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29/04/2020 | INNOVAZIONE, PEOPLE

LA NUOVA FRONTIERA DELLA  DEMATERIALIZZAZIONE

Di: Gisella Borioli

L’anno scorso, al Superdesign Show, l’evento del Superstudio per la Design Week, ho curato la mostra di sculture immateriali ma reali di Flavio Lucchini, un'esperienza magica e spiazzante realizzata con l’azienda Sense - immaterial Reality di Alvise Braga Illa, fondatore della società di software TXT e-solutions e di Sense - immaterial Realty. Un innovatore capace di percorrere strade nuove che si è mosso tra i primi nel portare la Realtà Immateriale dove poteva soddisfare nuove funzioni. A lui tre domande per capire cosa ci aspetta domani. 

ll boom delle esperienze virtuali cui ci ha messo di fronte l’isolamento del coronavirus ha reso ancora più attuali le sperimentazioni e le applicazioni di tecnologie che ci permettano di superare la fisicità per sostituirla con presenze immateriali altrettanto emozionanti di quelle vissute in prima persona, anche se attraverso una nuova dimensione. Tanto più vero e necessario quando il lavoro si svolge in smart-working e le scelte e gli acquisti non permettono di essere in loco, come accade con la moda, l’arte, il design. 

L’anno scorso, al Superdesign Show, l’evento del Superstudio per la Design Week, ho curato la mostra di sculture  immateriali ma reali di Flavio Lucchini, un'esperienza magica e spiazzante realizzata con l’azienda Sense -immaterial Reality di Alvise Braga Illa, fondatore di della società di software TXT e-solutions e di Sense - immaterial Realty. Un innovatore capace di percorrere strade nuove che si è mosso tra i primi nel portare la Realtà Immateriale dove poteva soddisfare nuove funzioni. A lui tre domande per capire cosa ci aspetta domani.

ll boom delle esperienze virtuali cui ci ha messo di fronte l’isolamento del coronavirus ha reso ancora più attuali le sperimentazioni e le applicazioni di tecnologie che ci permettano di superare la fisicità per sostituirla con presenze immateriali altrettanto emozionanti di quelle vissute in prima persona, anche se attraverso una nuova dimensione. Tanto più vero e necessario quando il lavoro si svolge in smart-working e le scelte e gli acquisti non permettono di essere in loco, come accade con la moda, l’arte, il design.  Una esperienza già fatta al Superstudio grazie alla collaborazione con Alvise Braga Illa che permetteva di visitare una mostra d’arte “che non c’era”  semplicemente con una App e uno smart-phone e  “vivere”, come fosse reale, l’oggetto desiderato. Una tecnologia capace di materializzare e sperimentare un arredo, un vestito, una scultura o qualsiasi altra cosa anche se gli “originali” sono distanti. Primo passo che ha già portato molto lontano, con l’accelerata che la situazione attuale ha reso obbligatoria.

Design, moda, arte, digitalizzazione e innovazione. In che modo per te questi elementi possono/devono dialogare tra di loro?
Un'opera è grande quando trasmette, assieme, tre sensazioni: la forza, la novità e la bellezza - nel senso moderno di emozione. Le prime innovazioni digitali sono servite per lo più a ridurre costi nella catena ideazione-produzione-vendita del design e della moda. Poi è arrivata la forza dirompente di internet, che ha permesso di scegliere e comprare a distanza: il negozio fisico ha smesso di essere l'unico luogo del desiderio di moda e design, e la carta stampata e la televisione non sono più gli unici messaggeri fra il brand desiderato e le opere di design e di moda. Ma nel contempo internet ha esteso la sfera di azione del singolo, chiamiamolo pure consumatore, parola piuttosto riduttiva. Ora, tutti noi vogliamo il meglio del mondo e lo vogliamo subito. Le distanze raggiungibili sono esplose ed i tempi sono invece collassati. È per questo che ora possiamo, e dunque vogliamo, essere diversi dal nostro amico, dal vicino o dall'altra squadra. E questo desiderio, che è sempre esistito, ora non ha più confini, con conseguenze profonde sulla creazione, nel design, nella moda e sui brand. Capsule collections, superfast fashion, mixmatch, forse anche vintage e tanti altri microtrend sono tutti figli del grande frullatore delle anime che è internet. I confini fra arte, design, moda, in tutte le loro forme e per tutti i gusti e le culture, continueranno ad attenuarsi fino a scomparire. Ci si può opporre a queste trasformazioni? Certamente no, il nuovo mare si deve navigare, con coraggio, ma anche con perizia e creatività.

I primi vent’anni del XXI secolo hanno visto una accelerazione nella commistione di questi elementi. Cosa altro cambierà nei prossimi vent’anni? Penso che finiranno le forme più estreme del 'produco in eccesso, vendo a 'price points' decrescenti, colloco il residuo su canali alternativi e distruggo l'invendibile'. Saremo costretti ad accettare, e in molti volentieri abbracceremo, un design, una moda, un'arte più sostenibili ed 'ecofriendly'. Penso che la rivoluzione digitale si compirà quando l'innovazione, pienamente compresa e abbracciata anche dai grandi creativi, artisti, designer e da imprenditori visionari, contribuirà a creare nuove opere di grande forza, novità e bellezza, e cioè nuovi capolavori. Vent'anni mi sembrano un tempo infinito. E tutto può succedere. Spero che la creatività diventi il lavoro di tanti, in un mondo che avrà soddisfatto i cosiddetti bisogni primari. E che allora, diventati sempre più belli fuori, diventiamo anche più belli dentro. E se la cultura del bello, forte e innovativo, diventasse un bisogno primario? Lasciatemi sognare.

Dove questi elementi dialogano già felicemente?
Siamo solo ai primi passi e la tecnologia corre troppo in fretta perché il suo rapporto con design e moda sia 'felice'. Oggi è un rapporto di sperimentazione e di tensione. D'altra parte, non c'è cambiamento che non comporti tensione. Vorrei segnalare i lavori che sono in corso per creare opere immateriali, che si possano affiancare a quelle materiali in tutto il ciclo della creazione, produzione, condivisione e vendita. La dematerializzazione porterà a quella che chiamo 'fotografia 3D', la quale, unita alla 'stampa 3D', ci porterà...chissà dove... È bello che i primi balbettii dell'immateriale nell'arte (ma l'arte non è tutta già immateriale? soccorso, sono confuso...) si siano timidamente manifestati proprio l’anno scorso durante la Design Week nella mostra 'Unreal but real', con Flavio Lucchini, grande mescolatore dell'arte della moda, e al Superstudio, dove l'effimero diventa realtà. Sono tutti 'lavori in corso', anche per far fronte alla nuova richiesta di dematerializzazione. Stay tuned for more to come. Navighiamo e vedremo.

"Unreal but real" by Flavio Lucchini
"Unreal but real" by Flavio Lucchini

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