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16/03/2021 | FOTOGRAFIA, PEOPLE

GIOVANNI GASTEL. INDIMENTICABILE GENIO GENTILE

Di: Gisella Borioli

Se ne è andato in un attimo per Covid Giovanni Gastel, uomo straordinario, fotografo, artista, poeta, scrittore di indiscussa grandezza. Nipote del regista Luchino Visconti, di famiglia nobile e ricca, pur di fare il fotografo ha fatto la gavetta come tanti, partendo da zero. Il caso ha voluto che l’inizio della sua carriera fosse proprio in Edimoda, la casa editrice di Donna e Mondo Uomo, le rivoluzionarie riviste di moda create da Flavio Lucchini e che negli anni '80 surclassarono persino Vogue Italia e L’Uomo Vogue, creati proprio da Lucchini. Io dirigevo Donna, e lo iniziai al magico mondo della moda.

Se ripenso alla mia vita intrecciata con quella di Giovanni Gastel, il primo ricordo che mi viene in mente è questo ragazzo sottile e introverso che, selezionato da Flavio che ne era l’art director, mi viene affibbiato per realizzare la copertina di Ferrè di Donna che doveva fare Toscani, ritiratosi per un improvviso colpo di testa...

Se ne è andato in un attimo per Covid Giovanni Gastel, uomo straordinario, fotografo, artista, poeta, scrittore di indiscussa grandezza. Nipote del regista Luchino Visconti, di famiglia nobile e ricca, pur di fare il fotografo ha fatto la gavetta come tanti, partendo da zero. Il caso ha voluto che l’inizio della sua carriera fosse proprio in Edimoda, la casa editrice di Donna e Mondo Uomo, le rivoluzionarie riviste di moda create da Flavio Lucchini e che negli anni 80 surclassarono persino Vogue Italia e L’Uomo Vogue, creati proprio da Lucchini. Io dirigevo Donna, e lo iniziai al magico mondo della moda.

Se ripenso alla mia vita intrecciata con quella di Giovanni Gastel, il primo ricordo che mi viene in mente è questo ragazzo sottile e introverso che, selezionato da Flavio che ne era l’art director, mi viene affibbiato per realizzare la copertina di Ferré di Donna che doveva fare Toscani, ritiratosi per un improvviso colpo di testa.
Giovanni, in sala d’attesa per conferire col Grande Capo di quella che era in quegli anni la rivista più ambita e più avanti dell’editoria femminile, era lì con il suo book di foto di still-life e riproduzioni di opere d’arte sotto il braccio. Niente foto di moda, nemmeno tentativi. Non c’entrava niente con noi, ma dopo poche parole fu subito captato da Flavio per lavorare per noi e per quella prima cover.
La affrontammo insieme di notte. Non gli riusciva, io non ero soddisfatta.  La modella lo intimidiva, era la prima volta con una modella al di là dell’obbiettivo. Gli “irrigidii” la ragazza facendole indossare l’uno sopra l’altro tre gilet di pelle uguali dai diversi colori, trasformandola in una specie di still-life. Ne nacque il primo dei suoi capolavori. Il simbolo della moda che stava diventando design.
Donna diventò la “sua” rivista, condividendo per anni con Fabrizio Ferri gli shooting più importanti. Per Mondo Uomo, altra testata di successo, inventò gli still-life intelligenti e ironici, facendo di ogni oggetto il soggetto di una immagine che faceva nello stesso tempo riflettere e sorridere.
Con noi incontrò Krizia e Trussardi, rifacendo l’immagine dei due brand. E in seguito, per dieci anni, i Fratelli Rossetti. Da lì lo chiamarono molti altri.
Ormai bravissimo con la sua gigantesca polaroid o le foto a lastre vecchio stampo che dominava perfettamente in studio, lo stimolai a provare l’esterno, a sperimentare nuovi punti di vista, a uscire dal suo ambito consolidato della donna dipinta dalla luce. Lui titubava. Ma dopo la forzatura di un viaggio in Africa tanti orizzonti gli sia aprirono davanti. La sua poesia era dentro di lui, non dipendeva dallo studio, dall’illuminazione, dal luogo.
Per il decimo anniversario di Donna, 1990, dopo anni di collaborazione esclusiva e intensa, grazie all’idea di Luciano Bernardini, ebbi l’occasione di dedicargli la prima importante mostra fotografica in esterno che Milano avesse mai fatto. 
1 km di grandi foto pubblicate negli anni su Donna in via della Spiga.
Un allestimento scenografico andata-e-ritorno realizzato dall’architetto Dante Benini, e le sue mitiche immagini. La via ne uscì trasformata, per parecchio tempo un vero palcoscenico della bellezza e dell’eleganza, e tra le vetrine delle griffe famose di allora le sue immagini. Tranne che accanto a Prada, che preferì non avere interferenze. Persino Carlo Verdone inserì in un suo film, in un cameo, le foto di Gastel per la strada, mentre scriveva su una di queste.
Nel 1997 collaboro con la coreografa Susanna Beltrami che fa del romanzo di Verga “La Lupa” un intenso spettacolo teatrale dove la drammaturgia si esprime col linguaggio della danza. Giovanni, ancora una volta generoso, realizza gratuitamente le intense immagini dei protagonisti per il libro-catalogo che l’accompagna.
Quando, nel 2004, mi hanno chiesto di portare a Londra, la grande mostra “Desir d'Italie”, diffusa su più piani di Harrods, per l’esposizione di Gastel ho colto lo spunto dalle centinaia di polaroid scattate e scartate e poi trasformate in “piastrelle” per il pavimento del suo bellissimo studio aperto in via Tortona, a pochi passi dal nostro Superstudio. Sfidando le convenzioni, ricostruiamo lo stesso effetto sul pavimento dello store londinese, sorprendendo la gente con il fatto che foto tanto magiche potessero stare anche sotto i piedi. (seconda parte)

IL RINGRAZIAMENTO PIÙ GRANDE
«Il più grande lo devo sicuramente a chi ha deciso che le mie foto erano belle e quindi due persone: Flavio Lucchini, straordinario art director che ha fatto tutta la Condé Nast, poi Donna, Moda… e sua moglie Gisella Borioli, direttrice di Donna... Loro hanno deciso che quello che facevo era bello e da quel momento è diventato bello. Come hanno fatto? Pubblicando 30-40 pagine di mie foto ogni numero». Giovanni Gastel

Copertina storica di Donna con gilet di pelle Gianfranco Ferrè, foto Giovanni Gastel.
La grande mostra “Desir d'Italie” di Giovanni Gastel ad Harrods Londra.
Giovanni Gastel e Krizia in una delle sue prime campagne realizzate per la stilista.
Flavio Lucchini e Giovanni Gastel insieme nell'atelier Lucchini.

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