IT | EN
20/07/2020 | EDITORIALE

DOPO LE NON-SFILATE DI LUGLIO RIMETTIAMO LA MODA AL CENTRO

Di: Gisella Borioli

Dopo la prima Digital Fashion Week appena conclusa, la sensazione è che il Covid abbia fatto un’altra vittima: il fashion system. E tutto quello che ne consegue. Riflessione a sangue freddo su una manifestazione riuscita a metà e su come far tornare la moda di moda.

Ho assistito con molto struggimento alla inesistente ultima Milan Fashion Week di giugno, traslata a luglio, trascorsa tra tentativi virtuali, richiami sul web, megaschermi nella città deserta, presentazioni digitalizzate, il “desaparecido” White, la fiera più brillante, con i suoi esperimenti di Street Market e i suoi appelli all’ecomoda e alla Fashion Revolution e le sue innovative proposte di moda uomo. Vuota la zona Tortona, sempre brulicante di sfilate, eventi, show-room bollenti, ristorantini pieni di creativi, per la desolazione di abitanti e frequentatori. E ovviamente il resto della città...

Dopo la prima Digital Fashion Week appena conclusa, la sensazione è che il Covid abbia fatto un’altra vittima: il fashion system. E tutto quello che ne consegue. Riflessione a sangue freddo su una manifestazione riuscita a metà e su come far tornare la moda di moda.

Ho assistito con molto struggimento alla inesistente ultima Milan Fashion Week di giugno, traslata a luglio, trascorsa tra tentativi virtuali, richiami sul web, megaschermi nella città deserta, presentazioni digitalizzate, il “desaparecido” White, la fiera più brillante, con i suoi esperimenti di Street Market e i suoi appelli all’ecomoda e alla Fashion Revolution e le sue innovative proposte di moda uomo. Vuota la zona Tortona, sempre brulicante di sfilate, eventi, show-room bollenti, ristorantini pieni di creativi, per la desolazione di abitanti e frequentatori. E ovviamente il resto della città
Sole voci fuori dal coro le due sfilate di Dolce&Gabbana nel giardino dell’Humanitas, ospedale e università di cui sostengono la ricerca, e Etro, nel giardino del’hotel Four Season, pochi ospiti ben distanziati per una doppia collezione, uomo e donna disegnate rispettivamente dai fratelli Kean e Veronica Etro. Due azioni temerarie, coraggiose, che non sono riuscite ad evitare il “De Profundis” che sembrava aleggiare in città, nonostante gli sforzi degli organizzatori per creare altri momenti interessanti. Non è bastato a consolarmi il fatto che i nostri studi fotografici Superstudio 13 vivessero una ripresa felice, con le campagne dei nostri brand top-top e un via vai di modelli personaggi e fashion-people forzatamente e difficoltosamente sottomessi alle regole dell’emergenza sanitaria temperatura-guanti-mascherine-disinfezione-sanificazione-distanza sociale-niente gruppi-monoporzioni-usa e getta e altre precauzioni obbligatorie, indispensabili o forse no.  
Il Covid sembra aver dato la mazzata finale a una agonia che già molti avevano ultimamente denunciato e posto un ulteriore interrogativo sulla Fashion Week del prossimo settembre, vitale per il mondo della moda, per l’economia, per l’immagine italiana nel pianeta.
Siamo tutti consapevoli che il digitale è ormai parte delle nostre vite, che ha dato una accellerata di tre anni in tre mesi. Ma che non è la soluzione finale. Abbiamo anche toccato con mano che niente può sostituire l’emozione di una sfilata live, la sensazione di un tessuto capito con il tatto, le opportunità che nascono dai contatti, la ricchezza di nuove conoscenze, il calore e il valore delle relazioni umane non filtrate da uno schermo ma vissute fianco a fianco, magari con un caffè in mano o con un pranzo di lavoro capace di far nascere, insieme al business, una amicizia.
Ora. Mettiamo il digitale accanto al “fisico”, usciamo da questa ubriacatura che ci ha tutti illusi che il mondo si potesse far girare anche stando sulla seggiolina di casa.
Ridateci il caos delle sfilate, le code per entrare, i taxi introvabili, i ristoranti pieni, le auto blu che bloccano il traffico, i telefonini che squillano quando non dovrebbero, i buyer affamati di bellezza, le modelle filiformi che girano smarrite con book più pesanti di loro, i fotografi  sovraccarichi e gli influencer stravaganti, le fiere che riempiono i vuoti dei negozi che le collezioni delle passerelle lasciano vacanti, le feste, gli eventi, i party esclusivi e quelli dove entrano tutti quelli armati di pazienza.
Ridateci la settimana della moda come è sempre stata ma con l’aggiunta che ora sappiamo come avere migliaia o milioni di spettatori, in Italia, in Cina, sul Kilimangiaro, invitandoli con un clic.
Se non reagiamo, spenti i computer le nuove collezioni appena viste si sommeranno alle infinite immagini che altri siti e altri social sforneranno a getto continuo, fino a confonderne il ricordo e forse cancellarne il desiderio.
Tanti fattori hanno contribuito a far morire la Moda. Reagiamo subito, adesso.
Invito gli operatori ad avere coraggio, a non giocare in difesa. Il rischio è di perdere, per sempre, la partita. Ridateci l’attesa e la sorpresa della Fashion Week, prima che qualche altro paese, magari lontano, ci sottragga il primato.

Dolce&Gabbana Fashion Show (Humanitas University Campus). 2020
Etro Fashion Show (Hotel Four Seasons). 2020
Etro Fashion Show (Hotel Four Seasons). 2020
Screen at Piazza Duomo, with live streaming of MILANO digital FASHION WEEK 2020

PROSSIMO ARTICOLO

NUOVO VIDEO: VERSACE FLASH COLLECTION, LIVE PREVIEW

ARCHITETTURA
ARTE
DESIGN
DISCOVERING
DUBAI
EDITORIA
EDITORIALE
EVENTI
FOTOGRAFIA
GREEN
INNOVAZIONE
LIBRI
LOCATION
MODA
MOSTRE
PEOPLE
TALKS
TENDENZE
VIDEO
MILANO FASHION WEEK
CINEMA
ARCHIVIO COMPLETO
ARTICOLI IN EVIDENZA