalità phygital ( fisica e digitale) per sfilate e fiere che sono da sempre il nostro punto forte capace di accendere interesse, desiderio, business, relazioni, tendenze. Il Salone moda più hot di sempre, White Show di settembre, al Superstudio Più ci sarà. Con una edizione totalmente rinnovata e piena di sorprese.
In un momento di grande incertezza i giochi si fanno giorno per giorno, cercando di precorrere i tempi e lanciare segnali di ottimismo per portarci obbligatoriamente verso una via d’uscita dal lungo lockdown economico che sta mettendo a dura prova il fashion system. Massimiliano Bizzi, fondatore e direttore creativo di White, la fiera di ricerca che in vent’anni di nuove idee e di successi è diventato il punto focale internazionale della moda di ricerca, con più di 500 espositori spalmati sul Fashion District creato in via Tortona, non ci sta a rinunciare alla sfida del rilancio...
Artista multimediale e visual designer, innovatore che sfugge alle classificazioni, richiesto dai grandi brand di moda come dai musei del mondo e dalle università internazionali, Felice Limosani è un creativo senza limiti, capace di vedere oltre e mettere la bellezza in uno scenario futuribile. Che dice: “La mia direzione personale è neorinascimentale fatta di valori umanistici, di artigianalità e tecnologia, di creatività e originalità. Il design per me è all’italiana: da sempre siamo il paese che genera qualità, bellezza e intuizioni capaci di migliorare la vita e il suo gusto quotidiano.”
Sei stato tra i primi creativi a reinventare il “racconto” dei prodotti con vere e proprie inedite performance tra arte e tecnologia. Come é nata questa scelta professionale?
Sono un autodidatta, niente Università o scuole professionali. Ho esordito come dj negli anni 80/90, formandomi con la poetica del remix. Per 20 anni ho amato la musica e la notte mentre di giorno leggevo (e leggo) per passione saggistica di sociologia e tecnologia con indirizzo umanistico...
Dopo la prima Digital Fashion Week appena conclusa, la sensazione è che il Covid abbia fatto un’altra vittima: il fashion system. E tutto quello che ne consegue. Riflessione a sangue freddo su una manifestazione riuscita a metà e su come far tornare la moda di moda.
Ho assistito con molto struggimento alla inesistente ultima Milan Fashion Week di giugno, traslata a luglio, trascorsa tra tentativi virtuali, richiami sul web, megaschermi nella città deserta, presentazioni digitalizzate, il “desaparecido” White, la fiera più brillante, con i suoi esperimenti di Street Market e i suoi appelli all’ecomoda e alla Fashion Revolution e le sue innovative proposte di moda uomo. Vuota la zona Tortona, sempre brulicante di sfilate, eventi, show-room bollenti, ristorantini pieni di creativi, per la desolazione di abitanti e frequentatori. E ovviamente il resto della città...
Un architetto intimista che sembra precorrere i tempi che chiedono progetti meno wow ma più sommessi. Emanuel Gargano nasce ad Assisi, dove ha tutt’ora il suo atelier, si laurea a Urbino e si trasferisce con lo studio a Londra dove collabora con l’architetto Claudio Silvestrin. Un grande amore, il suo, per gli elementi naturali e la semplicità nonostante le esperienze internazionali e i molti premi. Nelle sue proposte luminose infonde l’anima antica delle cose trasformandole magicamente in oggetti modernissimi, colti e misteriosi.
I poli del tuo lavoro e della tua vita si dipanano tra Assisi, Londra, New York. Cosa “prendi” da luoghi così diversi?
Questo piccolo paese dove sono nato al centro dell’Italia, posto sulla sommità di una verde collina, è stato da sempre per me frutto di grandi emozioni e misteri; è completamente costruito con un unico tipo di pietra del posto di un colore sobriamente rosa molto chiaro, un unico pezzo scolpito in un blocco di pietra. Il nucleo è prettamente medievale, ed emana una energia primordiale difficile da spiegare, emotivamente coinvolgente. Anche se ho lo studio a Londra e la città che amo è New York, mai come ad Assisi mi sento travolto da tale monumentalità, monocromatica, leggera e segreta...
Una operazione pop-up immette nuova linfa e accende interesse nelle belle case-museo dell’area bergamasca per iniziativa di DimoreDesign. Ecco che tra le antiche mura entrano elementi di rottura come gli arredi dei più famosi designer italiani. Una operazione temporanea che, oltre alle visite in loco, merita un libro. In preparazione.
Ho sempre pensato al fascino dei contrasti, alla ricchezza culturale del confronto, anche quanto l’antico nutra il nuovo (ma anche i “vecchi” siano fondamentale supporto dei giovani), alle “correspondence” tra pensieri creativi con origini differenti, vicine e lontane geograficamente temporalmente culturalmente.
La bella iniziativa “Designers for Bergamo” ha messo in scena in maniera plastica e immediata quanto la bellezza si integri con altra bellezza, anche se secondo un pensiero ortodosso potrebbe sembrare non centrare per niente. Ovviamente oggi non è più vero. Le case più belle del mondo accumulano pezzi appassionati e escono dagli “stili” prefissati unendo l’antiquariato al contemporaneo, il ricordo alla sperimentazione, il design-personaggio all’arte d’avanguardia, in una sorta di collezionismo in progress che dice molto di chi lo sceglie e lo fruisce...
A partire dagli anni 70 come fondatore dello Studiodada Associati noto per il suo Radical Design, Marco Piva è presto arrivato al top della carriera di architetto, designer, urbanista, docente, progettista “at large” con progetti per numerose grandi aziende italiane e molte città del mondo occupandosi di grandi e piccoli progetti, dalle architetture ai villaggi vacanze alle installazioni per raccontare un prodotto o un’idea. Al Superstudio è arrivato in più occasioni portando il suo mood elegante fluido emozionale e funzionale.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
In questi ultimi 20 anni è cambiato il modo di pensare, di sviluppare e di comunicare il design. La formula lanciata da Superstudio, che integra nella contemporaneità dell’evento realtà tra loro diverse, dall’architetto affermato al designer emergente, dalle aziende consolidate alle nuove proposte, dalla tradizione alle ultime innovazioni in campo tecnologico, crea sincronia, condizione vincente per presentare una visione trasversale dello stato dell’arte del Design: Superstudio Più diviene così un palcoscenico, un “laboratorio” che durante il Fuorisalone si apre alla città.
È il più famoso designer olandese capofila di quel neoumanesimo del XXI secolo, che apre a tutte le esperienze e le suggestioni. È arrivato al Superstudio tra i primi vent’anni fa, in un piccolo spazio defilato dove si è subito fatto notare. Presto le sue spettacolari installazioni fatte per Moooi, di cui è co-fondatore, e per le più importanti aziende italiane e internazionali, sono diventate un appuntamento imperdibile della Design Week di Milano.
In questi ultimi 20 anni cosa pensi sia cambiato nel design?
Penso che il design non sia cambiato. Negli ultimi anni è stato molto influenzato dall’ecologia e la comunicazione è diventata molto differente, dai media alle modalità di raccontare storie. Il design è diventato più personale e tecnologico, ma la sua natura è sempre la stessa.
Con una visione pragmatica e controcorrente e senza lasciarsi troppo sedurre dalle futuribili ipotesi di negozi virtuali affidati al digitale e alla distanza, Beppe Angiolini, ambasciatore di bellezza attraverso il suo negozio-faro Sugar di Arezzo, fa il punto sul sistema moda oggi e domani. Senza dimenticare il passato. Un punto di vista autorevole, nel suo ruolo di Direttore della Comunicazione della Camera Buyer Moda.
A giudicare dalle opinioni correnti, sui media, nei webinar, il “negozio di moda”, come lo conosciamo oggi, domani non funzionerà più. Quale è il tuo pensiero?
Il negozio di moda se non funzionerà non sarà certo per la introduzione di sistemi multimediali e devices all'interno dello stesso. Se non funzionerà sarà perché la crisi economica non lo permetterà e perché chi lavora per il negozio sia come assistente vendita e/o buying office non sarà in grado di interpretare il cambiamento emotivo che questo momento ha apportato alle scelte anche e soprattutto del consumatore finale...
Un amore forte per il legno e gli elementi naturali, il rispetto per l’ambiente, per la tradizione coniugata alla più spinta contemporaneità caratterizza il lavoro di Michele De Lucchi e del suo “circle” interdisciplinare di progettisti, innovatori, umanisti e futurologi con cui progetta palazzi, musei, interni, design, piccole sculture, sviluppo urbano o progetti di grande complessità. Era nel gruppo di Sottsass agli esordi di Memphis. È oggi forse il più importante e ricercato protagonista della Milano che cambia.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
Dall’inizio del nuovo millennio l’ondata digitale ha cambiato il modo di approcciare le più svariate realtà quotidiane e lavorative, creando enormi potenzialità che sono in continuo sviluppo. Ci sono piattaforme che promuovono il "download design", sistemi di prototipazione rapida, stampanti 3D e macchine a controllo numerico dalle sofisticate tecnologie. Inoltre, diventa sempre più facile fotografare, filmare e scrivere e si stanno sviluppando nuovi modi di narrazione che mescolano tutti questi registri espressivi coniugati su supporti digitali. Data la rapidità di progressione è oggi possibile parlare di nuove libertà progettuali, ma sono anche necessarie le capacità di scoprire nuovi usi del potenziale tecnologico a disposizione.
Il suo stile raffinato, essenziale, con una forte e riconoscibile identità visiva, è forse la chiave di un successo che tocca vari ambiti della progettazione in campo internazionale, grazie anche a due studi a Milano e New York. È stato tra i primi architetti a far parte della “banda” di giovani progettisti che Giulio Cappellini ha raccolto intorno a sé per le prime esposizioni al Superstudio fin dall’inizio del millennio. Esperienze per noi, e per lui, indimenticabili.
2000/2020 In vent’anni cosa è cambiato, cosa cambierà?
È cambiato tutto e non è cambiato niente. Forse siamo diventati più bravi, più veloci ed abbiamo preso una consapevolezza nel fare le cose.
C’è stata una popolarizzazione del design?
Io credo di sì ma non tanto come massificazione, secondo i parametri classici. Io credo che il design sia diventato più grande come modello intellettuale. Vent’anni fa parlare di design era già abbastanza “massificato” ora lo è diventato ancora di più. Più persone nel mondo si avvicinano a questo universo, e non è stato semplicemente l’arrivo delle grandi catene che hanno venduto o stanno vendendo il design cosiddetto democratico ma semplicemente il design è diventato più interessante, più ampio...
14/17 luglio 2020 è una data di svolta: nasce la prima fashion week digitale che potrebbe tracciare la via per le sfilate del futuro, con interazioni tra fisico e virtuale e audience in tutto il mondo. Grandi firme, Camera Moda e Superstudio sono pronti.
La fase 3 del post-coronavirus si apre portando con sè un mare di buone intenzioni. Tra queste spiccano alcune iniziative che fanno pensare ad un mondo meno egoista, più consapevole delle diversità, delle necessità. Sono già molti gli imprenditori del made in Italy, moda e design, che fin dalle prime avvisaglie della pandemia hanno fatto una gara di generosità per aiutare la crisi sanitaria con generosissime offerte in denaro o con forniture di presidi medici o addirittura con fondi a favore delle famiglie delle vittime del virus (vedi QUI articolo dedicato su @AT)...
Alla sua prima presentazione nel Basement di Superstudio nel 2009 Luca Nichetto, scelto tra molti giovani progettisti, ha vinto il premio Internazionale di Elle Décor. Alla seconda ha progettato una Prosciutteria di design in tutti i dettagli piazzata in una architettura temporanea sul tetto. Dopo, tutto un crescendo l’ha portato da Venezia, dove ha aperto il primo studio, fino in Svezia, dove è approdato per amore e dove si è fermato. Oggi è un affermato designer multidisciplinare che ha collaborazioni in tutto il mondo, colleziona premi internazionali, è ospite di retrospettive in città come Venezia, Parigi, Londra, Stoccolma.
In vent’anni dal 2000 al 2020 che cosa è cambiato e che cosa cambierà?
L’inizio del 2000 è anche quando ho cominciato a fare il designer. Ricordo quando venivo a Milano, la fiera era ancora in centro e gli eventi del Fuorisalone li contavi su una mano. Il Fuorisalone era più romantico all’epoca, c’era Spazio Krizia con Ingo Maurer e Ron Arad piuttosto che Driade in via Manzoni e via dicendo. Non so se fosse internazionale perché c’era il mondo ma era una dimensione più umana dove riuscivi ad avere il tempo per parlare con le persone. Dal 2010 in poi è andato fuori controllo, è diventato un circo, dove puoi trovare degli eventi con un certo tipo di qualità o capitare in mezzo a situazioni che non riesci a capire, con una sorta di inquinamento visivo abbastanza stancante...
E’ morta a metà maggio Nanda Vigo, artista della luce che ha collaborato con i più grandi artisti degli anni 60/70, lasciando il segno della sua forte personalità. L’ultima mostra a Palazzo Reale di Milano è stato un tardivo e nello stesso premonitore omaggio alla sua grandezza.
Ricordo una bella e vivace ragazza bionda che mentre mi affacciavo alle mie prime esperienze da redattrice prima ad Ottagono e poi a Vogue, nella seconda metà degli anni ’60 metteva a soqquadro la Milano più tradizionale portandovi con i suoi compagni di squadra, Piero Manzoni, Lucio Fontana, Enrico Castellani, e il grande Gio Ponti, il vento effervescente dell’avanguardia. E’ con Fiorucci, pioniere di tutte le cose nuove, che l’ho conosciuta, con un misto di soggezione e ammirazione. Era forte, ironica, battagliera, in anni in cui le donne facevano ancora fatica ad emergere in ambienti considerati maschili. Artista, designer, architetto? Ogni qualifica era per lei riduttiva. L’ho ritrovata in Nanda Vigo Light Project, la bella mostra a Palazzo Reale a cura di Marco Meneguzzo (estate 2019), prima retrospettiva antologica finalmente dedicatale in Italia, dopo le più di quattrocento mostre nel mondo...
Il suo primo approccio col design è stato da neolaureata alla inaugurazione del Design al Superstudio proprio a fianco di Giulio Cappellini, che ne aveva intuito il talento. Passo dopo passo Ilaria Marelli si è inserita tra i designer contemporanei affermati mantenendo il suo approccio fresco e curioso a tutte le esperienze che questo comporta, dal progetto dell’oggetto alle installazioni all’art direction, sfiorando anche la moda.
Nel tuo iniziale contatto con Superstudio Design eri insieme a Cappellini per la prima esposizione. Cosa ricordi di quella esperienza?
Mi ricordo perfettamente di quando venimmo a vedere lo spazio – io ero super adrenalinica, mi sembrava una sfida emozionante, molti colleghi invece dicevano “Giulio è matto, come si fa adesso a due mesi dal Salone a rimettere in gioco tutto quanto preparato! ”… beh aveva ragione lui! Fiumi di persone in una zona fino ad allora sconosciuta ai più, un allestimento di grande respiro e… c’erano anche i miei primi prodotti! Mi ricordo la foto per la stampa insieme a Morrison, Wanders e i Bouroullec, quasi fossimo designer “alla pari”, mentre io ero una giovane neolaureata al primo approccio al design… mi emoziono ancora al pensiero!...
Jacopo Foggini, più artista che designer, si è appropriato di una materia inusitata, il metacrilato, di cui si è innamorato da piccolo. Ne ha fatto la base della sua produzione artigianale e esclusiva di oggetti belli, colorati, unici, teatrali, leggeri e anche giganteschi. Oggetti liberi che seguono le ali dell’immaginazione e forgiati manualmente, con la materia portata a più di 200 gradi. Al Superstudio ha portato, nel 2004, i suoi onirici fiori con anima di luce e un monumentale chandelier.
Da dove nasce la passione per il metacrilato?
La mia passione per il metacrilato, materiale comunemente usato per produrre catarifrangenti delle macchine, è nata nelle aziende di famiglia. Una notte, all’età di cinque anni, mi sono intrufolato nella fabbrica di materiali plastici e ho visto fuoriuscire dal “naso” di uno degli enormi macchinari, una goccia rossa di metacrilato. Da allora questo materiale è entrato nel mio immaginario, e come un seme, lentamente negli anni, è cresciuto fino a diventare la mia vita. Negli anni ’90 ho iniziato a sperimentarne l’utilizzo creativo, affascinato dalle sue qualità cromatiche ed estetiche.
Il dubbio è lecito a seguire le dichiarazioni dei big della moda, da Giorgio Armani a Alessandro Michele per Gucci, a Anthony Vaccarello per Saint Laurent, a Dries Van Noten, a Alessandro Sartori per Zegna i tempi e i modi delle presentazioni delle collezioni vanno ripensati in funzione delle visioni creative di ciascuno, al di fuori di passerelle e appuntamenti fissi coordinati dall’alto, sempre più frenetici.
Rallentare è la parola d’ordine uscita dalla pandemia che servirà a ridisegnare il futuro. I big della moda hanno avuto alcuni mesi per ripensare a questo sistema sempre più accelerato che li obbligava a un flusso di creatività continuo, a sfornare prodotti in eccesso, a un marketing miope che non sapeva vedere lontano, a una produzione abnorme che spesso creava invenduti destinati al mercato parallelo. La Slow-Fashion prende ora la sua rivincita su quella Fast-Fashion che non molti anni fa ha rivoluzionato il mondo della moda con un abbigliamento sempre nuovo a costi sempre più bassi, riempiendo gli armadi ma abbassando il desiderio. C’è voluto il tempo dell’#iorestoacasa per guardarsi dentro e domandarsi se il “tanto”, in tutti i sensi, non fosse diventato davvero troppo...
Prima donna che ha valorizzato il design polacco fuori dai confini della sua Polonia, il suo mentore è stato Alessandro Mendini con cui ha lavorato e collaborato a lungo. Al lavoro di designer, di scultrice, di art-director alterna la curatela di mostre, come quelle dedicate al suo maestro a Poznam nel 2004 in occasione dell’ingresso della Polonia nella Comunità Europea e nel 2014 a Wroclaw nell'anno in cui è stata la Capitale della Cultura Europea. Al Superstudio è approdata nel 2011 e molte altre volte ancora.
Dorota tra Polonia e Italia, come è successo?
Il mio studio da anni si trova sull'Alzaia del Naviglio Grande di Milano ma in città sono arrivata oltre vent'anni fa per uno stage in Atelier Mendini. Ho studiato in Polonia, nella Università d’Arte di Poznań, Facoltà di Design e di Architettura d’Interni con una tesi sul Biodesign. Ho vinto tre premi per la migliore laurea e così avuto la possibilità di partire all’estero per approfondire i miei studi. Ho scelto l'Italia, per la sua ricchezza culturale, la sua antica storia, la bellezza del suo paesaggio delle sue tradizioni e della sua gente. Ho girato l’Italia e sono approdata a Roma, per me la città più bella del mondo con le sue piazze, le sue fontane, i giardini, con le ali dei angeli nei quadri e nelle sculture del Ponte dell' Angelo. E così ho continuato gli studi a Roma. Pensavo anche a Milano ma in quegli anni non esisteva la Facoltà di Design al Politecnico...
Voglio parlarvi di alcune coincidenze eccezionali che in questi giorni mi hanno fatto riflettere su un pensiero che non mi lascia da un po’. La morìa di “vecchi” della pandemia e la supposta “selezione” ospedaliera in base all’età mi ha lasciato un vuoto nel cuore e un senso di grande ingiustizia.
Se ne sta andando, per una ragione imprevedibile, una intera generazione di nonni, di amici, di Maestri, di dirigenti, di primari, di artisti, di persone vive e vitali, ancora ricche di talento e di prospettive ben oltre i fatidici 80 anni, portandosi via memoria, esperienza, amore. Eppure oggi scopro la bellissima copertina di Vogue inglese dedicata a una luminosa Judi Dench, l’affascinante attrice inglese che sorride con i suoi 85 meravigliosamente portati, e che continua ancora tranquillamente a lavorare...
Eco Social Designer, come lui stesso si definisce, ha la speciale capacità di far scaturire bellezza anche dagli scarti industriali. Un tema quanto mai d’attualità in tempi di sostenibilità e economia circolare. La sua prima mostra fu proprio al Superstudio 13, nel 2012. Sedute che parlano di un pensiero diverso sui rifiuti della nostra civiltà.
Raccontami la tua scelta di diventare eco-social designer o il “designer dei rifiuti” in anticipo sui tempi.
Era il 2008 e lavoravo come designer a tempo indeterminato per un’azienda di packaging, ma, dopo 5 anni, sentivo che la realtà aziendale era troppo stretta e avevo bisogno di “parlare con la mia voce”. Ero già molto affascinato e incuriosito dagli scarti plastici e vitrei che risultavano nel processo produttivo e mi ricordo che li raccoglievo per studiarli e reinterpretarli. Presto capii che, oltre a realizzare delle opere con i materiali di scarto che trovavo, avrei potuto attingere a molto più materiale aiutando le aziende a riciclare. Ogni mia creazione diventava via via sempre di più una mano all’ecologia, a cui velocemente unii anche la partecipazione attiva di associazioni sociali...
Eclettica, curiosa, visionaria, pratica, generosa, open mind, mai banale, femminile nel senso migliore del termine. Ama i colori del Sud del mondo, i viaggi, le tradizioni quanto le soluzioni innovative e inaspettate. Una esperienza a 360° nel mondo del design, coronata da successi e premi internazionali. Paola Navone è un "unicum" e un fiume di parole. Per lei, fin da quando era bambina, il design è sempre stato “come una frittata: ai funghi o alle zucchine, basta che sia buona”.
2000-2020, in questi 20 anni che cosa è cambiato? E che cosa cambierà nell’ultimo anno che ci porterà al 2020?
Secondo me è solo cambiato che, se Dio vuole, c’è più libertà.
E’ già una bella risposta.
Non è che puoi analizzare i cambiamenti, il vero cambiamento è che oramai tutto convive e tutto può convivere sempre di più. Cosa cambierà? Cambierà che questo grado di libertà crescerà.
Trovi che questa libertà si esprime anche con il fatto che il design è andato a intercettare mille altri prodotti, mille altri bisogni, mille altre espressioni?
Diciamo che c’è più libertà da parte di chi consuma il design, che è molto meno oblativo rispetto a prima...
L’anno scorso, al Superdesign Show, l’evento del Superstudio per la Design Week, ho curato la mostra di sculture immateriali ma reali di Flavio Lucchini, un'esperienza magica e spiazzante realizzata con l’azienda Sense - immaterial Reality di Alvise Braga Illa, fondatore della società di software TXT e-solutions e di Sense - immaterial Realty. Un innovatore capace di percorrere strade nuove che si è mosso tra i primi nel portare la Realtà Immateriale dove poteva soddisfare nuove funzioni. A lui tre domande per capire cosa ci aspetta domani.
ll boom delle esperienze virtuali cui ci ha messo di fronte l’isolamento del coronavirus ha reso ancora più attuali le sperimentazioni e le applicazioni di tecnologie che ci permettano di superare la fisicità per sostituirla con presenze immateriali altrettanto emozionanti di quelle vissute in prima persona, anche se attraverso una nuova dimensione. Tanto più vero e necessario quando il lavoro si svolge in smart-working e le scelte e gli acquisti non permettono di essere in loco, come accade con la moda, l’arte, il design.
Dal 2000 vive e lavora proprio nel cuore di Milano dove si è contemporaneamente sviluppato, a partire da Superstudio, il Fuorisalone nei district. Nella ex-fabbrica di turbine, trasformata in straordinaria abitazione e studio, con terrazza panoramica sulla zona Tortona, sviluppa senza sosta progetti diversi e fantasiosi, spesso irriverenti, in ogni direzione, dall’Italia alla Cina. Come imprenditore, ha creato una azienda di pop-design che segue, felicemente, le mode. Indicando una tendenza.
Anche tu, come Superstudio, sei stato il primo ad intuire che la “zona Tortona” delle grandi fabbriche in disuso, quella tra la via Bergognone e la circonvallazione esterna, avrebbe potuto rinascere con la creatività. E anche tu hai trasformato in casa-studio-spazio espositivo un edificio industriale senza snaturarlo.
Nel 1998 abbiamo acquistato una palazzina industriale degli anni ’30 facente parte del complesso Riva Calzoni, all’angolo fra via Solari e via Stendhal. Era un edificio su quattro piani, tutto rivestito in mattoni rossi, al cui interno erano collocate la sala prove delle turbine e gli uffici degli ingegneri che le progettavano...
Mentre molti si interrogano: ma come cambierà la nostra vita “dopo”? non ci siamo accorti che siamo già scivolati nell’incertezza del domani, anticipando un cambiamento epocale, anni prima che ciò avvenisse naturalmente. Con tutte le prevedibili conseguenze.
Se pensiamo che, appena saremo entrati nella fase 3 dell’emergenza, distanziamento sociale, mascherine, occhiali, guanti, disinfettanti, lockdown, siano parole da dimenticare forse siamo inguaribili ottimisti. Almeno fino a quando non si sarà trovata una cura o un vaccino per questo insidioso virus.
Quelle che sono ora fastidiose incombenze hanno tutta l’aria di diventare sgradite abitudini con cui conviene imparare a convivere fin d’ora.
Smaterializziamoci, dimenticando baci ed abbracci, risate e karaoke, cene e viaggi in compagnia. Ma anche le rassicuranti visite del medico ...
Caro Giorgio,
ricordo come te quando la moda, da cosa piccolina e poco considerata in Italia, ha cominciato a crescere e diventare una cosa, bella, grande, nostra, seria, che metteva in gioco tutte le speranze e la creatività. L’abbiamo vista trasformarsi e creare il made in Italy e le abbiamo dato il massimo. Noi, Flavio ed io e i nostri collaboratori, dalle testate che via via creavamo e dirigevamo, Vogue, L'Uomo Vogue, Donna, Mondo Uomo, Moda.... Tu, dapprima con Sergio che ancora ci manca, e poi con tutti gli altri tuoi bravissimi collaboratori della prima ora, Rosanna, Leo, Silvana, Irene, Giovanna e tanti altri. Non ti sei mai fermato. Da quando già ti facevi apprezzare come aiuto di Nino Cerruti, e poi da quelle poche stanze di Corso Venezia che hanno visto la tua prima sfilata, alla sede già importante di via Durini ...
Cominciamo con oggi a presentarvi architetti, designer, progettisti che sono stati, sono e saranno protagonisti dei nostri eventi legati al design durante le varie Design week o altre occasioni. Una carrellata di nomi famosi, ogni giovedì appuntamento qui.
Giovanissimo nel 1980 era già nel gruppo Memphis, insieme agli altri ragazzi che sarebbero diventati protagonisti della Milano del 2000. Aldo Cibic, annoverato da Domus tra i cento migliori architetti del mondo nel 2019, dieci anni prima è al Superstudio 13, con un piccolo edificio abitativo temporaneo nel parcheggio, con spazi verdi e orto in vegetazione. Ma al tempo del coronavirus sta meditando un nuovo progetto, da presentare nuovamente al Superstudio. Nel frattempo con l’hotel Savona18 Suites ha lasciato un segno in zona Tortona, un innovativo progetto di hospitality che vive ...
Noi stiamo tutti bene, col cuore stretto dall’angoscia ogni volta che ci raggiungono le notizie dell’evoluzione di questa terribile situazione sanitaria. Il mondo è chiuso, non si sa fin quando. La speranza e il desiderio di tornare alla vita di sempre ci tiene attivi, occupati, concentrati, aperti alle nuove possibilità che l’incredibile realtà che oggi ci circonda ci ha mostrato: obbligandoci a reinventare la nostra vita e a rimodulare la scala dei valori. Al primo posto la famiglia, gli affetti, gli amori. E di conseguenza la casa, riscoperta come il rifugio che non tradisce. Poi, in ordine sparso, il lavoro, che abbiamo imparato si può fare in poltrona, su una panchina, in vacanza, senza orari fissi e catene fisiche, ma solo stimoli mentali. Lo studio, che non ti allontana da insegnanti e compagni, solo che li vedi ...
Per l’architetto Massimo Roj fondatore di PROGETTO CMR, società di progettazione integrata, e della sua band (con Marco Ferrario e Antonella Mantica) certamente sì. E anche per il curatore Fortunato D’Amico con cui ha dato vita a un sorprendente libro intitolato Rocktecture, un neologismo che riporta in superficie l’influenza che quella musica rivoluzionaria ha avuto sui giovani studenti dei politecnici dei ‘70 e su tutta la cultura degli anni a venire e li ha spinti a dimenticare gli insegnamenti dei loro famosi maestri per avventurarsi sulla strada di una architettura innovativa, di rottura.
Rocktecture non ha niente a che vedere con i libri che illustrano gli ultimi edifici e le soluzioni urbanistiche delle archistar, ne sottolineano, e spesso esaltano, le caratteristiche costruttive e tecniche, si sfogliano soffermandosi su pagine ...
Sinceramente anch’io credo che, finita questa emergenza sanitaria (ma potrà mai finire davvero?) saremo tutti più vulnerabili e in pericolo. Abbiamo capito che non è solo la terza guerra mondiale, già sfiorata più volte a minacciarci.
Né il terrorismo islamico e internazionale a farci paura.
Né la delinquenza che ci dicono in diminuzione ma che quando ti tocca ti atterrisce ugualmente.
Né le invasioni di massa dei poveri del mondo che scappano da paesi impossibili.
Né il “climate change” con tutte le oscure e reali minacce riportate alle coscienze da Greta Thunberg.
Né il coronavirus che un inascoltato Bill Gates aveva predetto già quattro anni fa e che solo ora fa il giro della rete.
Né la siccità inarrestabile che brucia le vite, gli incendi devastatori all’australiana, gli tsunami che spazzano tutto sotto un’onda alta come una montagna ...
"Nonostante la crisi, nonostante l’incertezza, nonostante la paura, continuiamo a credere che l’appuntamento col Design a Milano sarà – in qualsiasi data esso si collochi - un momento di riscatto, di fiducia, di bellezza, di progresso, di socialità. Stiamo lavorando per tornare all’inizio dell’estate con un Superdesign Show rinnovato, scintillante e emozionante, insieme ai district di Milano e al Salone. Ma anche pronti a proporre innovazioni reali e virtuali che renderanno la nostra manifestazione ancora più interessante e insostituibile. Con la presenza di grandi brand globali che si interrogano sulla vita e sull’ambiente. Con una passeggiata tra le proposte colte e tecnologiche dell’Oriente contemporaneo. Con una carrellata infinita di giovani progettisti internazionali...
È la più famosa, stimata e ricercata. È la curatrice del Dipartimento Architettura e Design MoMa di New York, dove è approdata giovanissima rispondendo a una inserzione sul giornale, ma anche della mostra Broken Nature alla Triennale di Milano che mette il dito nella piaga del disastro ambientale. Gisella Borioli l’ha incontrata in occasione del Lexus International Design Award.
La tua storia professionale è emblematica, soprattutto rispetto all’Italia. L’America è sempre l’America?
Direi invece che New York è sempre New York. ll MoMa è stato un punto di partenza eccezionale. Se fai qualcosa al MoMa lo vedono tutti. Ci sono tanti curatori eccezionali al mondo che non hanno la visibilità e le possibilità che ho io. Ma le cose stanno cambiando. Ci sono tante Biennali, Triennali, Design Week che stanno prendendo piede, a Indiana, Istanbul, Pechino per esempio. I curatori cercano il nuovo. Niente di meglio che avere la possibilità di scoprire altre città....
Sembrava una pazzia, tre anni fa, l’idea di Gisella Borioli, CEO di Superstudio Group, di reintitolare “Temporary Museum” l’evento tutto sommato commerciale che ospitava al Superstudio Più fin dal 2001 alcune aziende di design che avevano scelto di esporre in zona Tortona, diventato quartiere espositivo complementare al “Salone del Mobile” di Rho, a Milano. Sembrava una follia porsi un museo contemporaneo come punto di riferimento per costruire una esposizione multipla di brand ciascuno con una ben precisa e diversa identità e chiedere loro il sacrificio di chiudersi in lunghe “gallery” misteriose anziché aprirsi in stand espansivi, di rinunciare al giganteggiare del logo esterno a favore di una segnaletica discreta e uniforme, di impegnarsi in una esposizione artistica